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venerdì 27 settembre 2013

La fine del colonialismo israeliano ?, di Stefano Zecchinelli



1. La Siria baathista sotto attacco da oltre due anni è riuscita ad invertire i rapporti di forza a suo favore, non per merito della diplomazia russa, ma grazie alla straordinaria resistenza del popolo siriano che, in modo spontaneo, ha organizzato Comitati popolari resistenti contro gli islamisti al soldo delle potenze neoliberali dell’occidente.

2. L’incerta diplomazia statunitense riflette in pieno le divisioni interne alla borghesia imperialistica nord-americana: (1) da un lato abbiamo i sostenitori dell’ ‘imperialismo intelligente’ che ruotano attorno al duo Obama – Brzenzinski i quali puntano alla destabilizzazione dei ‘paesi non allineati’ tramite il finanziamento delle opposizioni neoliberali, attraverso le pressioni esercitate dai mass media e, nel peggiore delle ipotesi, scatenando ‘rivoluzioni colorate’ come quella del 2009 contro la rielezione di Ahmadinejad in Iran; (2) a questi si contrappongono i sionisti interni al Partito democratico come Kerry od il gruppo vicino alla Clinton. La loro strategia, dettata dalla lobby sionista AIPAC e dalla lobby cristiano-sionista La Famiglia, è la stessa della destra repubblicana e mira, senza mezzi termini, alla aggressione militare alla Siria per poi arrivare all’Iran.

3. La Siria aderirà alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche e, come è ampiamente dimostrato, non ha utilizzato nessuna di queste armi proibite dalle convenzioni internazionali nel conflitto in corso. Israele, invece, si macchia giornalmente di crimini inumani contro la popolazione di Gaza ed inoltre come dice Thierry Meyssan ( sottolineatura mia ) ‘In questa prospettiva coloniale, dal 1985 al 1994, Israele finanziò segretamente le ricerche del dottor Wouter Basson presso il laboratorio Roodeplaat (Sud Africa). Il suo alleato, il regime dell’apartheid, cercava di mettere a punto delle sostanze, chimiche e soprattutto biologiche, che avrebbero ucciso solo gli individui secondo le loro "caratteristiche razziali" (sic), che si trattasse dei palestinesi in particolare e degli arabi in generale, o persone dalla pelle nera’ ( Thierry Meyssan, Il segreto dei gas israeliani, Rete Voltaire ). In questo la Siria baathista si dimostra una democrazia di gran lunga superiore a qualsiasi paese occidentale, superiore per ciò che riguarda il rispetto del diritto internazionale, il rispetto dei diritti politici e civili interni e superiore per ciò che riguarda il mantenimento di uno Stato sociale forte. 

Nonostante ciò i dubbi restano: l’accordo Usa – Russia decreta la fine del colonialismo francese, rappresenta una nuova Yalta, oppure è un modo per debilitare la Siria ? La Siria baathista gode dell’appoggio dei movimenti di resistenza arabi ed il suo esercito regolare può mettere il seria difficoltà l’entità sionista eppure, l’ONU, più di una volta si è dimostrato una perfetta arma dell’imperialismo.

La situazione resta complessa, per ora rileviamo che i mercenari siriani hanno accolto male l’accordo Usa – Russia e che l’esercito baathista può continuare a liberare il paese dai jihadisti filo-sionisti. Inoltre cambiano gli equilibri internazionali e la Russia si va a riposizionare come grande potenza a discapito di vecchi imperialismi come quello inglese e francese e gettando un punto verso la potenza tedesca.

Ammettiamo che le armi chimiche siriane, in quanto vecchi armamenti nocivi per la sicurezza interna dello stesso paese, andavano eliminate ugualmente, questo segnerebbe una vittoria della Siria non solo sul piano militare ma anche sul piano politico e diplomatico. Ovviamente tutti noi ci auguriamo che le cose siano così e che la Siria baathista, scampato il pericolo della aggressione neocoloniale, possa riposizionarsi nello scacchiere dei paesi antimperialisti puntando al muro contro muro verso la ignobile entità sionista. Del resto le tappe del conflitto hanno fatto intravedere proprio questa ultima ed auspicabile prospettiva; il presidente siriano Bashar Al Assad ha più volte detto ai vertici dell’esercito di attaccare Israele se i mercenari avessero attentato alla sua vita. Una sconfitta diplomatica degli Usa indebolirebbe l’imperialismo israeliano, diminuirebbe la sua influenza politica e lo isolerebbe verso le resistenze arabe.

4. Secondo alcuni analisti come Thierry Meyssan la fine del colonialismo francese e l’indebolimento di Israele porterà alla pace duratura. Le cose non stanno così: l’imperialismo deve essere sconfitto tramite la resistenza non con la diplomazia ed Israele in Egitto, a dispetto di quello che scrisse Meyssan, ha da poco piazzato un suo agente.

L’esercito egiziano collabora con Israele nel massacro della popolazione di Gaza ed ha da poco stretto accordi con l’ANP di Mister CIA Abu Mazen, altro che ritorno del nasserismo.

Inoltre apprendiamo che ‘Lo zio di Al-Sisi, Uri Sibagh (avolte scritto come Sabbagh) ha prestato servizio nella Lega per la Difesa ebraica (Hamagein)dal 1948 al1950, ha fatto il suo aliyah in Israele, ed è diventato un pezzogrosso nel partito di Ben Gurion, che ha servito come segretario del PartitoLaburista israeliano a Beersheba , dal 1968 al 1981. La sorella di Uri - madredi al-Sisi – è emigrata in Egitto presumibilmente per una missione del Mossad.Tale missione è culminata quando il Mossad ha rovesciato il presidente Morsi einstallato il suo agente al-Sisi, nel colpo di Stato del 3 Luglio 2013’ ( "Al Sisi è ebreo e quasi certamente è un agente del Mossad", lo rivela Veteran's Today, di Barbara Maffione ). Che dire ? Se la vittoria del popolo siriano indebolisce il sionismo, da questo lato il progetto imperiale israeliano ha trovato un ottimo alleato ed El Sisi si prepara a fare il cane da guardia degli occidentali al pari dello Scià Reza Pahlavi.

La situazione è complessa e sicuramente ci sono delle analogie con l’aggressione anglo-francese, nel ’56, all’Egitto nasseriano. Assad oggi ha un ruolo simile a quello di Nasser nel ’56 ? Difficile dirlo dato che viviamo un’epoca unipolare e lo stesso nazionalismo arabo non è più quello degli anni ’60 essendo, quasi, un ciclo storico esaurito.

Ancora un appunto: dopo il 1956 Francia ed Inghilterra non hanno messo da parte le loro spinte imperialistiche, quindi, seppur indebolita non penso che lo farà Israele oggi, come non lo farà la Francia e gli stessi Usa, cambieranno strategia, forse proprio obiettivi, ma non metteranno da parte il loro progetto criminale di conquistare l’Eurasia.

L’imperialismo, a dispetto di quello che pensano i geopoliticisti, si sconfigge sul terreno della lotta di classe e delle resistenze anticoloniali non su quello della diplomazia, infatti, penso che l’opposizione della Siria baathista al neocolonialismo conferma tutto questo pienamente.

Stefano Zecchinelli

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