La morte del presidente cubano, Fidel Castro, ha scatenato, da parte dell’opinione pubblica occidentale, una prevedibile ondata di calunnie e minimizzazioni figlie di una assoluta ignoranza su tutto ciò che esula dalla vecchia Europa. In Italia, in quanto a bassezza culturale e disinformazione, si è distinto lo scrittore Roberto Saviano. Leggiamo: ‘’Morto Fidel Castro, dittatore. Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare’’.
Saviano è un esperto nell’addomesticare le cose, in salsa “liberal-imperialista”. Come scrittore ‘’anti-mafia’’ non ha fatto altro che imbellettare le centrali di comando capitalistiche le quali, riciclando denaro sporco, pompano spietate organizzazioni malavitose; la stessa cleptocrazia capitalista che Fidel Castro ha combattuto coerentemente per tutta la vita. Saviano: nemico degli spacciatori di Scampia ma zerbino dei bancarottieri della City di Londra. Una cosa stupisce di questo, normalissimo, giornalista: oggi coi gusanos, ieri con l’estrema destra sionista, Saviano è sempre dalla parte del potere.
Roberto Saviano: scrittore anti-mafia o Arlecchino dell’Imperialismo?
Subito dopo lo sproloquio filoimperialista di Saviano, Alessandro Mustillo, giovane dirigente del PC, osserva: ‘’Saviano ha usato gli stessi argomenti della mafia cubana che Fidel Castro cacciò dall’isola insieme ai lacchè di Battista, dopo la Rivoluzione e che oggi a Miami festeggia sperando di poter tornare a fare i suoi loschi affari a Cuba’’ 1. Mustillo ha centrato una parte importante del problema; Roberto Saviano, dietro alla lotta ai ladri di motorini, si rivela alleato di fatto delle oligarchie mafiose, in particolare i gusanos ( la mafia cubana ) e la mafia israeliana.
Una operazione mass-mediatica alquanto astuta: si propaganda la legalità per le strade di Scampia-Secondigliano contro i coltellini puntati alla gola, qualche rapina e l’immancabile spaccio (atti comunque gravi…), ma si legittimano i narcos che per conto di Alvaro Uribe assassinano i campesinos colombiani. Saviano ha abbracciato il presidente e criminale di guerra israeliano Shimon Peres, ignorando i legami di questo personaggio con Meyer Lansky, malavitoso israeliano coperto per anni da FBI e Mossad. Domanda: che senso ha fare la guerra agli spacciatori di Scampia ( gente che non riuscirebbe a restare in piedi davanti a un membro delle pandillas ) quando si va a braccetto con gli amici dei peggiori trafficanti d’eroina su scala planetaria? Il lasciapassare di Washington-Tel Aviv è sempre così importante? Roberto Saviano è soltanto uno scribacchino oppure, dietro di lui, si cela una Operazione psicologica/mediatica ben più insidiosa?
La mafia cubana ha operato contro il governo antimperialista dell’isola fin dai primi anni dopo la Rivoluzione. Già Robert Kennedy denunciò il tentativo del complesso militar-industriale Usa di utilizzare la propaganda gusanos imputando al Partito comunista cubano la responsabilità dell’assassinio del fratello. Una menzogna smentita dai fatti, dato che i Kennedy indicarono in Meyer Lansky, capo della malavita organizzata sionista e già allora amico di Peres, il possibile organizzatore dei drammatici fatti di Dallas. Domanda: perché non riaprire le indagini sull’assassinio di Robert Kennedy, dove la mano degli ‘’eroi’’ di Saviano è lunga e ‘’sporca di fango se non di sangue’’ ( cit. Sartre )
La mafia che Saviano non vuole vedere è mille volte più spietata degli spacciatori di quartiere di Scampia e Peres, elogiato da Saviano come ‘’uomo in trincea’’, sta a Meyer Lansky un po’ come Salvo Lima a Salvatore Riina. I fatti, per dirla con Lenin, hanno la testa dura e l’autore della truffa editoriale chiamata ‘’Gomorra’’ dovrebbe impararlo, prima o poi.
Il giornalista investigativo Said Alami ha spiegato come Mordechai Vanunu ‘’assicurò, in un intervista con Al Wasat, supplemento settimanale del quotidiano Al Hayat, pubblicato a Londra il 25 luglio del 2004, di avere indizi quasi certi che Israele è stato coinvolto nell’assassinio di Kennedy, con l’obiettivo di porre fine alla pressione che Kennedy faceva per ottenere che gli Stati Uniti ispezionassero periodicamente il sito nucleare di Dimona. Le sue dichiarazioni fecero il giro del mondo, essendo notizia da prima pagina e di ampio commento, tranne che negli Stati Uniti, dove continuò a regnare il silenzio mediatico sul ruolo di Israele nell’omicidio Kennedy’’ 2. La morte di Kennedy è avvolta nel mistero ma, dietro i loschi giochi della CIA, una cosa è certa: l’unico leader isolazionista ( e critico verso il sionismo ) che gli Usa abbiano mai avuto ebbe tre grandi nemici, Ben Gurion, Shimon Peres ed il mafioso Meyer Lansky. Domanda: sarà un caso? Non aspettatevi da un Arlecchino dell’Imperialismocome Saviano analisi serie su questi temi.
