Verrà un giorno che ve ne pentirete
Beceri che
strillate e muti che state zitti!
E se quel
giorno non venisse, piangerei oggi per voi
e lo farei
solo pensando ai vostri figli’’ (Bertolt Brecht)
In questo breve articolo voglio puntualizzare
alcune questioni riguardanti sia la politica interna italiana e sia il rapporto
fra la nuova ‘’global class’’ e gli Stati nazionali. Il mio intervento si
divide in tre minuscoli paragrafi dove farò, per l’appunto, queste
considerazioni.
1. Per prima cosa bisogna chiarire il ruolo di
ciò che si chiama ‘’sinistra’’ (categoria a cui non attribuisco più nessun
valore) davanti questo ‘’teatrino degli orrori’’. Se questa (con particolare
attenzione alla attuale ‘’Federazione’’) avesse mantenuto un minimo di
metodologia marxista per prima cosa avrebbe dovuto indagare sul blocco storico
(uso questo termine gramsciano) che sostiene (o che ha sostenuto, ora vedremo!)
Silvio Berlusconi (e la vecchia coalizione di centro-destra) e poi sul blocco storico
che c'è dietro la coalizione di centro-sinistra (Prodi, Veltroni, Rutelli,
ecc…) Ne esce fuori un quadro completo (o quasi) della politica italiana del
dopoguerra: da una parte il capitale nazionale (ENI, ENEL, Finmeccanica,
ecc...), e dall'altra il capitale internazionale (Agnelli, Pirelli, ecc...). In
termini marxisti si sarebbe dovuto cogliere il conflitto fra una borghesia
dirigista ed una borghesia liberista che faceva riferimento alle grandi
multinazionali private. Lo hanno capito questo i capetti del ''Partito della
Rifondazione Comunista'' (e simili)? Ma lasciamo stare, non hanno capito e non
capiranno mai nulla, dato che la loro impostazione teorica (figlia del
togliattismo ''fase suprema dell'anticomunismo'') è completamente sballata.
2. Due parole su Giorgio Napolitano mi sembrano d'obbligo.
Negli anni '70 Napolitano, uno che ha consacrato la sua vita all'anticomunismo,
inizia a dialogare con l'operaismo (Negri, Cacciari, Tronti). Questo lugubre
personaggio, partendo dai convegni insieme a Mario Tronti, porta avanti un
percorso di ''revisione teorica'' (si veda ad esempio ''Dal Pci al socialismo
europeo'', pubblicato dall'editore Laterza), che ha il suo baricentro nel
passaggio dal ''controllo dei mezzi di produzione'', da parte degli operai,
alla semplice autogestione, per poi finire al confronto fra i programmi. Le
''avanguardie di classe'' (e basterebbe ricordare le lotte che vanno dal '68 al
'75) si vedono decapitate -seguendo questa impostazione teorica- da un vuoto
corporativismo. Non è un caso che questo signore fin dai primissimi anni ’70
fosse uno dei migliori interlocutori degli strateghi del Pentagono e ci sono
buone ragioni per pensare che già con Giorgio Amendola i ''miglioristi''
rappresentassero una corrente artificiale (e filo-Usa) dentro il Pci. Nessuno
si azzarda a parlare del rapporto, molto amichevole, di Amendola con Zbigniew
Brzezinski, il teorico della guerra permanente. Come dire ''il buon giorno si
vede dal mattino'', e il ''comunismo italiano'', nella sua storia repubblicana,
ha dei retroscena molto loschi.
Per dare al
lettore una idea chiara delle problematiche che sto affrontando dico qualcosa,
in estrema sintesi, delle correnti interne al Pci. Il Pci aveva una
composizione –che si esprimeva in correnti- molto complessa (il ‘’molto’’ è giustificato
dal fatto che tanti criticano quel partito ricorrendo alla semplificazione ‘’il
Pci era stalinista’’, occultando così le varie fasi storiche) e che, queste
correnti, facevano capo a differenti fazioni della borghesia nazionale ed
internazionale. Una volta che un ‘’partito comunista’’ abbandona la sua ‘’missione
storica’’, quindi la rivoluzione sociale (è sempre bene ricordarlo!), diventa
pienamente funzionale alle esigenze congiunturali e strutturali del capitalismo
(questo Mao l’aveva capito molto bene), rappresentando le fazioni dominanti.
Il vecchio ‘’partito
comunista’’ si divideva in tre correnti: 1) miglioristi; 2) berlingueriani ed
ingraiani (il blocco centrista); 3) cossuttiani.
I miglioristi
abbiamo già visto che erano una corrente filo-americana e, oltretutto, molto
legata alla borghesia ‘’internazionalista’’ italiana. Il blocco centrista
(Berlinguer, Ingrao) era tutt’altra cosa. Se Napolitano era il referente
politico del fascista Gianni Agnelli, Berlinguer, soprattutto con il ‘’compromesso
storico’’, si propone come referente politico della borghesia nazionale
italiana, non sdegnando di dialogare con la alcuni esponenti della destra (del
Pci) atlantica (ricordiamoci l’espressione ‘’mi sento più sicuro sotto l’ombrello
della NATO’’). I cossuttiani, per finire, erano la corrente filo-sovietica, che
aveva assorbito (politicamente e culturalmente) tutto il peggio (difficile
trovare ‘’il meglio’’) del togliattismo.
