sabato 19 dicembre 2015

L’Arabia Saudita è una tigre di carta, di Stefano Zecchinelli

Tutti i reazionari sono tigri di carta. In apparenza essi sono terribili, ma in realtà non sono poi così potenti”. (Mao Tse Tung)

Nel silenzio dei mass media e purtroppo anche di gran parte dell’informazione alternativa, nello Yemen il movimento di liberazione nazionale Ansarola sta conducendo una vittoriosa offensiva contro l’imperialismo di Casa Saud. La guerriglia sciita ha dimostrato di avere notevoli capacità di combattimento ed è da poco entrata nella città di al Rabua. Come in Vietnam così ora nel mondo arabo i guerriglieri dei vari movimenti di liberazione riescono a tenere testa e spesso a mettere in scacco gli eserciti delle potenze imperialiste nonostante l’enorme sproporzione di forze sia dal punto di vista militare che tecnologico. La strategia utilizzata è la stessa già sperimentata appunto dal generale Giap e da Ho Chi Minh nella guerra del Vietnam, quella del ‘’mordi e fuggi’’, e si conferma essere ancora oggi la più efficace.
I missili yemeneti, fino ad ora, sono riusciti a danneggiare e a mettere fuori uso ben sei navi militari saudite, vale a dire circa un sesto della potenza navale della monarchia saudita (Fonte: Al Manar). Anche nelle operazioni di terra i ribelli Houthi hanno saputo farsi valere. Dopo essere entrati in territorio saudita, i guerriglieri hanno costretto, per la prima volta, Casa Saud a bombardare sul proprio territorio nazionale. Inoltre l’agenzia di stampa yemenita Khabar fa sapere che circa dodici installazioni militari saudite sono finite sotto il controllo delle forze di Ansarola.
Le perdite per la dittatura del “re demente” Salman sono enormi: circa 2000 soldati sembrerebbero essere rimasti uccisi e altre migliaia feriti dall’inizio dell’invasione. Lo stesso arsenale bellico saudita risente fortemente dell’offensiva sciita ( zaidisti ): distruzione di 450 veicoli da guerra e blindati e abbattimento di quattro elicotteri Apache, di un caccia F-15 più tre imbarcazioni affondate 1.
Decine di mercenari sono stati uccisi oppure si trovano nelle man dei Comitati popolari: si tratta di criminali affiliati ad Al Qaeda e Daesh – sapientemente armati dalle “democrazie” occidentali – e dediti alle loro scorribande per pochi danari. Ma il giro dei mercenari di Casa Saud, purtroppo, non si limita a questi terroristi wahabiti.
Le petromonarchie hanno creato un fronte antisciita ( anti-Iran ? ) internazionale: ben 800 paramilitari sono sopraggiunti dalla Colombia per combattere gli Houthi ( Fonte: TeleSur ), gruppi specializzati che a differenza degli zimbelli islamisti wahabiti sono ben pagati; un comandante colombiano in pensione spiega che questi mercenari hanno la certezza, qualora non dovessero far più ritorno a casa, che le loro famiglie avranno un futuro. 2
Non è la prima volta che ciò accade: nel 2013 soldati colombiani si erano uniti agli Emirati Arabi Uniti in supporto all’imperialismo statunitense. Le loro operazioni furono coordinate dal principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed, ma chi creò questo esercito privato fu il magnate Erik Prince. Un vero e proprio giro d’affari intorno a strutture eversive e paramilitari.
Manlio Dinucci ci spiega che “Ad Abu Dhabi Erick Prince ha stipulato, senza apparire di persona ma attraverso la joint-venture Reflex Responses, un primo contratto da 529 milioni di dollari (l’originale, datato 13 luglio 2010, è stato reso pubblico ora dal New York Times). Su questa base è iniziato in diversi paesi (Sudafrica, Colombia e altri) il reclutamento di mercenari per costituire un primo battaglione di 800 uomini. Vengono addestrati negli Emirati da specialisti statunitensi, britannici, francesi e tedeschi, provenienti da forze speciali e servizi segreti. Sono pagati 200-300mila dollari l’anno, le reclute ricevono 150 dollari al giorno. Una volta provata