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mercoledì 2 ottobre 2013

Antimperialismo o neopopulismo ( Fusaro, Rizzo ed il geopoliticismo ) ?, di Stefano Zecchinelli



1. Nella ‘sinistra radicale’ italiana, di recente, proprio quando l’imperialismo americano sembrava pronto ad aggredire la Siria baathista, ha avuto molto successo e notevole diffusione un articolo del giovane filosofo Diego Fusaro, articolo intitolato ‘Siria, la demonizzazione preventiva’.

Nonostante il successo che questo testo ha avuto a ‘sinistra’ è importante rilevare che le argomentazioni di Fusaro sono assolutamente anti-marxiste quindi, a dispetto di quello che hanno pensato tanti lettori sprovveduti, la proposta politica e sociale di Fusaro e tutt’altro che antimperialista anzi, dirò di più, Fusaro finisce, penso inconsciamente, per fare una apologia indiretta dei vecchi imperialismi europei.

E’ molto strano che un testo che vuole difendere l’antimperialismo e l’anticapitalismo abbia come asse portante il pensiero del conservatore Carl Schmitt. Fusaro riporta questa citazione da Schmitt:

‘’ Un imperialismo fondato su basi economiche cercherà naturalmente di creare una situazione mondiale nella quale esso possa impiegare apertamente, nella misura che gli è necessaria, i suoi strumenti economici di potere, come restrizione dei crediti, blocco delle materie prime, svalutazione della valuta straniera e così via. Esso considererà come violenza extraeconomica il tentativo di un popolo o di un altro gruppo umano di sottrarsi agli effetti di questi metodi “pacifici’’.

Non penso che uno scrittore colto come Fusaro non sappia che l’architravo del pensiero di Schmitt, la categoria amico/nemico, sia rivolta proprio contro il bolscevismo definito il pericolo asiatico capace di colpire la Germania e la tradizione storica del mondo occidentale.

Carl Schmitti, inoltre, ispirò il pensiero dei neoconservatori americani: il giurista tedesco ( simpatizzante dell’hitlerismo ) concordò con Leo Strauss nel vedere il nemico come alterità esistenziale quindi, tutto questo, pone l’anticamera ideologica per la teoria dello scontro di civiltà di Samuel Hungtinton.

Inoltre – alla faccia dell’anticapitalismo – Schmitt fece avere una borsa di studio a Strauss tramite la Fondazione Rockefeller nel 1933. Insomma, quale è l’errore principale di Fusaro ? Cerco, seppur brevemente, di inquadrare il problema.

Fusaro cita Schmitt ma non coglie lo spirito e le intenzioni del conservatore tedesco. Schmitt era per l’autoderminazione dei popoli o per ripristinare la terribile e sporca di sangue tradizione colonialistica europea ? Il nostro giovane accademico forse rimuove il modo attraverso cui il giurista di Hitler esalta la figura di Donoso Cortes:

‘’Per risvegliare il suo ricordo furono necessarie le verifiche di una guerra mondiale, e solo il terrore di altre guerre mondiali globali, risultato della miscela tra guerre fra Stati e guerre civili, consentì al senso trascendentale delle sue parole di risplendere nuovamente in tutta la sua luminosità. Oggi in Europa sono in molti ad ascoltarlo. Con grande forza egli ha sottolineato che il parallelo storicistico basato sulla rigenerazione fisica e spirituale, che l’impero romano conobbe graze alle stirpi germaniche del periodo della migrazione dei popoli, non vale per il nostro secolo secolo, poiché anche nelle vene di popolazioni giovani scorre già il veleno della civilizzazione’’.

Ed a quale veleno allude Carl Schmitti ? Ovviamente il socialismo che – dice Schmitt – pretende di dare vita ad una nuova religione per un mondo al tramonto. 

Quindi su queste basi, su questa ideologia decadente ed irrazionalista, dovrebbe delinearsi – secondo Fusaro – una alternativa anticapitalista ? Ma non scherziamo e stendiamoci sopra un velo pietoso !

