venerdì 18 novembre 2011

Le minoranze etniche in Grecia e il ruolo dell'Urss, di Giovanni Apostolou e Ekaterina Dendrinou


Ringrazio il compagno Giovanni Apostolou per avermi segnalato questo articolo interessante, riguardante la questione delle minoranze etniche in Grecia e il ruolo dell’Unione Sovietica. Buona lettura. Il redattore del blog

Pubblico in questa nota un breve articolo di base destinato ai quadri di base della KNE (l’organizzazione giovanile del KKE) scritta dalla responsabile nazionale Ekaterina Dendrinou della cultura della KNE (nel 2006)  sulla questione dei complessi fatti delle comunità greche in URSS negli anni ’30 (negli anni delle “purghe staliniane” ). Prima di pubblicarla vorrei soffermami un attimo su ciò.

Giovanni Apostolou















1. Illios Yannakis (storico dei paesi dell’Est e uscito dal KKE dopo i fatti di Praga nel 1968, e ora dichiaratamente anticomunista ) nel 2 Libro nero del comunismo (1) ha scritto:

“(...)
 Per tutta la durata della guerra civile che, dal 1918 al 1921, infiamma la Russia meridionale, le popolazioni
greche sono esposte alle violenze provocate dai bolscevichi nel loro scontro con l'armata bianca.
Il 10 Marzo 1919, a Cherson, diversi greci vengono massacrati da alcune unità dell'armata rossa, con il pretesto di avere collaborato con le forze alleate.
Dopo che queste ultime lasciano Odessa, alcune migliaia di loro fuggono dal paese per rifugiarsi in Grecia o in Romania, temendo di dovere subire nuovi massacri da parte dell'armata rossa.
 (...)
Con il pretesto di una presunta origine "borghese", 7000-8000 greci vengono privati degli aiuti alimentari, mentre gli orfani dei genitori morti a causa della carestia sono ridotti alla condizione di BESPRIZORNYE, i bambini vagabondi che si raggruppano in bande ribelli.
(...)
Le condanne a morte provocarono l'esodo di circa la metà della popolazione greca della Russia che, da quel momento, secondo il censimento del 1926, non conta più di 213.765 individui.
(...)
Fra i greci si hanno numerose vittime, fra cui centinaia di bambini.
Per sfuggire alla deportazione e alla carestia, intere famiglie si rifugiano nelle comunità greche del Caucaso, dove la repressione è ancora debole.
Il caso di 36 famiglie greche della città costiera di Adler, nella Russia meridionale, illustra alcuni metodi repressivi adottati dalle autorità politiche e poliziesche sovietiche.
Convocati dal comitato esecutivo del distretto di Soci, i greci si vedono confiscare i certificati di cittadinanza.
Nuovamente convocati davanti al comitato esecutivo quattro mesi dopo, vengono immediatamente arrestati
dagli organi della polizia segreta sovietica (GPU) con l'accusa di
"attività controrivoluzionarie".
Sottoposti ad atroci torture, rinchiusi in celle umide e isolate, confessano la pretesa attività controrivoluzionaria, diretta dall'ambasciata greca a Mosca.
Alcuni vengono condannati a pesanti pene che comportano il lavoro forzato, altri sono deportati in luoghi inospitali dell'Asia centrale.
Centinaia di arresti sono registrati in quell'epoca dall'ambasciata greca, che in alcuni casi riesce a ottenere la
liberazione delle vittime (1).
(…)

 In Ucraina, in Russia meridionale, in Abchasia, in Georgia, in Kuban', l'NKVD ordina massicce operazioni di
arresto: il 30 Ottobre  e il 17 Dicembre 1937, l'8 Febbraio e il 29 Ottobre 1938 e il 26 Febbraio 1939, parecchie migliaia di greci vengono arrestati.
Nella sola regione di Doneck (Donbass), nel 1937-1938 ne vengono arrestati 3628: 3470 saranno
giustiziati e 158 condannati a pene che vanno dai 5 ai 10 anni di lavori forzati nei campi di concentramento.
Alcune migliaia di famiglie greche del Kuban' vengono deportate  in Asia centrale e in Siberia (2).

