mercoledì 28 marzo 2012

Intervista ad un compagno del Partito Comunista (Maoista) dell'Afghanistan

Questa intervista ad un compagno in visita del Partito Comunista (Maoista) dell’Afghanistan originariamente è apparsa in un recente numero di The Partisan, ma leggermente modificata per renderla più accessibile e per ragioni connesse al layout. Il compagno ha richiesto che la versione originale venisse pubblicata qui.


Puoi fornire una ricostruzione storica di base e una illustrazione del Partito Comunista (Maoista) dell’Afghanistan?

Il Partito è stato costituito nel 2004 come risultato dell’unificazione di una serie di gruppi rivoluzionari. Quando gli imperialisti hanno invaso l’Afghanistan nel 2001, le forze maoiste hanno compreso che, per preparare una forte resistenza comunista, occorresse lavorare insieme.


Come opera la vostra organizzazione, in rapporto all’attuale situazione dell’Afghanistan?

La concezione del nostro partito è che attualmente stiamo vivendo un’occupazione imperialista in un paese semifeudale. C’è una guerra di resistenza contro questa occupazione, ma la guerra principalmente è guidata dagli islamisti. Il nostro partito, il Partito Comunista (Maoista) dell’Afghanistan, finora nella lotta armata non è stato attivo nella stessa misura dei Talebani e delle altre componenti islamiste, ma siamo stati fortemente presenti in altre forme nella resistenza all’occupazione imperialista. Siamo stati in grado di diffondere propaganda ideologica; in alcuni luoghi abbiamo organizzato studenti, donne e organizzazioni di lavoratori contro la presenza dell’occupazione.


Quindi, cosa è l’occupazione per la persona comune che abita in Afghanistan, perché è un problema?

Bene, innanzitutto occupazione vuol dire guerra e questa è una guerra reazionaria contro la popolazione del paese. Un’occupazione è necessariamente oppressiva: per essere un’occupazione deve opprimere il popolo che viene occupato, questa è la sua caratteristica di base. Il regime fantoccio che gli imperialisti hanno installato è composto dalla borghesia compradora, dunque è un regime molto oppressivo. La prosecuzione di questa occupazione significa intensificazione della guerra, che vuol dire intensificazione dell’oppressione. Come risultato di questa situazione, molti contadini in tutto il paese sono stati costretti a fuggire dalle loro case e villaggi, perché l’occupazione ha scaraventato le loro vite nella miseria.
Inoltre non dobbiamo dimenticare il costo ambientale di questa guerra di occupazione. Mentre la guerra continua, le armi che gli imperialisti stanno usando contro il popolo avvelenano acqua e suolo del paese. Già ci sono stati molti rapporti che dichiarano che, come conseguenza della distruzione ambientale portata dalla guerra, i bambini nascono con deformazioni, l’incidenza del cancro e la mortalità infantile sono aumentati. Dunque la guerra, distruggendo il suo ambiente, sta distruggendo tutta la vita della gente.
Ma è vero che, come conseguenza dell’occupazione, una parte molto piccola della popolazione ottiene profumati benefici. Quelli che, in modi diversi, sono al servizio dell’occupazione – come membri del governo fantoccio o delle ONG – hanno una vita decente, ma le masse popolari stanno soffrendo immensamente.


Una delle giustificazioni per l’invasione e l’occupazione dell’Afghanistan era che la guerra avrebbe dovuto liberare le donne dall’oppressione dei Talebani. Quale è la condizione delle donne nell’Afghanistan occupato? Sono state davvero liberate?

