martedì 17 luglio 2012

Nuova luce su certi aspetti del Patto Molotov-Ribbentrop, di Giovanni Apostolou

Di seguito pubblico un pezzo importante delle ricerce di uno storico russo sul patto Molotov-Ribbentrop.
Credo che questo passaggio di questa ricerca su questa vicenda letale per l'umanità chiarirà molte cose non dette in Occidente.
L'autore è Andrej Konurov, analista russo della "Strategic Culture Foundation" :
"   (...) 
Uno dei principali elementi del mito antisovietico sulla seconda guerra mondiale, che assegna pari responsabilità sul suo inizio alla Germania e all’URSS, escludendo completamente da questa responsabilità Stati Uniti e Gran Bretagna, è il patto Molotov-Ribbentrop.
Secondo il mito, il fatto stesso della sottoscrizione di questo patto testimonierebbe della palese immoralità di Stalin e di tutta la dirigenza sovietica.
Come se due brutali tiranni avessero cospirato per dividersi l’Europa intera. 
Stalin diede mano libera a Hitler nell’aggredire la povera piccola Polonia.
E ciò, vergognosamente, dimostra ancora con più evidenza la purezza storica cristallina dell’America e dell’Inghilterra, che con coraggio e abnegazione combatterono la peste nazionalsocialista e che mai accettarono di negoziare con Hitler.
Per questo motivo, i piccoli Stati europei sono adesso loro riconoscenti fino alla tomba. 
Ogni sorta di ex presidenti della Lettonia, di ministri della Difesa polacchi, di primi ministri estoni, di parlamentari cechi è, senza alcuna riflessione, piena di gratitudine verso l’America, mentre ogni passo della Russia è percepito con ostilità e sottoposto a critica feroce.
Ma torniamo a Molotov e a Ribbentrop.
Non è affatto chiaro come sia possibile, in generale, sostenere come prova d’intenti aggressivi di un qualsiasi Stato la sottoscrizione da parte di questo di un patto di non aggressione con un altro Stato.
In questo documento, l’Unione Sovietica si era impegnata a non attaccare la Germania, a non prestare aiuto nell’organizzazione e nella realizzazione di un tale attacco e a non partecipare ad alcun tipo di azione diretta contro di essa. 
Cosa c’è di sbagliato se due paesi s’impegnano a non aggredirsi a vicenda?
O per consentire, oggi, agli americani, agli inglesi e ai loro chiassosi accoliti dell’Europa centro-orientale di non addossare all’Unione Sovietica la colpa di aver fomentato la seconda guerra mondiale, quest’ultima avrebbe dovuto attaccare la Germania?
Per il bene delle democrazie occidentali?
Per quale ragione?
Ci si chiede.  
Inoltre, la Polonia aveva firmato con Hitler un patto di non aggressione già cinque anni e mezzo prima dell’Unione Sovietica (gennaio 1934), l’Inghilterra ( nell’agosto 1938, e la Francia ) nel dicembre 1938.
Praticamente tutta l’Europa aveva sottoscritto con la Germania degli accordi di non aggressione.
La questione si pone, allora, perché all’Unione Sovietica non era consentito fare qualcosa che l’Inghilterra e la Polonia potevano, invece, fare?
Soltanto perché l’élite politica di questi paesi non aveva un ego smisurato?
Proseguiamo.
Per screditare l’idea stessa di un patto di non aggressione della Germania verso l’Unione Sovietica e viceversa, i diffamatori della Russia vanno dritto al protocollo segreto che, è possibile, non sia nemmeno esistito nella realtà.
Ma non intendo sostenere questa tesi, e passo subito al contenuto di questo protocollo ( così come è presentato dai sostenitori del mito antisovietico ) ammettendo che esso sia esistito.
Si dice che con questo protocollo Stalin e Hitler si siano divisi l’Europa intera.
