L’intelligence Usa rivela: probabilmente è stata una bomba dell’ISIS ad abbattere l’aereo russo. Perché l’annuncio viene dalla “intelligence Usa”? Perché i servizi russi volevano tener riservata la notizia.
“Una fonte dello spionaggio russo ha appena confermato che il governo russo non renderà pubbliche le sue prime rilevazioni a proposito del precipitato A321 sul Sinai. Tuttavia, la loro intelligenze ha solidamente indicato l’Arabia Saudita come responsabile dell’attentato che ha ucciso 244 persone. Con la piena complicità dei servizi egiziani. La fonte ha detto: ‘Metà degli egiziani lavorano per Israele, l’altra metà per l’Arabia Saudita – L’Egitto non ha servizi di sicurezza, ha solo spie estere che stipendia”.
Così un clamoroso articolo di Veterans Today, a firma dei due direttori del sito, Gordon Duff e Jim W. Dean, con un loro collaboratore a Damasco, Nahed al Husaini. Gordon Duff è un ex ufficialie dei Marines , con esperienza personale in operazioni coperte, con molti e comprovati agganci nell’intelligence e solide amicizie nei servizi siriani, e probabilmente moscoviti. La frase che riporta, col suo tono di franca brutalità, ha un pretto stile putiniano.
Ma ancor più interessanti, e frutto di investigazioni sul posto, sono gli indizi in base ai quali si deve risalire ai sauditi – insieme ad altri servizi di intelligence molto sofisticati e per i quali la penisola del Sinai è il cortile di casa (fate voi il nome).
Un indizio essenziale è il video con cui l'”Isis” annuncava al mondo, quasi subito dopo il disastro, di aver abbattuto il volo russo con un missile.
La pretesa era assurda, non disponendo “l’ISIS” di mezzi per portare missili di quella portata nel Sinai. Il video però è autentico. Nel senso che ha ripreso effettivamente il momento in cui l’aereo esplode in volo.
Ciò significa che il video-operatore (un gruppo di individui, più probabilmente) si è recato sulla verticale del volo russo, in attesa del momento esatto dello scoppio.
Posto che come sembra lo scoppio è stato provocato da una bomba impiantata in una valigia all’aeroporto di Sharm el-Sheik, il team dei video-operatori sapeva in anticipo il tempo e il luogo in cui l’aereo sarebbe esploso. Quindi la bomba o è stata attivata a distanza penetrando uno dei sistemi di comunicazione aerea, oppure è stata pre-determinata ad esplodere quando l’apparecchio raggiungesse una certa altitudine o velocità. In ogni caso, “far esplodere la bomba proprio sulla testa della troupe video è indice di un’alta sofisticazione”.
Il video del cosiddetto ISIS vuol dar l’impressione di essere fatto con uno smartphone. Ovviamente nemmeno il più costoso smartphone può cogliere l’esplosione di un aereo in volo a 10 mila metri d’altitudine. Occorrono telecamere vere, e posizionate su cavalletto. E’ possibile che il team comprendesse anche colui che azionando i comandi radio ha fatto esplodere l’ordigno. Il che avrebbe facilitato la ripresa.
Veterans Today ha provato a localizzare il punto in cui può essersi posizionato il gruppo dei video-operatori. Partendo dal punto in cui si trovano i resti dell’aereo, procedendo per così dire all’indietro, sulla base dei dati radar basati su velocità, altitudine e algoritmi di decelerazione.
Arretrando rispetto al punto d’impatto, i ricercatori di Veterans Today sono arrivati “alla sola località raggiungibile a circa 24 miglia (dai resti dell’aereo) : uno uadi abbandonato che ha collegamenti diretti con la superstrada usata come rotta di infiltrazione in Giordania, rotte usate costantemente dai gruppi di operazioni speciali che lavorano coi terroristi del Sinai”. Servizi israeliani e sauditi.
Veterans Today s’è poi concentrato sul problema dell’esfiltrazione del gruppo, una volta commesso il crimine, prima che l’allarme portasse gli egiziani a chiudere le frontiere. Ci sono due posti di frontiera israeliani, due varchi nel chilometrico reticolato, ad Est.
Ma lo scarsissimo traffico su queste piste avrebbe reso forse identificabili i colpevoli. Senza escludere queste strade, i ricercatori privilegiano dunque la camionabile che porta ad Akaba, il porto giordano, piena di traffico pesante in cui è facile confondersi, attraverso un tratto di Mar Rosso – percorso da traghetti e chiatte su cui è facile imbarcarsi. Quanto ad Akaba, “ è la versione cittadina del Rick’s Café nel filmCasablanca” , straboccante di spie attivissime: Cia, sauditi, israeliani…
Un indizio che questa sia stata la via di fuga usata è la notizia, diffusa a tutta prima, che il pilota aveva riferito di difficoltà tecniche e chiesto un atterraggio al Cairo. Una notizia completamente inventata; il suo scopo, secondo Gordon Duff, è stato probabilmente di dare il tempo agli attentatori di filarsela senza destare sospetti. La fonte della disinformazione? AL Jazeera, la tv del Katar, il regime che finanzia pesantemente l’ISIS, ed usa la sua tv come facciata dei suoi servizi.
E’ abbastanza chiaro che i sauditi possono essere gli autori dell’odio – è nel loro stile – ma altrettanto chiaro che non possono averlo fatto senza che Israele almeno lo sapesse. Anche lo stile di Israele è di colpire innocenti senza alcuno scrupolo. Nella orribile storia dell’islamismo massacratore in Siria e Medio Oriente, sono di certo le due teste di serpente. La data dell’attentato indica che può essere stato fato per tentare di deragliare gli incontri di Vienna, un successo diplomatico di Putin. Anche gli Usa hanno ovviamente un interesse e qualche mano in pasta, visto il costante doppio gioco che adottano: per esempio continuano a fornire armi ad ISIS in Irak, come non si stanca di denunciare il governo irakeno anche in questi giorni:
E, come dice Teheran, gli Usa hanno bombardato un gruppo di capi dell’ISIS che giusto giusto si stavano staccando dal Califfo – un attacco condotto su ordine del califfo.
La rappresaglia dei russi, dice “l’intelligence Usa”, sarà “forte e militare”. Chissà come mai lo dicono gli Usa, e non Mosca. Vedremo comunque una rappresaglia. A Putin ricorderà la sua vecchia guerra ai ceceni, condotta senza esclusione di colpi: “Li staneremo e li strangoleremo nel cesso”, promise.
http://www.maurizioblondet.it/lesplosione-della321-sul-sinai-lo-zampino-saudita/
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