Se Agnelli
nel 1991 (se non erro) ha potuto dire che i ‘’piccisti’’ potevano fare da
sinistra i suoi interessi di destra, c’erano motivi più che validi.
3. Concludo accennando alla questione del debito
pubblico e al ruolo della ‘’global class’’. Il 15 ottobre di ventiquattro anni
fa, veniva ucciso, Thomas Sankara leader della rivoluzione (nazionale) della
Burkina Faso. Il 29 luglio questa eroica figura del movimento anticoloniale e
socialista, pronunciò, all'Organizzazione per l'Unità Africana, un discorso sul
debito pubblico.
Ne riporto due brevi passi:
''Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire "assassini tecnici".
Sono loro che ci hanno proposto dei canali di finanziamento, dei "finanziatori"
''In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso''
In quel discorso, con grandissima lucidità, (non è casuale che l'hanno ucciso pochi mesi dopo), vengono colte alcune caratteristiche (‘’assassini tecnici’’) di una ''global class'' in fase di formazione, senza tralasciare la categoria (marxista) di imperialismo.
Il neo-capitalismo fa leva su organi ''moralizzatori dell'economia'' (dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale del commercio) vanificando il ruolo del ''politico'' (dei governi nazionali) e distruggendo l'autonomia degli Stati.
Andando a fondo con queste riflessioni si possono capire molte cose (almeno penso) dell'attuale fase storica: dalla vanificazione della coppia dicotomica destra/sinistra (un discorso chiuso nei Paesi Occidentali), al collasso definitivo delle borghesie nazionali (la fine miserabile della squallida borghesia italiota ne è la prova).
Ne riporto due brevi passi:
''Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire "assassini tecnici".
Sono loro che ci hanno proposto dei canali di finanziamento, dei "finanziatori"
''In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso''
In quel discorso, con grandissima lucidità, (non è casuale che l'hanno ucciso pochi mesi dopo), vengono colte alcune caratteristiche (‘’assassini tecnici’’) di una ''global class'' in fase di formazione, senza tralasciare la categoria (marxista) di imperialismo.
Il neo-capitalismo fa leva su organi ''moralizzatori dell'economia'' (dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale del commercio) vanificando il ruolo del ''politico'' (dei governi nazionali) e distruggendo l'autonomia degli Stati.
Andando a fondo con queste riflessioni si possono capire molte cose (almeno penso) dell'attuale fase storica: dalla vanificazione della coppia dicotomica destra/sinistra (un discorso chiuso nei Paesi Occidentali), al collasso definitivo delle borghesie nazionali (la fine miserabile della squallida borghesia italiota ne è la prova).
Ultimissima
cosa per evitare fraintendimenti. Quando parlo di fine della dicotomia
destra/sinistra mi riferisco a due correnti ideologiche interne al capitalismo
come (ad esempio) il radicalismo (sinistra) e il liberismo (destra), nell’ottocento,
o la socialdemocrazia (sinistra) e il neo-liberismo (destra), per il novecento.
Lo dico perché ci sono cervelli elettronici (con cui non voglio avere niente a
che fare) che pensano che il marxismo sia di sinistra e il capitalismo di
destra. Sono tutte sciocchezze e chi scrive queste cose, senza accorgersene, rientra
in pieno nel discorso bobbiano sulle dicotomie; pensa di essere alternativo
mentre, in realtà, è ultra-capitalistico.
Le mie riflessioni, per ciò che attiene a questo
articolo, si fermano qua e come al solito, quando si conclude un testo, la
domanda che ci si auto-pone (e se non te la poni tu, te la porrà il lettore
accorto ed intelligente) è ‘’che fare?’’. Difficile dare una risposta chiara
davanti una situazione tutto sommato indefinita (fine dell’unipolarismo, mondo
multipolare, ecc…), quello che posso dire, o ribadire, è la necessita di
sfondare il cuore pulsante dell’impero: Washington. Questo non si fa giocando a
Risiko ma appoggiando le mobilitazioni sociali (ed appoggiare le mobilitazioni
sociali significa denunciare anche le schifezze interclassiste e colorate) e
dando la piena solidarietà, solidarietà internazionale, alle resistenze
nazionali (altro che cosmopolitismo astratto!), da quella irakena e palestinese
a quella libica (la resistenza dei lealisti, tanto disprezzati dalla ‘’sinistra
colta’’). Solo così si faranno quei passi decisivi che porteranno al crollo
della global class ed ad una concreta alternativa rivoluzionaria e socialista.
Note:
Consiglio anche la lettura di questo ottimo articolo di Eugenio Orso: http://pauperclass.myblog.it/archive/2011/10/25/attacco-globalista-all-italia-di-eugenio-orso.html
Stefano Zecchinelli
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