Madison Grant fu un agiato avvocato statunitense uscito dall’Università di Yale, con il pallino per la biologia. Con l'amico Theodore Roosevelt contribuì a fondare la New York Zoological Society e il suo libro The Passing of the Crear Race uscito nel 1916 è un classico dell’ideologia capitalistico razzista statunitense e mondiale.
Madison Grant era un discendente da parte materna di Jesse De Forest, il calvinista vallone, che nel 1623 reclutò il primo gruppo di coloni stabilitisi nella Nuova Olanda. Da parte di padre, il primo antenato americano di Madison Grant fu Richard Treat, decano della Pitminster Church in Inghilterra, che nel 1630 è stato uno dei primi coloni puritani del New England. Gli antenati di Grant attraverso la linea Treat includono Robert Treat un governatore coloniale del New Jersey, Robert Treat Paine uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza,
In questo libro Grant sosteneva che gli Stati Uniti in particolare i nordici di questo paese erano messi in pericolo geneticamente dagli immigrati bassi di statura, scuri di pelle ed economicamente poveri, che arrivavano in quantità enormi dall'Europa dell'Est e del Sud. Quindi l’unico modo per salvare gli Usa, era mettere in vigore delle leggi per sterilizzarli e limitarne l'accesso.
Madison Grant, da vero figlio dell’amoralità capitalistica e del giustificazionismo calvinista, propugnò l'eliminazione dei deboli o disadatti, "iniziando sempre con criminali, malati e folli, passando poi gradualmente ai... tipi razziali inferiori".
Madison Grant era sicuramente un precursore del nazismo, anche perché nel 1916 i seguaci di Hitler non erano ancora giunti al potere. Ma quel modo di pensare razzista e ascentifico verso la metà degli anni venti, fu alla base delle leggi federali per il blocco dell'immigrazione negli Stati Uniti e delle leggi statali per la sterilizzazione del 1927 e fonte d’ispirazione delle leggi nella Germania nazista
Proprio per capire meglio da dove trae origine il razzismo come ideologia e il ruolo avuto da Madison Grant e dai suoi seguaci nella sua diffusione, vi allego un interessante saggio di Alessandro D'Ovidio.
Buona lettura e saluti comunisti
Le radici Americane del razzismo nazista
Pemessa
Questo documento non vuole essere anti-americano. Con esso l'autore intende solo stabilire delle verità storiche, seppur scomode, a prescindere dalla razza, nazionalità e dal colore politico dei soggetti coinvolti. Thomas Jefferson asseriva che “l'onesta è il primo capitolo del libro della sapienza”. E' con tale spirito che si offre questo contributo alla riflessione dei lettori.
Il concetto di razza padrona
Hitler e i suoi seguaci vittimizzarono un intero continente e sterminarono milioni di persone nel conseguimento della cosiddetta “Razza Padrona”. Ma il concetto di una razza padrona nordica, bianca, dai biondi capelli e occhi azzurri non ebbe origine da Hitler. Tale idea nacque negli Stati Uniti e fu coltivata in California alcuni decenni prima dell'avvento al potere di Hitler. Gli eugenetici californiani rivestirono un ruolo importante, sebbene poco conosciuto, nella campagna del movimento eugenetico americano per la pulizia etnica. L'eugenetica fu una pseudoscienza razzista che intendeva sbarazzarsi di tutti gli esseri umani considerati “non idonei” e di preservare solo quelli che si conformavano allo stereotipo nordico.
Elementi di questa filosofia furono alla base di leggi nazionali, varate in ben 27 Stati, che introducevano la sterilizzazione forzata, la segregazione e restrizioni al matrimonio. La California divenne nel 1909 il terzo stato ad adottare simili leggi. Con il risultato che dottori eugenetici sterilizzarono coattivamente 60.000 americani, mentre ad altre migliaia fu vietato il matrimonio o fu imposto il soggiorno in “colonie”, oltre ad un numero imprecisato che fu vessato con modalità che solo ora stanno venendo alla luce. Quasi la metà delle sterilizzazioni coatte eseguite negli USA prima del II° conflitto mondiale avvennero in California, ed anche nel dopoguerra vi si registrarono un terzo di tutte queste “operazioni chirurgiche”. Come nacque l'eugenetica negli USA? Sir Francis Galton (1822–1911), un lontano cugino del famoso evoluzionista inglese Charles Darwin (1809-1882), teorizzò nel 1863 che se gente di talento si sposasse solo con altre persone di talento si avrebbe come risultato tangibile una migliore progenie. Sul finire del secolo le idee di Galton approdarono negli USA, contemporaneamente alla riscoperta dei principi dell'ereditarietà di Mendel.