Fusaro ricorda come la ‘sinistra europea sia sottomessa culturalmente agli Usa’ ( ed effettivamente la sinistra è totalmente americanizzata ) e riconduce questo fenomeno alla ‘’ destoricizzazione tipica del nostro presente, l’epoca che si colloca sotto lo slogan dell’end of history, la dimensione storica viene sostituita, a livello di prestazione simbolica, ora dallo scontro religioso tra il Bene e il Male (identificati rispettivamente con l’Occidente a morfologia capitalistica e con le aree del pianeta che ancora resistono), ora dal canovaccio della commedia che, sempre uguale, viene impiegato per dare conto di quanto accade sullo scacchiere geopolitico: il popolo compattamente unito contro il dittatore sanguinario (Assad in Siria), il silenzio colpevole dell’Occidente, i dissidenti “buoni”, cui è riservato il diritto di parola, e, dulcis in fundo, l’intervento armato delle forze occidentali che donano la libertà al popolo e abbattono il dittatore mostrando con orgoglio al mondo intero il suo cadavere (Saddam Hussein, Gheddafi, ecc.)’’.

Lasciando stare il debito che Fukuyama ha proprio verso autori come Carl Schmitt e Martin Heidegger ( autori che so cari a questo accademico ) trovo interessante notare come nel testo da me criticato sia stata rimossa del tutto la categoria di imperialismo almeno per come Lenin l’aveva scientificamente sistematizzata.

Per capire la debolezza delle posizioni di Fusaro è meglio continuare a seguire la sua pagina:

‘’ L’aggressione imperialistica della monarchia universale può trionfalmente essere salutata come forma di interventismo umanitario, come gloriosa liberazione degli oppressi, essi stessi presentati come animati da un’unica passione politica: l’ingresso nel regime della produzione capitalistica e la sottomissione incondizionata alla monarchia universale.’’

Fusaro riconduce lo scontro fra i paesi ‘non allineati’ e l’imperialismo americano ad un religioso scontro fra Bene e Male questa forzatura mistica, derivante dall’eccessivo intellettualismo dello scrittore, ha alla base almeno due gravi lacune teoriche: (1) Fusaro non analizza l’imperialismo come particolare stadio dello sviluppo capitalistico; (2) Fusaro non prende minimamente in esame, in termini analitici e con metodo scientifico, il progetto criminale della borghesia imperialistica americana, progetto che altri studiosi ( magari di formazione marxista come Samir Amin ) hanno definito di ‘globalizzazione della dottrina Monroe’.

Da qui ( prima di entrare nel merito dei punti su citati ) derivano almeno altre due gravi storture del pensiero ‘fusariano’: (1) il nostro colto scrittore dimostra di non conoscere ( nonostante abbia una certa fama come ‘marxologo’ ) la categoria leniniana di ‘formazione economico sociale’ ( mai un cenno ai rapporti di produzione all’interno dei singoli stati. Questo, caro Fusaro, per uno studioso di Marx è grave ! ); (2) ‘il nostro’ ignora completamente le contraddizioni interne al campo imperialistico presentando i paesi europei al pari di semi-colonie.

Se l’autore di ‘Bentornato Marx’ avesse studiato storicamente il conflitto Usa-Urss dal dopoguerra fino al 1991 sicuramente si sarebbe risparmiato la citazione di Carl Schmitt ( ammiratore di Raoul Salan e dei terroristi dell’OAS ). Cosa spinse – caro Fusaro – scrittori come Schmitt, Junger ed Evola a passare, finita la guerra, armi e bagagli, con l’imperialismo americano ?

Fusaro attacca Fukuyama ma questo ‘pugilatore a pagamento della società borghese’ ha come lui, interesse per autori come Schmitt ed Heidegger.

In realtà Schmitt e Heidegger condividono con Strauss e Huntigton la stessa concezione del mondo oligarchica ed autoritaria, lo stesso disprezzo per le masse popolari e proletarie, hanno lo stesso odio per la giustizia sociale, tutte cose che motivarono la scelta dei neofascisti di mettersi al servizio di Washington diventando uno strumento provocatorio della CIA e dell’imperialismo israeliano.