Discutere delle ragioni di Hitler non rientra tra i miei compiti, ma, a questo proposito, di che cosa si deve incolpare Stalin? 
Stalin costrinse Hitler ad impegnarsi a non oltrepassare nel suo piano di espansione una certa linea rossa che lui, Stalin stesso, aveva tracciato.
In questo modo, egli salvò dall’aggressione nazista gli abitanti di Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina occidentale, Bielorussia occidentale, Bessarabia e Bucovina settentrionale.
Beh, che c’è di sbagliato, se Stalin si era preoccupato che queste terre non fossero calpestate dagli stivali del soldato tedesco?
Sarebbe davvero stato meglio se tale protocollo non fosse esistito, dando a Hitler piena libertà di azione? 
Poi, certo, tutti quei territori che Hitler s’impegnò a non toccare, entrarono a far parte dell’Unione Sovietica.
Ma ciò non testimonia in alcun modo dell’aggressività di Stalin.
La Bessarabia prima del 1918 apparteneva alla Russia e fu occupata dalla Romania dopo la prima guerra mondiale.
Aveva Stalin il diritto di restituire questo territorio all’Unione Sovietica?
Aveva tutto il diritto, e non si capisce con quale argomentazione qualcuno possa sostenere il contrario. 
La situazione della Bucovina settentrionale è più complicata: fino al 1940 non era stata inclusa nella composizione dell’URSS e non era entrata a far parte della Russia.
Nel rivendicare alla Romania la cessione di questo territorio, l’Unione Sovietica era stata guidata da due considerazioni.
In primo luogo, il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione del Nord Bucovina era ucraina e, in secondo luogo, la necessità di risarcire i danni arrecati all’Unione Sovietica e alla Bessarabia da 22 anni di occupazione rumena di questo territorio. 
La punizione territoriale dell’aggressore e occupante  è una pratica tradizionale nella politica mondiale.
La stessa Polonia, ad esempio, con la conferenza di Potsdam, a titolo di risarcimento per l’occupazione subita da parte della Germania nazista, aveva ottenuto massicci incrementi territoriali ( il suo confine occidentale era stato spostato sino al fiume Oder e, in aggiunta, le era stata data Danzica, proprio quella città, per la quale era iniziata la guerra).
E questo fatto non aveva, allora, offeso nessuno e tanto meno è oggi motivo d’indignazione.
Sull’aggressione compiuta dalla Romania nel 1918, nessuna conferenza internazionale era stata indetta e, pertanto, l’Unione Sovietica aveva dovuto affrontare questa faccenda da sola.
Per quanto riguarda Lettonia, Lituania e Estonia, la loro integrazione nell’Unione Sovietica era stata realizzata ricorrendo agli organi legislativi del potere di queste Repubbliche, formatisi a seguito di elezioni, dove i partiti solidali con l’Unione Sovietica avevano ottenuto la stragrande maggioranza dei voti.
La Lituania, unendosi con l’Unione Sovietica, aveva ampliato il suo territorio.
Le era stata assegnata la zona di Vil’nenskij, ed è per questo che attualmente la capitale della Lituania è la città di
Vil’nius ( risultato degli eventi del 1940).
Prima, Vil’nius faceva parte della Polonia, e la capitale della Lituania era Kaunas.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla vittoria dell’URSS, la Lituania aveva riottenuto il territorio di Memel’, che nel marzo del 1939, il Presidente Smeton, aveva, vergognosamente, senza combattere, ceduto alla Germania. 
Se si prende in considerazione l’Ucraina occidentale e la Bielorussia, ebbene, di nuovo, questi territori prima del 1920 appartenevano alla Russia e le erano stati tolti, a favore della Polonia, durante la guerra sovietico-polacca.
Quando, oggi, i polacchi sostengono che allora l’URSS li aveva colpiti alla schiena, mentre il loro paese stava combattendo una guerra cruenta sino all’ultimo sangue con la Germania, si dimenticano sempre che l’URSS non aveva portato via alla Polonia nemmeno un metro di terra in più rispetto a quella che le apparteneva di diritto. 