I sostenitori americani dell'eugenetica credettero con un fervore quasi religioso che gli stessi concetti mendeliani che determinano il colore e la dimensione dei piselli, del grano e del bestiame governavano anche il carattere sociale ed intellettuale dell'uomo. Le razze superiori che il movimento eugenetico voleva conseguire non erano tuttavia popolate solo da elementi alti, forti e dotati. Gli eugenetici bramavano i tipi nordici, biondi e con gli occhi azzurri. Essi credevano infatti che solo tale gruppo era “idoneo” ad ereditare la Terra.
In seguito il movimento tese ad escludere negri emancipati, italiani, immigrati dall'Europa dell'Est, ispanici, asiatici, gli indiani, gli ebrei, i poveri, gli infermi, e chiunque fosse classificato al di fuori delle linee genetiche tracciate dagli etnologhi americani.
A proposito degli italiani, il più imponente linciaggio di massa della storia americana fu perpretato nel 1891 a New Orleans, contro undici di essi. Indicati come gli assassini del capo della polizia David Hennessey, gli italiani furono arbitrariamente arrestati e successivamente trucidati brutalmente da una teppaglia che assaltò il carcere. Dei testimoni asserirono che durante l'impresa le grida di giubilo “furono quasi assordanti”. Durante i disordini furono udite urla del tipo “Impicchiamo i dagos (corruzione di Diego)”. Un quotidiano riportò l'incidente con questa frase: “Il piccolo carcere era gremito di siciliani, che con le loro fronti basse e sfuggenti, la loro pelle scura, il loro aspetto ripugnante e trasandato testimoniano della loro natura brutale”. In seguito centinaia di italiani immigrati, molti dei quali estranei ad atti criminali, furono arrestati senza un motivo plausibile.
La California era considerata l'epicentro del movimento eugenetico americano. Durante la prima decade del XX° secolo fecero parte degli eugenetici californiani scienziati razzisti quali il Dott. Paul Popenoe, specialista militare in malattie veneree, Paul Gosney, magnate degli agrumi e benefattore, Charles M. Goethe, banchiere di Sacramento, fino a membri del “Consiglio di Stato per la Beneficienza e i Riformatori” e del “Consiglio dei Reggenti dell'Università di California”.
L'eugenetica sarebbe rimasta confinata tra le bizzarre chiacchere da salotto se non fosse stata intensamente finanziata da facoltosi imprenditori filantropi, e precisamente dalla Carnegie Institution, dalla Rockfeller Foundation e dal re delle ferrovie E. H. Harriman. Furono loro a sostenere i più stimati scienziati d'America, riveriti in università prestigiose quali quelle di Stanford, Yale, Harvard e Princeton, accademici che sposarono la teoria della razza simulando e interpretando i dati in funzione degli scopi razzisti dell'eugenetica. Fu David Starr Jordan, presidente della Stanford, a coniare la nozione di “razza e sangue” nella sua missiva razziale del 1902 Sangue di una Nazione, nella quale lo studioso universitario dichiarò che qualità e condizioni quali talento e povertà venivano trasmessi attraverso il sangue. Harriman finanziò enti di beneficienza locali, quali l'Agenzia delle Industrie e Immigrazione di New York, per individuare ebrei, italiani e altri immigrati presenti in New York ed altre città affollate allo scopo di deportarli, confinarli o sterilizzarli. Per inciso, l'impero di famiglia Harriman è parte integrante della potentissima organizzazione segreta “Skull and Bones” (teschio e tibie), che annovera membri quali il presidente G. W. Bush e controlla il Council on Foreign Relations, universalmente considerato il “governo ombra” degli USA.
La Rockefeller Foundation contribuì finanziariamente al programma eugenetico tedesco, compreso quello sul quale lavorò il famigerato Dott. Josef Mengele prima di andare ad Auschwitz. Come si intendeva attuare la pulizia etnica? Identificando i cosiddetti alberi famigliari “difettosi” e assoggettandoli ad una perenne segregazione e a programmi di sterilizzazione che avrebbero soppresso la loro discendenza. Il piano maestro era quello di liquidare le capacità riproduttive di coloro ritenuti deboli e inferiori - i cosiddetti “non idonei”. Gli eugenetici americani, che reinterpretarono le assunzioni di Galton in chiave repressiva e razzista, speravano così di neutralizzare il 10% della popolazione in un sol colpo, finché nessuno fosse rimasto tranne loro stessi. Il più comune metodo eugenetico suggerito in America fu quello della “camera letale”, o camere a gas pubbliche operate a livello locale. Nel 1918 il Dott. Popenoe fu il coautore di un manuale molto diffuso, Eugenetica Applicata, in cui si sosteneva: “Da un punto di vista storico il primo metodo che si presenta è quello dell'esecuzione... Il suo valore nel mantenere un elevato standard della razza non dovrebbe essere sottovalutato”. Eugenetica Applicata riservò anche un capitolo alla “Selezione Letale”, che assicurava la distruzione dell'individuo tramite condizioni ambientali sfavorevoli, quali il freddo eccessivo, le infezioni batteriche, ecc. Si giunse al punto di sterilizzare alcune donne di Sonoma (California) per via del loro clitoride troppo voluminoso! I fautori dell'eugenetica non ritenevano che la società americana fosse pronta ad implementare una soluzione letale pianificata, ma molti medici e istituzioni di salute mentale praticarono di propria iniziativa soluzioni letali improvvisate. Un istituto di Lincoln, nello stato dell'Illinois, nutrì i pazienti ricoverati con latte di mucche affette da tubercolosi, confidando nella presunta immunità degli individui eugeneticamente più forti. Il risultato fu che a Lincoln il tasso annuale di mortalità raggiunse il 30-40%. Alcuni dottori praticarono l'”eugenocidio” passivo sui neonati, mentre altri, operanti in strutture di igiene mentale, si astennero dal provvedere le cure necessarie.