Eludendo il carattere di classe della cultura ( il grande Mao Tse Tung, non a caso, parlava di concezione del mondo borghese e concezione del mondo proletaria ) Fusaro finisce per fare una apologia indiretta ed inconscia del colonialismo europeo. Lukàcs, pensatore realmente profetico, scrisse contro Nietzsche ( autore caro a Schmitt come a Strauss ) che: ‘’ Il fatto che si sia tornati sempre a Nietzsche, e di volta in volta a un “nuovo” Nietzsche, mostra che in questo mutare vi era tuttavia una continuità: la continuità dei problemi fondamentali dell’imperialismo, in quanto periodo complessivo, considerati dal punto di vista degli interessi permanenti della borghesia reazionaria e interpretati nello spirito delle permanenti esigenze dell’intellettualità borghese parassitaria’’.

E’ questa cultura decadente – caro Fusaro – che ha distrutto la sinistra ed il campo antimperialista portando tanti militanti fra le braccia dell’americanismo.

Per concludere la prima parte della mia analisi mi tocca dire che ‘il nostro’ riducendo l’imperialismo Usa ad ‘il Male’ distoglie l’attenzione da quello che – studiosi e giornalisti seri – hanno definito il ‘complesso militar industriale americano’. Fusaro alza i toni contro l’americanismo ma presenta una critica talmente debole che davvero la CIA avrebbe ragione di dire ‘se sono antimperialisti come Fusaro siamo apposto !’.

2. Molti gruppi politici neo-togliattiani concorderebbero con l’autore di ‘Bentornato Marx’ su questioni come: sovranità nazionale, euro ed indipendenza politica.

Siamo tutti d’accordo che la NATO debba essere distrutta e che bisogna costruire un grande fronte antimperialista per la smilitarizzazione di questo paese ma, come ho detto prima, questi gruppi rimuovono la categoria di imperialismo nei termini leniniani. Marco Rizzo – segretario di Comunisti – Sinistra Popolare – concorderebbe con Fusaro o con molti gruppi geopoliticisti come Eurasia e Stato e Potenza nel dire ‘l’Italia non è più una potenza imperialistica, la liberazione nazionale può essere separata da quella sociale e l’occupazione militare americana ci ha fatti diventare una semi-colonia’.

L’Italia in realtà è una potenza imperialistica e, per dirla con Lenin, un imperialismo straccione. Inoltre, per fissare la bussola sulla categoria leninista di imperialismo, è bene riportare qualche stralcio dal celebre testo del dirigente bolscevico russo, ‘Imperialismo, fase suprema del capitalismo’ e per la precisione citerò passi tratti dal VI capitolo che analizza come avviene la spartizione del mondo fra le grandi potenze.

‘’Accanto ai possedimenti coloniali delle grandi potenze noi abbiamo messo le piccole colonie degli Stati minori, le quali formano l'oggetto più immediato, per così dire, di una possibile e probabile nuova "spartizione" delle colonie. 

Per la maggior parte questi Stati minori conservano le loro colonie soltanto grazie all'esistenza fra i grandi Stati di antagonismi d'interessi e di attriti, che impediscono un accordo per la divisione del bottino. Per ciò che riguarda gli Stati "semicoloniali", essi sono un esempio di quelle forme di transizione nelle quali ci imbattiamo in tutti i campi, così della natura come della società. Il capitale finanziario è una potenza così ragguardevole, anzi si può dire così decisiva, in tutte le relazioni economiche ed internazionali, da essere in grado di assoggettarsi anche paesi in possesso della piena indipendenza politica, come di fatto li assoggetta; ne vedremo ben presto degli esempi. Ma naturalmente esso trova la maggior "comodità" e i maggiori profitti allorché tale assoggettamento è accompagnato dalla perdita dell'indipendenza politica da parte dei paesi e popoli asserviti. Sotto tale rapporto i paesi semicoloniali costituiscono un caratteristico "quid medium". E' chiaro che la lotta per questi paesi semicoloniali diventa particolarmente acuta nell'epoca del capitale finanziario, allorché il resto del mondo è già spartito. 