l’efficienza del battaglione in una «azione reale», Abu Dhabi finanzierà con miliardi di dollari la costituzione di una intera brigata di diverse migliaia di mercenari’ 3. Emirati Arabi ed Arabia Saudita si sono impegnati a finanziare delle vere e proprie Brigate Internazionali del crimine imperialistico. La loro rete – coperta il più delle volte dalla CIA e dal Mossad israeliano – si è dimostrata ampia e articolata, infatti non è un caso che dagli Emirati Arabi siano partiti i ‘’ribelli made in CIA’’ protagonisti della distruzione della Libia popolare del colonnello Gheddafi e del barbaro saccheggio applaudito da gran parte della (falsa) “sinistra” occidentale.
L’attivista antimperialista africano Kemi Seba ha rivelato che oltre 2500 soldati senegalesi combattono nello Yemen agli ordini di Casa Saud 4. La notizia è stata confermata da più fonti: molti paesi africani in cui il wahabismo ha attecchito ideologicamente hanno deciso di sostenere l’Arabia Saudita nella sua crociata reazionaria ed antisciita.
Come spiegare tutto ciò? Certamente un ruolo rilevante lo svolgono le elite corrotte di governo, da sempre referenti del colonialismo e dell’imperialismo occidentale, ma non si può non puntare il dito contro la miseria sociale (e spirituale) in cui i popoli sottoposti a regime coloniale o neocoloniale, ancora oggi, sono costretti a vivere. Le lusinghe delle petromonarchie – gli Emirati Arabi offrono anche il diritto di cittadinanza – rappresentano quindi un dolce “canto delle sirene” per tante persone che soffrono fame e miseria. Se l’imperialismo occidentale (USA e GB in testa) è all’origine della patologia, il wahabismo funge da antidolorifico, con effetti collaterali devastanti.
I successi sul campo degli Houthi dimostrano che – come spesso avviene nella storia – un esercito di mercenari sul medio e lungo periodo non può avere la meglio contro un popolo in armi. Mentre i Comitati popolari conquistano le basi militari di Casa Saud, i wahabiti colpiscono in modo indiscriminato la popolazione dello Yemen, dandosi a crudeli rappresaglie e bombardando a tappeto il territorio yemenita con aerei di provenienza israeliana. Di fronte ai propri crimini la famiglia reale reagisce con la censura: l’operatore satellitare Arabsat ha provato ad oscurare la televisione libanese Al Manar. Cosa realmente teme il monarca saudita?
La situazione economica interna per la monarchia non è delle migliori, la corrotta e sanguinaria famiglia reale deve far fronte a “un salasso immenso per le casse di Riyadh, e qui vengono i dolori: secondo il Fondo Monetario Internazionale, il livello dei prezzi, ormai stabilmente sotto i 50 dollari/barile, solo nel 2015 ha causato una perdita di 360 Mld agli esportatori del Golfo (primariamente Arabia Saudita e gli altri del Consiglio di Cooperazione); a seguito di ciò, e delle spese fuori controllo, il bilancio saudita chiuderà il 2015 con un deficit di oltre il 20% del Pil, pari a circa 140 Mld’ 5. Quanto dureranno, con queste politiche di guerra, le risorse dell’Arabia Saudita? Chi abbatterà questa monarchia assoluta e tirannica? I ribelli yemeniti o una rivolta popolare interna? Il re demente, per dirla tutta, sembra essere sicuro solo di una cosa: comunque vadano le cose potrà sempre contare sul sostegno del suo amico e alleato, il likudista Netanyahu. Del resto, i due hanno molti aspetti in comune, specie per quanto riguarda i crimini commessi.
http://hispantv.com/newsdetail/Arabia-Saudi/77809/2000-soldados-arabia-saudi-guerra-yemen
http://nena-news.it/il-curioso-caso-dei-mercenari-colombiani-in-yemen/
http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/1555-emirati-un-esercito-mercenario-per-sedare-le-rivolte-soprattutto-nel-golfo

http://it.awdnews.com/political/arabia-saudita-politica-suicida-e-crollo-inevitabile

http://www.linterferenza.info/esteri/2962/

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