Solo quando fu sufficientemente stabilita negli Stati Uniti l'eugenetica venne trapiantata in Germania dagli eugenetici americani, che non lesinarono sforzi nel pubblicare e far circolare tra i funzionari e gli scienziati tedeschi opuscoli che esaltavano le virtù della sterilizzazione. Lo stesso Hitler studiò le leggi dell'eugenetica americana. Tentò anche di legittimare il suo viscerale antisemitismo con concetti medico-scientifici, rivestendolo con la più gradevole parvenza pseudoscientifica dell'eugenetica. Hitler fu così in grado di vantare quell'approccio scientifico che gli permise di reclutare più sostenitori tra i tedeschi moderati. Mentre l'odio razziale scaturiva dalla sua mente, il profilo intellettuale che Hitler adottò nel 1924 fu preparato in America. Durante gli anni '20 scienziati eugenetici della Carnegie Institution coltivarono profonde relazioni personali e professionali con la loro controparte nazista della Germania. Nel Mein Kampf, pubblicato nel 1924, Hitler citava l'ideologia eugenetica americana, dimostrando una conoscenza approfondita della stessa. "C'è oggi uno stato", scrisse Hitler, “ove si possono scorgere i tenui inizi di una migliore concezione della cittadinanza. Non è, ovviamente, il nostro modello di Repubblica Tedesca, ma gli Stati Uniti”.
Il progetto di “igiene sociale” esposto nel Mein Kampf si era in effetti ispirato al modello dell'Immigration Restriction Act (1924), che precludeva l'ingresso negli USA a chiunque soffrisse di malattie ereditarie; lo stesso trattamento era riservato agli immigrati provenienti dall'Europa del Sud e dell'Est. Hitler mise orgogliosamente al corrente i suoi camerati di come seguì attentamente il progresso del movimento eugenetico americano. “Ho studiato con grande interesse”, disse a un seguace nazista, “le leggi di diversi stati americani riguardanti la prevenzione della riproduzione di persone la cui progenie sarebbe, con tutta probabilità, di nessun valore, se non nociva alla stirpe umana”.
Hitler giunse sino a scrivere al leader eugenetico Madison Grant una lettera ricolma di ammirazione per il suo libro Il Passaggio della Grande Razza, definito la propria “bibbia”.
Persino la Corte Suprema degli Stati Uniti ratificò alcuni aspetti dell'eugenetica. Il giudice Oliver Wendell Holmes scrisse nella infame decisione presa dalla Corte Suprema nel 1927: “E' meglio per tutto il mondo se la società potesse, invece di rimanere in attesa di punire i crimini di progenie degenerata, o lasciarla morire di inedia per la propria imbecillità, prevenire coloro che sono manifestamente inidonei a continuare la loro specie... Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti”. Quando in Germania, nel 1934, le sterilizzazioni superarono la quota di 5.000 al mese, il leader eugenetico californiano C. M. Goethe, appena rientrato da quel paese, si vantò con un importante collega in questi termini: “Sarai interessato a sapere che il tuo lavoro ha giocato un ruolo importante nel modellare le opinioni del gruppo di intellettuali che sta dietro Hitler in questo programma epico. Ho percepito ovunque che le loro opinioni sono state notevolmente stimolate dal pensiero americano... Voglio, caro amico, che tu portassi con te questo pensiero per il resto della tua vita: Hai concretamente spinto all'azione un grande governo di 60 milioni di abitanti”. Quello stesso anno, a distanza di dieci dall'emanazione in Virginia dello Sterilization Act, Joseph DeJarnette, sovrintendente del Virginia's Western State Hospital, osservò sul Richmond Times-Dispatch che “I tedeschi ci stanno battendo al nostro gioco”. Non si sbagliava affatto!
Villanova s/Arda (PC), 19 dicembre 2007
Alessandro D'Ovidio
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