Politica coloniale e imperialismo esistevano anche prima del più recente stadio del capitalismo, anzi prima del capitalismo stesso. Roma, fondata sulla schiavitù, condusse una politica coloniale ed attuò l'imperialismo. Ma le considerazioni "generali" sull'imperialismo, che dimentichino le fondamentali differenze tra le formazioni economico-sociali o le releghino nel retroscena, degenerano in vuote banalità o in rodomontate sul tipo del confronto tra "la grande Roma e la grande Britannia". Perfino la politica coloniale dei precedenti stadi del capitalismo si differenzia essenzialmente dalla politica coloniale del capitale finanziario. 

La caratteristica fondamentale del modernissimo capitalismo è costituita dal dominio delle leghe monopolistiche dei grandi imprenditori. Tali monopoli sono specialmente solidi allorché tutte le sorgenti di materie prime passano nelle stesse mani. Abbiamo visto lo zelo con cui le leghe internazionali dei capitalisti si sforzano, a più non posso, di strappare agli avversari ogni possibilità di concorrenza, di accaparrare le miniere di ferro e le sorgenti di petrolio, ecc. Soltanto il possesso coloniale assicura al monopolio, in modo assoluto, il successo contro ogni eventualità nella lotta con l'avversario, perfino contro la possibilità che l'avversario si trinceri dietro qualche legge di monopolio statale. Quanto più il capitalismo è sviluppato, quanto più la scarsità di materie prime è sensibile, quanto più acuta è in tutto il mondo la concorrenza e la caccia alle sorgenti di materie prime, tanto più disperata è la lotta per la conquista delle colonie’’.

Quindi gli appunti che farei sono questi:

(1)   L’Italia è all’interno della NATO in quanto potenza imperialistica. Se non avesse una borghesia rapace e corrotta non si sarebbe legata all’imperialismo americano. Qualsiasi processo di rivoluzione sociale in Italia deve avere, alla sua base, il ripudio del colonialismo e dell’imperialismo. Va benissimo l’antiamericano ( essendo gli Usa la principale potenza imperialistica ) ma non dobbiamo nemmeno dimenticarci le parole di Karl Liebknecht ‘il nemico è in casa nostra’.

(2)   Come diceva Gramsci nelle sue Tesi di Lione del 1926, in questo paese ( che è un paese a capitalismo maturo e quindi pronto per essere abbattuto ) l’unica rivoluzione che ci si può aspettare è quella socialista. La sovranità – dovrebbero sapere Rizzo e Fusaro – è di classe quindi, da un punto di vista anticapitalista, la rottura con l’Unione Europea e l’euro ( moneta unica che delinea un nuovo ‘metodo di governo’ ) è importante qualora segni un avanzamento delle classi lavoratrici verso l’abbadimento di questo modello do sviluppo fallimentare.

Chi scrive ha da subito difeso tutti i paesi aggrediti dall’imperialismo: ho difeso la Libia di Gheddafi denunciando i legami con la CIA dei mercenari islamisti di Bengasi e difendo, contro Al Qaeda e la Fratellanza Musulmana, la Siria baathista.

Proprio qualche giorno fa scrissi:

‘’ Gli antimperialisti sono amici della Siria anti-sionista ed anti-americana e, seguendo le posizioni della principale organizzazione della sinistra palestinese il Fronte popolare di liberazione della Palestina, appoggiano l’esercito baathista contro i criminali islamisti filo-occidentali e contro qualsiasi aggressione imperialistica.

Un coerente antimperialista dice di più: la Siria baathista ha il diritto di difendersi e di contrattaccare l’occidente colpendo anche l’Italia ( in quanto paese NATO ) e mettendo a repentaglio anche l’integrità nazionale delle nazione italiana.’’ ( Stefano Zecchinelli, Antimperialismo o geopoliticismo ?, Osservatorio anticapitalista )

Ma ho coerentemente specificato che:

‘’Detto questo è necessario anche vedere i limiti della Siria nel campo dell’anticapitalismo: dopo la caduta dell’Urss questo paese, da un punto di vista interno, ha adottato misure economiche neoliberali spostandosi decisamente a destra. Inoltre non possiamo dimenticarci del massacro, proprio contro la Resistenza palestinese, di Tel Al Zaatar o dei comunisti filo-cinesi ( maoisti ) morti nelle carceri di Hafez Al Assad. La Resistenza ha le sue contraddizioni ma chi riduce i processi sociali ad intrighi e complotti di certo non può capirlo’’.