Dal punto di vista dei polacchi, bisognava dare stupidamente la colpa a Stalin della firma del patto.
Ma egli aveva cercato, nell’assolvere in modo assolutamente legale ai suoi impegni, di salvare ancora una volta la vita ai soldati sovietici.
E facendo ciò, non aveva certo tenuto conto della suscettibilità dell’animo polacco, non era certo lui il presidente della Polonia e non aveva, dunque, su di sé la responsabilità di questo paese.
La stessa Polonia, prima di questo fatto, aveva partecipato alla spartizione della Cecoslovacchia, ma non c’è mai stato da parte sua alcun pentimento o senso di rimorso.  
Naturalmente, in risposta all’impegno di Hitler a non toccare i territori in cui l’Unione Sovietica aveva delineato i suoi interessi, Stalin s’impegnava a non ostacolare i piani di riorganizzazione territoriale di Hitler nel resto d’Europa.
E perché mai Stalin avrebbe dovuto interferire con questi piani?
Doveva, forse, mettere il becco dappertutto?
Perché mai Stalin doveva levare le castagne dal fuoco a Inghilterra e America? 
L’essenza delle accuse contro l’Unione Sovietica, in realtà, si riduce al fatto che Stalin non si era rivelato così stupido, come si erano dimostrati altri governanti della Russia: aveva eliminato l’influenza di agenti britannici nel suo entourage e non aveva permesso di trasformare i soldati russi in carne da cannone della geopolitica anglo-americana, come accadde, invece, nel corso della prima guerra mondiale. 
Anche se si considerano le politiche dei diversi paesi dal punto di vista della sicurezza europea e internazionale, ebbene, chi più di Stalin lavorò per questa sicurezza?
Durante la Repubblica di Weimar, l’URSS aveva rapporti economici e militari molto stretti e positivi con la Germania.
Poi, Hitler giunse al potere.
E queste relazioni furono immediatamente interrotte.
Interrotte per motivi etici, poiché ( sia chiaro ) che da questa rottura il bilancio finanziario dell’Unione Sovietica subì perdite considerevoli.
Nel 1935 l’Unione Sovietica aveva concluso un trattato di mutua assistenza militare con la Francia e la Cecoslovacchia. Nel 1936, l’Unione Sovietica fu l’unico paese che recò un effettivo aiuto militare al governo repubblicano spagnolo, in cui ci fu una rivolta fascista sostenuta da Hitler e Mussolini.
In questo stesso periodo, America, Gran Bretagna e Francia erano, al contrario, impegnate a calmare gli animi degli aggressori.
Quando nel 1938 fu siglato l’Accordo di Monaco, l’Unione Sovietica offrì aiuto militare alla Cecoslovacchia.
È vero, sulla base dei trattati del  1935 l’URSS aveva il diritto di fornire questo aiuto soltanto nel caso in cui questo stesso aiuto fosse stato sostenuto anche dalla Francia, ma questo paese, come è noto, in quel periodo si trovava già dall’altra parte.
Tuttavia, l’URSS era ugualmente pronta ad aiutare i cechi, anche a dispetto di ciò.
Ma il presidente della Cecoslovacchia Edvard Beneš rifiutò l’aiuto sovietico.  
Quando la Cecoslovacchia fu occupata, il Commissario del popolo per gli Affari esteri Litvinov aveva presentato una proposta di convocazione di una conferenza internazionale per discutere le misure da adottare allo scopo di prevenire ulteriori aggressioni da parte di Hitler, ma Chamberlain giudicò l’idea prematura.
Perché prese questa posizione?
Nessuno allora lo condannò.
Inoltre, Litvinov aveva suggerito di sottoscrivere una convenzione militare di reciproco sostegno tra Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica, a cui avrebbe potuto aderire, se lo avesse voluto, anche la Polonia.