L'intellighenzia greca è quasi totalmente sterminata: giornalisti, universitari, insegnanti
elementari e medi, studenti, artisti, scrittori, ecclesiastici vengono fucilati e deportati (3).

(...)
 Secondo le fonti sovietiche, per esempio, il 70 per cento dei maschi adulti della popolazione della regione di Soci è stato arrestato e in gran parte fucilato, mentre secondo stime fatte da diverse altre fonti, il numero delle vittime ammonterebbe a cinquantamila.
(...)
Le prime a essere prese di mira sono le  minoranze nazionali, in particolare queklle della Russia meridionale
e del Caucaso.
Sin dal 194, i cittadini greci residenti nella regione di Kerc', in Crimea, vengono infatti deportati ad Alma-Ata, nel Kazakistan, mentre nel 1942 viene deportata in Kazachistan e a Krasnojarsk, in Siberia, una parte
della popolazione greca della Russia meridionale.
(...)
Nel 1944, 16.375 greci vengono deportati dalla Georgia, dall'Armenia e dall'Azerbaigian e mandati
> quasi tutti al confino nel Sud del Kazachistan ( 4).
Solo una minoranza viene esiliata in provincia di Vladivostok.
Altri sono invece inviati  nei campi del Gulag di Magadan e della regione di Komi, dove raggiungono i pochi superstiti degli arresti del 1937.
(...)
Secondo le fonti del KGB, 14.760 greci vengono deportati dalla Crimea in Uzbechistan e Siberia, in
condizioni disumane (5) .
Nel Giugno e nel Luglio 1949, sono invece i greci della Georgia e della regione di Krasnodar a essere deportati in Uzbechistan e in Kazachistan: 4000 persone della provincia di Batumi e 12.000 della
provincia di Suchumi vengono trasferiti in Asia centrale; circa 30.000 greci del
Caucaso,  di nazionalità ellenica e sovietica, sono deportati nelle regioni aride del Sud del Kazachistan, mentre 124 greci di Odessa seguono lo stesso percorso
di esilio (RAPPORTO DELL'AMBASCIATA DELLA GRAN BRETAGNA A MOSCA).
(...)
Ci furono 50.000 deportazioni nelle lontane regioni dell'Asia Centrale dall'Abchasia e 20.000 dall'Agiaristan.
(...)
Anche il KKE ha avuto una notevole quantità di vittime.
(...)
 Nell'Aprile 1931, otto militanti di spicco evadono dal carcere di Syggrou: fra loro vi sono due dirigenti del KKE e due ex membri del  Politburo, Andronikos Haitas e Kostas Eftichiadis (il cui vero nome è Karachazov) un greco-russo del Caucaso mandato in Grecia da Mosca negli anni Venti.

 In Russia, Haitas ottiene l'incarico di tenere dei  corsi sul movimento operaio agli studenti greci dell'Università comunista delle minoranze nazionali d'Occidente.
Arrestato nel 1935 o nel 1936 (la data esatta dell'arresto non è  nota, al pari delle circostanze della morte), viene giustiziato come "nemico del popolo".
Più o meno nello stesso periodo sono arrestati e giustiziati altri due evasi da Syggrou, Kostas Eftichiadis e Markos Markovitsis.
Il soldato Grigoriadis, inviato come maestro in una scuola greca, viene a sua volta arrestato nel 1937; liberato dopo alcuni anni di prigione, ma impossibilitato a ritornare in Grecia, resterà in URSS sino alla fine dei suoi giorni (6).
Altri tre, Despotoupolos, Chalkoyannis e Tsausidis, arrestati a Suchumi, scompaiono per sempre nelle cantine della GPU.
 Nello stesso periodo viene giustiziato anche l'ex segretario generale della Gioventù
 Comunista Greca (KNE), Georgios Kolozov, il quale, poco prima, era
riuscito a fare recapitare clandestinamente alla moglie Domna una lettera riguardo  all'URSS, affermando che avrebbe preferito essere condannato e
imprigionato in Grecia piuttosto che vivere miseramente a Novorossijk (7) .
Aleksis Piliotis, membro del Comitato Centrale del KKE, sarà a sua volta giustiziato come "nemico del popolo", mentre un altro evaso dalla Grecia,  Klidonadis Apostoriodis, ex membro del KUTV, rifugiatosi in URSS, viene arrestato nel 1937, per morire in carce alcuni anni dopo.
Yanis Tsagarakis, quadro della KNE, Yanis Yannakoutsos, redattore del "Rizospastis", l'organo centrale del KKE, Georgios Douvas, segretario della KNE, Flarakos, Koroulis, Sakerellos, Bezendakos scompaiono in URSS, mentre il maestro elementare I.  Iordanis sarà giustiziato nel 1938 (8) .