Giusto: quando questa guerra è iniziata, una delle sue motivazioni era la cosiddetta “liberazione” delle donne dal patriarcato del regime dei Talebani; questa spiegazione è stata opportunisticamente utilizzata per difendere l’occupazione imperialista in corso. Se consideriamo ciò che è effettivamente avvenuto in realtà, non c’è dubbio che una parte molto piccola delle donne afgane ha ottenuto benefici da questa occupazione e ci sono stati cambiamenti di facciata nella struttura di alcuni aspetti della società: donne sono presenti in parlamento e nella cosiddetta società civile, c’è un Ministro per la Questione Femminile, cose che non esistevano sotto il regime dei Talebani. Ma questi cambiamenti esistono solo per una ristrettissima minoranza delle donne afgane che vivono nelle città. La maggior parte della popolazione, più dell’80%, abita nelle campagne e le loro vite non sono cambiate in nulla a seguito dell’occupazione: di fatto sono ulteriormente peggiorate. Il costo della guerra in tutto il paese, nel complesso, influisce negativamente sulla vita della maggioranza delle donne. E la maggior parte delle donne della classe operaia nelle città è pure colpita negativamente dall’occupazione. E anche se una piccolissima minoranza di donne sta beneficiando dell’occupazione, dobbiamo ricordare che il regime instaurato dagli Stati Uniti e dai loro alleati, cioè la Repubblica Islamica dell’Afghanistan, è pur sempre un regime teocratico islamista. Come i Talebani, questo regime sostiene una moralità sociale patriarcale: nonostante la sua costituzione proclami in superficie l’uguaglianza legale fra donne e uomini, la verità è che l’Afghanistan resta una società patriarcale e l’oppressione delle donne continua. Complessivamente riteniamo che nei passati 10 anni non c’è stato alcun reale cambiamento fondamentale nella vita delle donne.


Attualmente si parla di un “piano di uscita” americano dall’Afghanistan. L’amministrazione Obama parla di disimpegno entro il 2014 e di consentire all’Afghanistan di auto governarsi. Qual è il punto di vista del partito su questo, e quale ruolo intende giocare dopo il 2014?

Il piano di lungo periodo degli americani è stato quello di avere una presenza militare in questa regione e questo, più di ogni altra cosa, mostra quanto essi siano stati disonesti fin dall’inizio sui tre obiettivi dichiarati della guerra e dell’occupazione. Uno dei loro supposti obiettivi era, naturalmente, sconfiggere quello che essi chiamavano “terrorismo musulmano”, un altro era la promozione della democrazia, e (cosa di cui già abbiamo discusso) l’ultimo scopo dichiarato era la promozione dei diritti delle donne. In realtà non hanno avuto successo su nessuno di questi fronti. Come conseguenza della presenza americana nella regione, i Talebani non solo non sono stati indeboliti, ma sono divenuti una forza più potente in Afghanistan e nei paesi limitrofi. Né Al Qaeda è stata indebolita: continua a prosperare. Ma quello che gli americani fin dall’inizio volevano era una presenza militare in Afghanistan come componente del loro controllo militare del pianeta. Dopo il 2014, il loro piano non è quello di occupare pienamente l’Afghanistan, ma di spostare le loro truppe dal terreno alle basi militari per sostenere da lì il loro regime fantoccio. Quindi il carattere della guerra sarà mutato nel senso che diverrà una guerra più “afghanizzata”: i sostenitori e le forze armate del regime fantoccio assumeranno un ruolo attivo nel far rispettare gli interessi degli Stati Uniti sotto la supervisione delle autorità militari americane e degli esperti di gestione degli affari dalle loro basi. Secondo noi questo non cambierà il carattere fondamentale dell’occupazione. La contraddizione principale dell’Afghanistan resterà quella fra occupazione imperialista e popolazione oppressa. La sola differenza è che il regime fantoccio diventerà il rappresentante primario dell’occupazione imperialista. Inoltre il nostro partito ha discusso in merito all’avvio di una guerra rivoluzionaria popolare di resistenza entro il 2014, perché crediamo che la liberazione del popolo dell’Afghanistan può iniziare soltanto con una lotta armata di liberazione nazionale e una Nuova Rivoluzione Democratica.


Fonte: http://moufawad-paul.blogspot.com/2012/03/interview-with-comrade-from-communist.html
Traduzione di Maria Grazia Ardizzone

http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1983%3Aintervista-ad-un-compagno-del-partito-comunista-maoista-dellafghanistan&catid=7%3Aafghanistan-cat&Itemid=94

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