L’antimperialismo di Rizzo, devo dire, è molto strano. Subito dopo l’aggressione criminale alla Libia ‘il nostro’ dichiarò all’ANSA:

‘’ La guerra porterà al nostro paese tre risultati sfavorevoli: per primo una bomba migrante che viene indirizzata senza alcuno scrupolo verso le nostre coste, con la totale e pervicace volontà dell’Europa di usare queste persone come carne da macello contro l’Italia scatenando i più bassi istinti razzistici; il secondo è il possibile afflusso di terrorismo; il  terzo, non indifferente, la riduzione di risorse petrolifere e dei gas pari a 1/5 del nostro fabbisogno. Il contraccolpo per l’Italia è abbastanza preoccupante’’ (agenziastampaitaliana.it)’’.

Una dichiarazione che poteva essere rilasciata da un esponente della Lega Nord per la vile retorica contro gli immigrati, ma a me saltà all’occhio questo passaggio ‘’il terzo, non indifferente, la riduzione di risorse petrolifere e dei gas pari ad 1/5 del nostro fabbisogno. Il contraccolpo per l’Italia è abbastanza preoccupante’’. Quindi Rizzo cosa fa ? Prende le difese dell’imperialismo italiano augurandosi la penetrazione dei capitali italici nei paesi africani ! Questo mi sembra il senso del suo discorso, inutile dilungarci e girarci intorno.

Non so a cosa si riferisce Rizzo quando parla di ‘terrorismo’. Il nostro boss cossuttiano fa forse riferimento ai movimenti di liberazione nazionale che – dalla Resistenza irakena agli Hezbollah – stanno dando filo da torcere agli imperialisti compresi quelli italiani ? Questo signore si dice ‘marxista-leninista’ ma non solo teme per le sorti dell’imperialismo italiano, arriva addirittura a bollare i movimenti antimperialistici come terroristi.

Rizzo, a dispetto del suo ‘marxismo-leninismo’, non si ricorda con che parole di fuoco Mao Tse Tung bollò la collaborazione di classe con settori della borghesia di stato fra cui, proprio nel caso italiano, l’ENI che il suo partito ( insieme ai geopoliticisti di Stato e Potenza ) difende. Lasciamo che sia il grande comunista cinese a dargli una risposta definitiva ‘Oggi l’imperialismo, nei singoli Stati, sta realizzando un neofascismo, un fascismo nuova maniera, un neo corporativismo nel quale gli interessi della classe lavoratrice più emancipata si unisconono agli interessi della classe borghese e del capitalismo di stato borghese’.

Gli antimperialisti sono – non nei termini di Rizzo e Fusaro – per la difesa degli stati non allineati ma, sono anche consapevoli, che in molti di questi stati esistono profonde contraddizioni sociali ( quindi non si può mettere insieme – come ha fatto Fusaro – l’Iran con Cuba ). Seguirei ancora la lezione maoista: ‘’Accettare la coesistenza pacifica significa favorire queste manovre del capitalismo sia nazionale che internazionale’’.

In conclusione cosa accumuna il populismo di Rizzo alla produzione teorica di Fusaro: (1) il concetto di popolo si va a sostituire a quello di classe. Nel ‘neocomunitarismo’ di Fusaro scompare del tutto il conflitto Capitale/Lavoro mentre, in Rizzo, questo conflitto viene smorzato in una prospettiva politica collaborazionisa con forze borghesi; (2) esaltazione delle borghesie nazionali nei paesi post-coloniali e indipendenti. La diplomazia non viene più vista come uno strumento della penetrazione imperialistica; (3) eliminazione di categorie marxiste importanti come quella di formazione economico e sociale. Un leader marxista ( es. Georges Habash ), per un Rizzo, vale quanto un nazionalista arabo alla Gheddafi. Le Resistenze antimperialistiche vengono ricondotte all’apologia di capi popolo borghesi prescindendo dai diversi interessi di classi che ci sono dentro i fronti popolari e gli stessi singoli stati che resistono.