Altri comunisti di ritorno dalla guerra civile spagnola vengono arrestati e giustiziati (9).
Secondo gli archivi della Sicurezza dell'Ucraina, dei 77 greci giustiziati nel  1937-1938 nella regione di Doneck, 11 erano membri del KKE (10) .

Tra costoro vi era anche un comunista cipriota.
Secondo le confessioni di V. Baradziotas, in URSS sono stati eliminati più di 300 comunisti greci  (11).

 Di tale situazione in KKE è stato complice per decenni, mantenendo il silenzio
sulle  esecuzioni dei propri militanti da parte dei sovietici.
(…) “















2. Yannakakis è uno “storico” visceralmente anticomunista che eleva l’anticomunismo a criterio di ricerca storica (come ha affermato in un convegno ad Atene nel 1997)
In questo passaggio Yanakkakis è estremamente disonesto.
Non cita alcuna prova.
Citare “libri” o memorialistica non è una prova.
Cosa sono i libri che Yannakakis cita?
Sono studi di fonti primarie?
La risposta è: no, non lo fanno.
Uno dei libri citati è stato pubblicato nel 1990 (e ripubblicato nel 1997). 
Quello potrebbe, in teoria, citare alcune fonti primarie. 

Quindi, bisogna vederli nel dettaglio.
Ma la mia ipotesi è che non è così. 

Ci sono state pochissime fonti primarie disponibili nei primi anni '90, quando i saggi contenuti in un libro del 1997 avrebbe contenuto.
E niente di qualsiasi valore di fonti primarie era disponibile sulla Ezhovshchina del 1937-38. 

Che è stato disponibile solo negli ultimi 7-8 anni (e non molto, ma qualcosa).
Naturalmente Yannakakis avrebbe dovuto leggere la prove. 

L’autore naturalmente si disinteressa della prove.
Quindi questo passaggio di Yannakakis non è una ricerca storica, e certamente non contiene prove.

Poiché non erano disponibili fonti primarie prima di allora, si può  essere sicuri che gli altri libri che Yannakakis cita (Grizonas, Stavriadis, Dritsias) non hanno fonti primarie.
 Nella migliore delle ipotesi ripetono ciò che è contenuto nel Rapporto segreto di Chruscev, vulgo conosciuto come rapporto sui crimini di Stalin. 
Ma Krusciov ha mentito su tutti i punti del Rapporto segreto

Nessun reclamo può essere valido senza prove.
Quindi, si sanno alcune cose:

- Yannakakis si limita a ripetere le falsità del Rapporto segreto.

- Yannakakis non ha  alcuna prova. 
Se l'avesse fatto, perché non le cita? 
E Riprodurla, in modo che il resto dei lettori potrebbe leggerla?


Delle accuse senza prove non necessitano di confutazione.
Ora abbiamo un sacco di prove su questi eventi.
Naturalmente solo una quantità molto piccola è disponibile, perché il resto della documentazione è mantenuta top secreto dal governo russi negli archivi (solamente gli ex archivi sovietici contengono 6 milioni di documenti (una massa davvero amorfa) ). 
Ma però abbiamo abbastanza prove  per capire cosa è successo realmente.
Yannakakis distorce i fatti punto per punto.
In proposito gli studiosi Getty (il migliore storico non comunista sulla ezevoshina),  Khlevniuk, Gregory, Ellman,  Hagenloh, Junge, Cherushev, Khaustov e Samuelson hanno mostrato (perché hanno studiato tutte le fonti che Yannakakis usa) che Yannakakis mente al 100%.
Hanno provato ciò perché hanno esaminato ciò che dicono le fonti primarie in relazione alla bibliografia usata da Yannakis vedendo anche ciò che Yannakakis omette anche citando gli autori che usa.
Senza fare questo tipo di lavoro semplicemente non si può scoprire la verità.
L’unica procedura metodologica valida nella ricerca storica sono le fonti primarie.
Yannakakis non ha presentato nessuna prova (eccetto una parte di memorialistica non solo stagliucciata ma fortemente inattendibile che conosco bene) per le sue accuse.