Ma la Gran Bretagna si rifiutò.
Dopo qualche tempo furono avviati dei negoziati fra i tre paesi (Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica).
Nella proposta avanzata dai sovietici si affermava che l’alleanza militare sarebbe dovuta entrare in vigore in tre casi:
1. Se un qualsiasi paese europeo (era sottinteso, in questo caso, la Germania ) avesse  attacco l’URSS, la Gran Bretagna o la Francia; 
2. Se la Germania avesse attaccato il Belgio, la Grecia, la Turchia, la Romania, la Polonia, la Lettonia, l’Estonia, oppure la Finlandia (a tutti questi paesi l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna e la Francia dovevano garantire protezione);
3. Se l’Unione Sovietica, la Gran Bretagna o la Francia si fossero trovate coinvolte in una guerra (sottinteso con la Germania), in seguito alla concessione del loro aiuto ad uno Stato europeo (sottinteso Polonia o Romania) che avesse fatto richiesta di aiuto per impedire la violazione della sua indipendenza.
Questa proposta fu velocemente scartata.
In primo luogo, le delegazioni militari di Gran Bretagna e Francia, giunte per colloqui a Mosca, erano rappresentate da personalità insignificanti, di secondo piano.
Quando ebbero inizio i negoziati, apparve già subito chiaro che le istanze sollevate dalle delegazioni francesi, ma soprattutto inglesi, non corrispondevano assolutamente alla portata delle questioni da discutere ed erano semplicemente una presa in giro rispetto alla gravità della situazione del momento.
Vorošilov pose agli inglesi e ai francesi una serie di questioni, a cui non furono in grado di rispondere, perché era stato loro proibito di rivelare informazioni segrete. 
In secondo luogo, quando il discorso si concentrò sul lasciar passare le truppe sovietiche in Polonia, il governo polacco, guidato dal veterano della guerra polacco-sovietica, Edward Rydz-Śmigły, rispose con un no categorico, e il ministro degli Esteri polacco Beck, rivolgendosi all’ambasciatore francese disse:
"Con i tedeschi rischiamo di perdere la nostra libertà, ma con la Russia  la nostra anima". 
In sostanza, si pretendeva che l’Unione Sovietica in caso di attacco della Germania alla Polonia avrebbe dovuto dichiarare guerra, senza però intraprendere nessuna iniziativa concreta contro le truppe tedesche prima che queste avessero raggiunto il confine sovietico (non esisteva allora una frontiera comune tra Germania e Unione Sovietica).
Infine, mentre le delegazioni militari dei tre paesi erano riunite a Mosca, contemporaneamente gli inglesi stavano conducendo delle trattative con i tedeschi a Londra.
La Gran Bretagna era pronta a riconoscere gli interessi specifici della Germania nell’Europa Orientale e Sud-Orientale,  e persino a condividere con questo paese lo sfruttamento delle sue colonie in Africa.
Certo, queste trattative si conclusero poi con un fallimento, poiché i tedeschi volevano di più; tuttavia, ciò che conta è che queste trattative furono intavolate .  
Allora, perché in queste circostanze l’Unione Sovietica avrebbe dovuto trascurare la proposta tedesca?
Perché Stalin avrebbe dovuto preoccuparsi degli interessi della Polonia e non di quelli del proprio paese, dato che i polacchi avevano recisamente rifiutato il suo aiuto?
Perché Stalin avrebbe dovuto dimostrare più degli altri europei un maggiore senso di altruismo per non essere accusato d’intenzioni aggressive?
Non appena i tedeschi invasero la Cecoslovacchia, nella stampa francese, inglese e americana fu immediatamente sollevata una rumorosa campagna di propaganda sulla debolezza delle truppe sovietiche, sullo stato di sfascio degli aerei sovietici e sulla disorganizzazione in URSS, in modo da spingere i tedeschi ancora più ad Oriente, convincendoli della facile preda.
