lunedì 9 aprile 2012

Schizofrenie scientifiche, di Marco Sacchi

 Siamo in un mondo che è ormai alla follia, la dottoressa Vivienne Nathanson, del British Medical Association nel 1996 lanciò un grido di allarme 1°,attualmente è possibile produrre armi biologiche che abbiano come bersaglio un gruppo umano geneticamente specificato. E suggerì che tali armi potevano essere usate non per uccidere, ma per indurre sterilità e deformazioni neonatali nel gruppo bersagliato: un metodo di genocidio che, disse, sarebbe difficile denunciare, perché potrebbe sembrare un “atto di Dio”. Nel 1999 l’associazione dei medici inglesi è tornata ad avvertire, con più urgenza  del rischio: “negli ultimi decenni i rapidi progressi della biologia molecolare hanno reso trasferibile da una specie all’altra e fra differenti organismi il materiale ereditario (DNA). Il Progetto Menoma Umano e il Progetto Diversità Genetica Umana cominciano a consentire l’identificazione del codice genetico umano, e le loro variazioni, in gruppi etnici diversi. Si esprime la preoccupazione crescente sull’uso potenziale della conoscenza genetica per lo sviluppo di una nuova generazione di armi biologiche e tossine. La ricerca legittima sugli agenti microbici, sia in relazione al loro utilizzo in agricoltura o per migliorare la risposta terapeutica alle malattie causate da quegli  agenti, è difficile da distinguere da ricerche che abbiano il maligno scopo di produrre armi più efficaci”.
  Negli anni ’80, il governo del Sudafricano (quello dell’ apartheid) finanziò un programma segreto di guerra biologica, chiamato Project Coast, dove cercò di mettere a punto un’arma genetica mirata alla popolazione nera. Una bomba negra, per uccidere o debilitare solo gli africani. Pare che studi accurati fossero fatti, in quella sede, sulla pigmentazione epidermica come bersaglio possibile.
   Con l’incoraggiamento degli U.S.A, in quel periodo si avviò una collaborazione nell’industria degli armamenti tra Sudafrica e Israele. Nel 1977, un’esplosione nucleare nell’alta atmosfera sopra il deserto della Namibia rilevò che il primo test atomico israeliano aveva avuto successo. Sui progetti biologici condotti in comune  si sa ovviamente molto meno. Bisogna ricordare che Israele non firmò la convenzione contro le armi biologiche del 1972, sottoscritta da 140 paesi. Un portavoce israeliano israeliano, interrogato da giornalisti esteri sulla bomba etnica, rispose: “abbiamo un inero cesto di sorprese strategiche che non esiteremo ad usare se lo Stato d’Israele sarà gravemente minacciato 2°.
   Il 15 novembre 1998 sul Sunday Times 3°, l’inserto domenicale del Times di Londra apparve dava notizia che gli israeliani stanno cercando di identificare geni esclusivamente specifici degli arabi. Lo scopo: “creare per manipolazione genetica dei microrganismi che aggrediscono solo gli individui portatori di quegli specifici geni”. (Se questo non è nazismo? Commento mio M.S.).
   Continuiamo con la catena degli orrori, il dottor Robert Hickson docente della US Air Force Academy 4° ci informa che sono in corso di integrazione tecniche e scienze diverse: la genetica collegata alle neuroscienze, la psico-neuro-immunologia con le nano tecnologie e la cibernetica. Parla di micro-incapsulamento di materiale tossici di un tipi totalmente nuovo. Parla di impianti di componenti elettroniche nel cervello dei combattenti per creare una interfaccia tra organismi biologici e computer da cui ricavare osservazioni del campo in tempo reale in una informatizzazione della guerra. Hickson dice che è ormai acquisito la nozione che le guerre future avranno “forme non militari” 5° si accetta l’idea che il bioterrorismo ne farà parte integrante. Si parla di impianti elettronici nel cervello dei propri soldati  per guidarli come robot 6°. Di armi per il controllo del comportamento umano che saranno pronte prima della metà del 21° secolo.
   Orma si parla esplicitamente di “armi che rendano a bersaglio specifici nodi o processi cerebrali. Armi tali che la vittima non saprà cosa l’ha colpita, anzi non capirà affatto di essere stata colpita. Semplicemente, perderà il desiderio di combattere e ci guarderà come amici” 7°.
  Si potrebbe continuare così, ma dobbiamo porci la domanda? L’unica risposta seria che in questo momento mi sento di dire, è che in questa fase che di crisi generale del capitalismo (crisi non economica ma anche politica e culturale) dove la contraddizione principale è quella popoli oppressi -imperialismo è c’è la ripresa del movimento comunista basata sul marxismo – leninismo maoismo e da una nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale caratterizzata dalle guerre popolari guidate da partiti comunisti maoisti. Il modo di produzione capitalistico non può che rilevarsi solo il suo volto barbaro. Il dilemma socialismo o barbarie è quanto mai attuale in quanto tutte le distruzioni e aberrazioni che abbiano descritto ce accompagno lo sviluppo delle forze produttive (e dell’attività scientifica), hanno la causa nella conservazione dei rapporti di produzione capitalisti. La borghesia imperialista pur di conservare il suo potere e impedire l’avanzamento politico, culturale ed economico delle masse popolari è disposto a distruggere tutto il pianeta (mi rendo conto che dicendo questo posso apparire un pazzo scatenato).
  Ma compagni non c’è da disperarsi, un esempio è l’esempio che ci viene dalla Guerra Popolare in Perù diretta dal Partito Comunista del Perù che dura dal 1980 e dove l’attuale fase è quella di equilibrio strategico è mantenuta nonostante la cattura del Presidente Gonzalo, la montatura delle false lettere di pace, la LOD, l’isolamento internazionale voluto. La guerra popolare del Perù (ma anche quella delle filippine) ha dimostrato il valore universale della guerra popolare di lunga durata se pensiamo ai paros armados in una megalopoli come Lima (ma anche Manila). Con questo esempio voglio dire che anche qui nelle metropoli imperialiste la forma che assumerà la rivoluzione proletaria sarà quella della Guerra popolare di lunga durata.