Giovanni Apostolou















3. Ora pubblico la mini nota della responsabile nazionale della cultura della KNE:

“ Il tempo del grande terrore "," 38,000 greci nei GULAG della Siberia "," il pogrom dei Greci. "
Questo è solo una scelta fuori degli slogan, che di recente appaiono regolarmente sulla stampa greca attorno agli eventi storici, che la propaganda reazionaria descrive come il "genocidio dei greci di Ponziano sotto Stalin”.
Questa propaganda è stata rinnovata negli ultimi anni.
Non a caso, prendendo in considerazione gli sforzi intensificati di recente in Europa di riscrivere la storia presentando le vittime come colpevoli e viceversa (ad esempio l'anti-comunista memorandum del Consiglio d'Europa, inseguimenti dell'ideologia comunista soprattutto nei nuovi Stati Stati dell'Unione europea). L'obiettivo di questo attacco rinnovato della verità storica è quello di rendere il  disegno completamente diverso da quello passato così come è stato, per le giovani generazioni (la conoscenza è pericolosa !).
Mettere sullo stesso piano il fascismo e il comunismo e, infine, avere l'Unione Sovietica con i suoi 20 milioni di persone uccise in la lotta contro il fascismo, entrando nella storia come il più grande ladro di tutti.
Il periodo della guerra fredda ci ha lasciato con una quantità enorme di libri e studi, in cui si afferma che il tempo delle concessioni nella politica sovietica degli anni Venti per quanto riguarda le minoranze etniche è stato immediatamente seguita da una politica di pulizia etnica, terrore etnico e assimilazione (russificazione in questo caso).
Studi più recenti però, mostrano al contrario una "impressionante continuazione della politica sovietica per lo sviluppo delle minoranze etniche durante l'intero periodo di Stalin e dopo" (1).
T. Martin in The affirmative action empire (2) afferma anche che nessun paese mai nella storia è riuscito a applicare tale politica a pieno titolo di progetti per lo sviluppo delle minoranze etniche come l'Unione Sovietica ha fatto "per la prima volta nella storia.”
All'inizio degli anni Trenta è stato notato, che l'identità etnica amministrativa e culturale di auto-destinazione, che era stata incoraggiata tanto dallo Stato sovietico, non serviva più gli interessi della popolazione interessata, ma ha permesso al potere sovietico di avere un piede sul terreno legale per diventare attivo come una forza reazionaria (3).
Con l'ascesa del fascismo in Europa, pure i contatti di una parte della diaspora etnica con i governi fascisti all'estero è aumentato.
Questo è accaduto in combinazione con il ruolo che aveva giocato il nazionalismo borghese  (come una quinta colonna) durante l'intervento imperialista nella giovane repubblica sovietica nel 1919-1920.
Ma in quale misura i greci della regione del Mar Nero (i greci di Ponziano) sono stati coinvolti in tutto questo ?
 Secondo una versione menzionata in un articolo del magazine greco "Tachidromos" (18/6/2005, p. 140) un movimento autonomistico dei Greci di quella regione non poteva nemmeno aspirare ad uno stato indipendente nel sud dell'Unione Sovietica .
La forza trainante di questo movimento sarebbero stati i greci con contatti stretti con il regime fascista di I. Metaxas (la dittatura di Metaxas in Grecia, iniziata nel 1936).
Questa versione non solo è stato provata dal libro anti-comunista di F. Beck e W. Godin, che è stato pubblicato negli USA nel 1951 (!) (4), ma anche dai dati ufficiali dello Stato greco, che si trova negli archivi del Ministero degli Affari Esteri, dossier 45,5.
Risulta evidente anche dai dati storici, che le misure in questione erano orientati per classe.
Solo il 3% appartiene alla classe operaia.
Non erano le autorità sovietiche a selezionare le persone sospette, ma i consigli locali etnici dei Greci stessi che vivono nell'Unione Sovietica.
Inoltre, i dati della ambasciata di Grecia a Mosca dimostrano che un gran numero di persone arrestate nel periodo 1937-1938 era stato liberato molto presto.
Di importanza anche la recente ricerca di storici americani, pubblicati sulla rivista americana American Science Review, in cui vengono confutate tutte le teorie sulla "pulizia etnica" uno ad uno e la conclusione è  che il cosiddetto "periodo del terrore" ( 1936-40) fu principalmente finalizzato alla élite e non alle etnie in quanto tali.
Di solito la propaganda reazionaria non parla del fatto, che la stessa categoria di persone in patria greca furono giustiziati nel posto come collaboratori delle forze di occupazione e che, nelle circostanze di quel tempo si potrebbe dire, che hanno ricevuto un trattamento mite in Unione Sovietica.
Uno non dovrebbe essere sorpreso di questa selettiva e tendenziosa moda di trascinare gli eventi del passato riguardanti il più grande scontro di sistemi sociali nella storia in questo tempo di relazioni di potere cambiato a favore delle forze reazionarie.
Revanscismo storico abusa di solito e distorce selettivamente i fatti.
Altrimenti le prossime generazioni sarebbero giunte a conclusioni completamente diverse e a denunciare i colpevoli veri.
Naturalmente il colpevole vuole evitare questo ad ogni costo ... ''

