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martedì 2 giugno 2015

Alla Fiera del Libro di Torino avranno il coraggio di discutere il libro di James Petras? Ne dubito, di Stefania Limiti

Devo dire che è con grande piacere che pubblico questa - oramai datata - recensione di Stefania Limiti del mai abbastanza elogiato libro di James Petras - Usa: padroni o servi del sionismo - di cui consiglio caldamente la lettura. S. Z.


Il potere di Israele “si basa sulla Diaspora, i circoli sionisti economicamente e politicamente influenti che hanno accesso diretto e indiretto ai centri di potere e di propaganda del paese più imperialista e dominante del mondo”. Sono parole James Petras autore di un saggio illuminante dal significativo titolo Usa: padroni o servi del sionismo che suona come un nuovo atto di accusa nei confronti del piccolo ma strapotente stato sionista - dopo quello dei due docenti universitari americani John Mearsheimer e Stephen Walt che in libro molto chiacchierato hanno denunciato senza ambiguità il peso della lobby israeliana nella politica estera statunitense.
Petras, anch’egli docente statunitense e certamente non super partes ma schieratissimo militante radicale contro tante ingiustizie, dalla Palestina all’America Latina, ben noto il Italia per le sue battaglie e analisi dell’imperialismo, analizza la << relazione strutturale storica>> tra Stati Uniti e Israele ma i meccanismi di controllo esercitati dal piccolo stato sionista sulla super-potenza sono gli stessi messi in pratica in tutto il resto del mondo, almeno là dove gli viene consentito.
L’Italia, come è noto non è esente.
Gli esempi sono tanti: l’ultimo è la decisione di dedicare ad Israele la prossima edizione della Fiera internazionale del Libro di Torino. L’indiscrezione era trapelata gia da qualche mese ma ora si tratta di una certezza. Israele sarà ospite d’onore nel più importante salone libraio del nostro paese. La decisione, inutile sottolinearlo, è assai contestabile, anzi piuttosto preoccupante.
La scelta di rendere Israele il paese protagonista della Fiera arriva nell’anno in cui a livello mondiale sarà commemorata la Nakba, cioè la pulizia etnica con cui questo Stato ha iniziato la costruzione della propria identità nazionale e che fino ai nostri giorni non è mai stata interrotta, né ha mai pagato almeno uno dei responsabili dei crimini commessi nei confronti del popolo palestinese. Anzi, proprio recentemente il progetto di annientamento di Gaza e della Cisgiornadia ha assunto caratteri disumani e intollerabili e tutto ciò che mette a tacere questa realtà, compresa la kermesse torinese, è complice di questa aberrazione.
Ciò che sta avvenendo a Torino è proprio la dimostrazione di quanto ci sia bisogno anche in Italia di una analisi più approfondita dei meccanismi di controllo e persuasione esercitata dalle nostrane lobby sioniste: vi immaginate un evento, anche meno esposto all’attenzione internazionale, magari anche meno autorevole, dedicato alle sofferenze delle genti palestinesi? Si aprirebbe una preventiva caccia al terrorista – sinonimo del palestinese-tipo – e l’iniziativa sarebbe affossata prima ancora di nascere. Invece, nel caso della Fiera di Torino, la scelta di dedicarla ad Israele non ha trovato critiche nella grande stampa e negli acuti editorialisti: perfino Liberazione rivendica l’autonomia dello spazio della Cultura (che orrore!! Praticamente sarebbe una invenzione tutta la problematica del rapporto conoscenza-potere), rinunciando ad una presa di posizione chiara e non subalterna.
Petras, come Mearsheimer e Walt, incarna quella figura di “intellettuale pubblico” – definizione attribuita al compianto Edward Said – che tenta di rompere le barriere che dividono il mondo dell’erudizione e della ricerca scientifica dall’opinione pubblica.
Il risultato è una denuncia implacabile e incontrovertibile: la lobby pro israeliana – dice Petras - controlla gran parte dei mezzi d’informazione, l’opinione pubblica ed il meccanismo elettorale negli Usa. Nel parlamento statunitense ci sono più sionisti che in quello israeliano, tanto che gli Usa conducono una guerra in Medioriente che è addirittura in contrasto con i loro stessi interessi imperiali – “l’unico potenziale beneficiario delle sanzioni economiche o di un attacco militare contro l’Iran sarebbe Israele”.
L’alleanza Usa-Israele, insomma, non è giustificabile in termini di razionalità strategica o come presa di posizione morale ma è motivata dall’influenza che un raggruppamento di persone e istituzioni, una vera e propria lobby pro-Israele, e, aggiunge Petras ‘sionista’, ha, e ha sempre avuto, sui diversi governi americani sui quali esercita una vera e propria <<tirannia>>. La straordinaria potenza del controllo della lobby israeliana negli Stati Uniti, la capacità di persuasione e orientamento di una elite che non si limita a fare pressione, come ogni lobby, arriva a forgiare i meccanismi decisionali, tanto da trasformare <<la causa di Israele nella causa dell’America>>.
A differenza degli altri due più cauti autori, Petras parla apertamente della natura coloniale dello Stato israeliano e critica con veemenza molti intellettuali nordamericani <<subalterni al ricatto di ‘antisemetismo’>> - questione che ‘sentiamo’ assai vicina alle problematiche nostrane. Per i lettori italiani il suo libro è interessante anche perché la maggior parte delle fonti su cui l’autore basa le sue analisi sono giornali e documenti, confidenze e notizie riservate raccolte sul campo, dunque se non inaccessibili, almeno di difficile reperibilità nel nostro paese, perché il Web non è tutto.
<<Quale paese – si chiede l’autore - continua ad avere negli Usa centinaia di spie, talpe e collaboratori che da oltre trent’anni lavorano senza impunità per un governo straniero?>>. Petras racconta che nel solo 2006, in una delle più grosse inchieste spionistiche mai effettuate, oltre 100 agenti dell’FBI provenienti da tutto il paese hanno intervistato migliaia di potenziali testimoni, informatori e sospetti collegati allo spionaggio israeliano nel territorio degli Stati Uniti. <<Un ex giornalista di cronaca che lavorava per un autorevole settimanale inglese mi ha detto – dice Petras - di essere stato interrogato per ben due volte in dodici ore sulla collaborazione tra mass media e Mossad nel trasmettere informazioni tendenziose e propaganda filo-israeliana come ‘notizia di cronaca’. Da alcune conversazioni con i giornalisti intervistati dall’Fbi, emerge il quadro di una penetrazione ampia e ramificata nella società e nel governo americani per mano di spie israeliane e loro collaboratori>>. Sempre secondo le fonti dell’autore, l’Fbi avrebbe condotto indagini sulle reti spionistiche israeliane per oltre trent’anni ma le inchieste sono state ostacolate dai rappresentanti di entrambi gli schieramenti politici che in qualche modo sono soggetti alle lobby israeliane o ai loro finanziatori di campagne filoisraeliane, un trasversalismo non certo sconosciuto tra le fila dei nostri politici.
Un libro da studiare bene. Ne discuteranno alla Fiera del Libro di Torino?

* autrice de “I fantasmi di Sharon” ed. Sinnos e di “Rapito a Roma, Il rapimento di Mordechai Vanunu” ed. L'Unità

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