  







Note

1° Genetic Weapons Threat, nel Genetic Forum del World Medical Association, in The Splice of Life 4 febbraio 1997.
2° Roy R. Blake, genetic Bullets, Etnically Specific Bioweapons, su FreePress, 4 gennaio 2002.
3° Uzi Mahaimi e Marie Colvin, The Israelis are making a virus that would target arabs: Israel planning ethnic bomb as Saddam caves in, London 15 novembre 1998.
4° R. Hickson An inchoate and growing genetic – based revolution in military affairs, al sito ww.usafa.af.mil/jscope/JSCOPE00/Hickson00.htmlz#_edn5.
5° le forme non militari di conflitto (sabotaggio delle reti informatiche, manipolazioni finanziarie distruttive, diffusione di malattie dell’uomo e dei raccolti ecc.) sono ampiamente esaminate in un’opera capitale di due alti ufficiali dell’Armata Popolare Cinese subito tradotta da tutti gli Stati Maggiori occidentali.
6° “Stiamo evolvendo verso l’impianto tecnologico … La popolazione civile accetterà l’impianto di microscopici chips nel cervello di membri delle forze armate per la difesa dell’interesse nazionale”: così il colonnello William Osborne in Information Operations: a new war-fighting capability, in un Project Air Force 2025 (17 giugno 1996).
7° Ralph Peters, Fighiting for the Future: Will America Triumph?, Stackpole Books 1999 p. 207.

1 commento:

  1. L'articolo potrebbe anche valere, fosse per la mia opinione. So che lo state riportando, vista la fonte, ma ci sono due frivoli punti che mi hanno fatto storcere il naso: A) è formattato col culo, B) l'articolo stesso (che avete solo riportato) sembra una cattiva traduzione di qualche fonte in lingua straniera.

    Condividerò comunque.

    Saludos dae sa Sardinnya.

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