Ekaterina Dendrinou

NOTA DI GIOVANNI APOSTOLOU:

1 -  Cfr. I. Yannakakis ,  Le vittime greche del comunismo, in S. Courtois (a cura di), Il libro nero del comunismo europeo. Crimini, terrore, repressione, Mondadori, pp. 411-423.

NOTA DI ILIOS YANNAKAKIS:

1 -      I. K. Chasiotis (a cura di), I edines stin Rossia kai stin einausi (I greci della Russia e dell’Unione Sovietica), University Press,  Salonicco, , 1997, p. 397.

2 Ibidem, pp. 420-421.

3 - Su tale repressione esistono numerose testimonianze, i cui riferimenti bibliografici si trovano in I. K. Chasiotis, Op. cit., p. 243.

4 -  Ibidem, p.  437.

5 Ibidem, p. 438.

6 – Sul destino degli evasi dal carcere di Syggrou, CFR. Kostas Grizonas, I kokini drapotes 1920-1940(Gli evasi rossi. 1920-1940), Glaros, Atene, 1985.
Cfr. anche E. Stavriadis, Ta paraskinia tou KKE (I retroscena del KKE), Elefteri Skepsi, Atene, 1988.

7 - Alcuni brani della lettera a Domna sono stati pubblicati in E. Stavriadis, Op. cit., p. 468.

8 - All'inizio degli anni Venti, prima di ritornare in Grecia, I. Iordanidis fu un membro attivo del movimento
comunista egiziano; a questo proposito cfr. M. Iordanidou, San ta trella poulia  (Come uccelli pazzi), Hestia, Atene,  1978.

9 - Cfr. Thomas Dritsios, Pia chi se perimeni, sintrofi (Che destino ti attende compagno!), Glaros, Atene, 1985.

10 - Cfr. I. K.  Kasiotis, Op. cit., p. 421.

11 – Cfr. Thomas Dritsios, Op. cit., p. 28.

NOTA DELLA RESPONSABILE NAZIONALE DELLA CULTURA DELLA KNE:

1 - G.Surry - Y. Slezkine,  The revenge of the past, 1993 , The USSR  as communal  apartment, in theSlavic Review,  53, 1994.

2 -  T. Martin, The affirmative action empire. Nations and nationalism in the Soviet Union, 1923-1939, Cornell University Press, Ithaca-London, 2001, pp. 13-18.

3  Ibidem, pp. 202-203.

4 – F. Beck – W. Godin, Russian purge and the extraction of confession, Oxford University Press, ristampato nel 2004, London, p.  140.

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