A gara, i giornalisti occidentali facevano previsioni sul fatto che i tedeschi dopo aver preso l’Ucraina carpatica, avrebbero, prima della fine della primavera del 1939, invaso anche l’Ucraina sovietica. 
Sembra che questa rumorosa campagna "sospetta" avesse come obiettivo quello di sollevare l’ira dell’Unione Sovietica contro la Germania, di avvelenare l’atmosfera e provocare un conflitto con la Germania senza alcun reale motivo.
Ma poi, avendo perso la pazienza, in attesa di un’escursione tedesca nell’Ucraina sovietica che non si realizzava, questa stessa stampa aveva adottato una linea di non interferenza.
Aveva parlato della delusione nei confronti dei tedeschi, che invece di spostarsi più a Est contro l’Unione Sovietica, si erano rivolti ad Ovest e che avevano cominciato a rivendicare delle colonie.
Come disse Stalin:
"Si potrebbe pensare che ai tedeschi avessero dato dei territori della Cecoslovacchia come prezzo per l’obbligo di andare in guerra contro l’Unione Sovietica, ma i tedeschi si rifiutarono di pagare il conto, e cioè di inviare i loro soldati in un luogo lontano".
La data del 1° settembre 1939, come giorno d’inizio della seconda guerra mondiale, solleva, in generale, dei problemi.
Già nel 1935, l’Italia aveva invaso l’Abissinia e l’aveva occupata.
Nell’estate del 1935, la Germania e l’Italia avevano organizzato un intervento militare in Spagna.
Nel 1937 il Giappone aveva invaso la Cina settentrionale e centrale, impossessandosi di Pechino, Tianjin e Shanghai. All’inizio del 1938 la Germania aveva preso l’Austria, e in autunno ( la regione sudeta in Cecoslovacchia).
Alla fine del 1938, il Giappone aveva conquistato Canton, e all’inizio del 1939  l’isola di Hainan.
La Germania, nel marzo del 1939, aveva invaso la parte rimanente della Cecoslovacchia e il territorio di Memel in Lituania. Non è un po’ troppo tutto ciò per essere considerato un periodo pre-bellico? 
Sembra che l’attacco alla Polonia (che ebbe luogo il 1° settembre 1939 alle ore 04:45 del mattino) sia stato appositamente scelto per mettere in relazione la Seconda guerra mondiale con il patto Molotov-Ribbentrop. 
Inoltre.
Come evidenzia nelle sue memorie, l’Aiutante di Campo di Hitler per la Luftwaffe, von Beloff, la decisione di attaccare la Polonia, nel caso si fosse rifiutata di rispettare le rivendicazioni territoriali tedesche, era stata presa molto tempo prima che si manifestasse la stessa possibilità di avviare delle trattative con l’Unione Sovietica.
Dopo tutto, tra la firma del patto e l’inizio dell’invasione trascorsero in tutto sole nove giorni. Mobilitare la Wehrmacht in così poco tempo era semplicemente impossibile. 
Infine.
Inizialmente era stata pianificata per l’attacco alla Polonia la data del 26 agosto, ma poi questa data fu annullata, poiché gli inglesi avevano detto a Ribbentrop che la Polonia era pronta a fare delle concessioni.
Ancora il 31 agosto (tra le sei e le sette di sera), Ribbentrop aveva parlato con l’ambasciatore polacco a Berlino Lipsky, anche se le truppe erano già pronte per intervenire.
E se non fossero state stabilite delle zone di confine?  
E se Molotov non avesse sottoscritto il patto? 
Per concludere.
Il fallimento della firma del patto, non avrebbe salvato la Polonia, come qualcuno può pensare.
Anzi, sarebbero solo aumentate le acquisizioni territoriali di Hitler nel corso della campagna polacca, e l’entrata in guerra nel 1941 sarebbe avvenuta in condizioni ancora meno favorevoli   "

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