Roberto Saviano e le mafie israeliana e cubana
I documenti inchiodano i rapporti fra la mafia israeliana ed il governo di ultra-destra di Tel Aviv. Qualche mese fa scrivevo:
‘’I media si sono ben guardati dall’analizzare la documentazione di Wikileaks intitolata Israele: la terra promessa del crimine organizzato?, definita dal giornale israeliano Jewish Chronicle come ‘’una pubblicazione sconvolgente’’. Domanda: il giornalismo ‘’liberale’’ israeliano, in passato, ha preso criticamente in esame quest’aspetto endemico dell’economia neoliberista dello Stato ‘’per soli ebrei’’?’’
‘’ Si tratta di un giro malavitoso denominato Las Vegas connection in cui: “A lot of the Ecstasy we see in Las Vegas comes from Israeli dealers.” Le stesse autorità statunitensi – quasi sempre supine al volere del potente alleato sionista – hanno esternato la loro preoccupazione. A parlare, nel lontano 2009, è James Cunningham con un documento eloquentemente intitolato Israele, una terra promessa per la criminalità organizzata? (Julian Assange gli ha copiato il titolo) dove leggiamo che la criminalità organizzata in Israele: ‘’ha radici di lunga data in Israele, ma negli ultimi anni si è notevolmente potenziata’’ 2. La forza della mafia sionista si evince da queste parole di Cunningham: ‘’Molti criminali sono ‘in possesso di passaporti stranieri, possono circolare liberamente nei paesi europei, molti usufruiscono dell’esenzione del visto per gli Stati Uniti. I tentativi dell’ambasciata per impedire ai criminali di raggiungere gli Usa non sono sempre riusciti . Cinque o sei clan dominano in Israele : Abergil, Abutbul, Alperon, e Rosenstein . Arresti e omicidi hanno creato un vuoto di potere al vertice. Nuovi clan come Mulner, Shirazi, Cohen e Domrani si sono mossi rapidamente per colmare il divario. Ci sono anche clan rivali nel settore arabo. “L’ambasciatore americano ha ammesso che “non è del tutto chiaro in quale misura questi elementi siano penetrati nell’ establishment israeliano e hanno corrotto funzionari pubblici”’’. Un sistema capitalista come quello israeliano può facilmente trasformare la burocrazia statale in una immensa ‘’macchina del malaffare’’: la mafia israeliana – a poco, a poco – è diventata tutt’uno con gli apparati del Mossad, a loro volta ben incastonati nelle intelligence dei paesi europei. Forse è questo il motivo per cui le forze di polizia ‘’non catturano mai’’ i boss mafiosi israeliani? Israele è uno dei paesi con la classe politica più corrotta del mondo: vi ricordate dell’ex ministro Gonen Segev che tentò di contrabbandare migliaia di pillole di ecstasy in Israele? E che dire dell’elezione di Inbal Gavrieli, figlia di un boss, alla Knesset, nel 2003? Per l’ex ambasciatore: “Dato il volume di viaggi e gli scambi tra gli Stati Uniti e Israele, non è sorprendente che tali organizzazioni criminali si siano diffuse in America”. Un giro d’affari sporco di fango e di sangue, forse peggiore di quello made in Italy gestito un tempo da Totò Riina e associati. E’ il caso che gli apologeti dell’occidentalismo ne prendano atto, smettendola – una volta per tutte – di propinarci un indigesto legalitarismo di facciata. Perché Roberto Saviano, noto per le sue posizioni politiche russofobe, non scrive un articolo sui traffici di droga made in Tel Aviv? Domanda: quella di Saviano è malafede o semplice ignoranza ?’’ 3
Peres invitò Saviano ad andare a vivere in Israele solo per permettergli di imbellettare tutto questo schifo con la sua penna? Di certo, l’autore di ‘’Gomorra’’ è molto poco informato sulle mafie ed anche, scrivendo di America Latina, ne ha dato prova. Domanda: Saviano ha mai parlato dei narcos messicani? E dei tagliagole colombiani utilizzati dai governi capitalisti contro la guerriglia delle FARC? No, nulla di nulla. Saviano, volendo semplificare, è un Giornalista Ignorante, nel migliore dei casi, un Giornalista Venduto nel peggiore. Domanda: ignorante o venduto? Rispondano i lettori come meglio credono. Proseguiamo con la riflessione e poniamoci di nuovo la domanda: siamo in presenza di un’operazione psicologica ? Di un diversivo strategico?
Ed ecco che, fra i trafficanti ultra-criminali che l’uomo della City protegge, spuntano gli Zetas ( i narcos messicani ): ‘’Rogelio Sierra, vicepresidente della Confederacíon Patronal della Repubblica Messicana, ha detto che la mafia cubano-americana controlla il traffico di persone ed è legata agli Zetas, un gruppo di sicari locali’’ 4. Il Messico è un crocevia per il narcotraffico e la tratta di esseri umani 5 ma forse, secondo Saviano, da quelle parti, l’unica cosa in transito è il borotalco. O no?…
Fidel Castro è stato un grande protagonista delle lotta contro il colonialismo. Saviano, a differenza sua, può finire soltanto nella ‘’spazzatura della storia’’ mutuando le parole di un grande leader bolscevico. Una sola domanda adesso è importante: che cosa ha alimentato il ‘’fenomeno Saviano’’, questo atipico Arlecchino pro-Israele e pro-Gusanos? Una questione che di letterario ha ben poco.
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http://www.linterferenza.info/attpol/roberto-saviano-scrittore-anti-mafia-arlecchino-dellimperialismo/
molto semplicemente la mamma del "giornalista" saviano è ebrea.
RispondiEliminapunto.
Per me una persona può anche venire da Marte, può anche essere una aliena di un altro sistema solare. Quello che contano sono le opinioni politiche e Saviano è una creatura, dall'inizio alla fine, dei servizi di intelligence.
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