Una prospettiva politica neo-populista che con il vero antimperialismo non ha nulla a che vedere, ma anzi confligge direttamente !

Stefano Zecchinelli










6 commenti:

  1. Caro Zecchinelli, usi categorie in cui non mi riconosco e che anzi ho messo in congedo da tempo: fascismo, borghesia, ecc. Usarle equivale a combattere con vecchie mappe sul nuovo territorio, ed è un errore che non intendo fare. Le categorie che usi valgono nella fase dialettica del capitalismo (dunque fino al 1968), ma non oggi. Ebbene sì, sono estimatore di Schmitt e di Heidegger e non penso che si debba essere nazisti per apprezzare la loro grandezza (che solo chi è reso cieco dall'ideologia può negare), né rinuncio per questo alla mia visione dialettica ispirata a Hegel e a Marx. Citi Fukuyama e i suoi debiti teorici: il fatto che fosse un seguace di Hegel non significa che Hegel sia responsabile delle sciocchezze che ha detto, e lo stesso potrebbe dirsi per gran parte dei marxisti novecenteschi e del loro rapporto con Marx. Ti do ragione sul fatto che il mio pensiero non è marxista (con buona pace del coro di chi continua a darmi del marxista). poiché ho spiegato la mia posizione in 500 pagine facilmente disponibili ("Minima mercatalia"), mi limito a dire che l'obiettivo è per me la ridialettizzazione dell'odierno capitalismo assoluto: e per fare ciò, occorre tornare agli Stati nazionali, al conflitto di classe, al welfare state e alla progettazione operativa di futuri alternativi, sottratti alla presa fatale della globalizzazione e dell'eurocrazia dilagante. Non sono marxista, né voglio esserlo: ho sempre scelto, nel mio piccolo, di procedere con la mia testa, che è poi la via regia del filosofare. Ad maiora!

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  2. Ma Rizzo non ha mai negato il conflitto di classe, questo articolo riporta posizioni non vere.

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  3. Comunisti Sinistra popolare non è un gruppo neo-togliattiano!

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  4. Interessante dibattito, anche se mi ritengo scettico sulla possibilita' che le enormi contraddizioni del presente momento storico si possano risolvere a tavolino (semplifico ma non disprezzo).
    Noto tuttavia un punto che continua a lasciarmi perplesso - vale a dire l'equiparare la critica all'immigrazione incontrollata a "posizioni da Lega Nord" (o simile). Il mascalzonismo della Lega Nord non merita nemmeno un commento. Ma il problema della sovra-popolazione esiste e non puo' essere risolto ignorandolo. Una delle grandi piaghe del terzo mondo (e di riflesso del mondo intero) e' l'incontrollata fertilita'. Nessun miglioramento economico del terzo mondo arrivera' in tempo a ridurre la fertilita' prima che si arrivi al disastro, vale a dire la terza guerra mondiale. Non lo dice chi scrive ma coloro che si occupano del problema. Filosoficamente, il problema della popolazione ha dei paralleli con quello del clima. C'e' chi lo nega strenuamente nonostante l'evidenza sia sotto gli occhi di tutti. Chi leggera' questo commento dovrebbe ponderare che alla fine di leggerlo ci sara' un netto di 900 umani in piu' sul pianeta. Al momento l'unico paese che ha affrontato il problema, come ben sappiamo, e' la Cina - che comincio' ad affrontarlo quando erano ancora comunisti di fatto (e non di parole) - se non sbaglio. A riguardo del soggetto principale, dibattere se il disastro neo-liberista si possa combattere con o senza il marxismo e' a mio avviso sterile. Non per via di Marx ma per via delle molteplici etichette e spesso contraddittorie interpretazioni teoriche che, nella pratica, si risolvono in nulla.

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    1. Matteo Luca Andriola17 luglio 2014 alle ore 07:22

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