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mercoledì 8 luglio 2015

Il Venezuela può andare in default?, di Attilio Folliero

Attilio Folliero, Caracas 06/07/2015

In risposta ad una lettera ricevuta dall'Italia, le mie considerazioni sul perché il Venezuela non andrà in default. Oggi si parla molto di debito pubblico e di possibile default per esempio della Grecia, dimenticando spesso gli USA, secondo me paese destinato al fallimento; nei media internazionali si parla anche di un possibile default del Venezuela, anzi certi analisti finanziari "interessati" danno praticamente per scontato il default del Venezuela. Di seguito il testo della lettera ricevuta. La lettera è firmata, ma per correttezza evito di pubblicare il nome dello scrivente. "... Sono uno studioso indipendente dei problemi dell’America Latina, ho trovato la sua mail nel blog. Mi permetto di contattarla per avere una sua view sulla situazione venezuelana, molti analisti finanziari ritengono che il paese non riuscirà a pagare gli interessi sul debito pubblico e fallirà, l’inflazione si aggira intorno al 200% e inoltre so che a dicembre ci saranno le elezioni. Cosa pensa che accadrà? La ringrazio in anticipo e la saluto cordialmente".

Il Venezuela non andrà in default. Questa è la mia opinione. E' vero che l'inflazione in Venezuela per l’anno in corso si aggira attorno al 150-200%, cosi come pure è evidente una contrazione del PIL e soprattutto delle riserve internazionali, che un tempo erano il punto di forza dell'economia venezuelana; è vero che i prezzi del petrolio continuano ad essere bassi e la situazione economica generale del paese è difficile.

Gli analisti finanziari, di cui si parla nelle lettera ricevuta che prefigurano il fallimento, il default del Venezuela perché secondo loro non riuscirà a pagare gli interessi sul debito, non prendono in considerazione alcuni elementi. Ovviamente le loro analisi sono interessate, miranti a diffondere nell’opinione pubblica internazionale proprio l’idea che il Venezuela stia andando incontro ad un default, cosa della quale io francamente dubito per i motivi che espongo a continuazione.

Prima di tutto il bilancio del governo venezuelano, anche quando i prezzi del petrolio erano a 100 dollari ed oltre, era compilato tenendo in conto prezzi notevolmente inferiori. Anche il bilancio di quest’anno 2015, approvato a giugno/luglio dello scorso anno, quando i prezzi del petrolio erano ancora a 100 dollari, prevede un prezzo del petrolio a 60. Con un prezzo attuale del petrolio attorno a 55 dollari, il bilancio venezuelano presenta si un deficit, ma non è enorme; per coprire questa differenza il governo sta utilizzando differenti strategie: ricorre alle proprie riserve internazionali, che in effetti stanno diminuendo, essendo passate da 22 miliardi di dollari di inizio anno ai 16 miliardi attuali (1); sta impegnando una parte del proprio oro (2), anche se in realtà le riserve auree del Venezuela sono stabili e continuano ad essere le più alte dell’America Latina (3); sta ricorrendo al prestito, soprattutto con i cinesi.

Altro fattore che molti analisti finanziari dimenticano nelle loro analisi "interessate" sono le risorse naturali di cui il Venezuela è ricco. Il Venezuela non possiede solo petrolio, ma anche gas, bauxite (alluminio), ferro, coltan, terre rare, acqua e assieme a tante altre anche oro.

Tutti sanno che il Venezuela possiede la riserva petrolifera più grande del pianeta, al momento oltre 300 miliardi di barili, che saliranno sicuramente a 500/600 miliardi nei prossimi anni. Quando si parla di riserva petrolifera si fa riferimento al petrolio estraibile con la tecnologia attuale, la cui estrazione è economicamente conveniente. In realtà la quantità di petrolio presente in Venezuela è enormemente superiore; nella sola Fascia dell’Orinoco, la regione con la più grande riserva petrolifera del mondo, si trovano più di 1.100 miliardi di barili. Man mano che la tecnologia progredisce si inglobano nelle riserve effettive anche quei miliardi di barili che prima non potevano essere estratti o non risultava economicamente conveniente estrarre. Di questi dati gli analisti finanziari interessati pare proprio che non ne tengano conto.

Anche le riserve di gas sono enormemente aumentate in questi ultimi anni, diventando il Venezuela anche per questo prodotto uno dei principali attori del mondo. Attualmente si stima una riserva di 196.000 miliardi di piedi cubici di gas, che fa del Venezuela l’ottava riserva di gas del mondo; secondo ENAGAS, l’Ente Nazionale del Gas, il Venezuela passerà presto ad essere la terza riserva di gas del mondo (4).

Ciò di cui “ignorano” molti analisti finanziari è la grande ricchezza di coltan e oro presenti in Venezuela. Dato che la maggior parte dei dati riguardanti le riserve delle risorse naturali presenti nel nostro pianeta sono forniti dal US Geological Survey (USGS), ovvero l’Agenzia di Geologia del Governo degli Stati Uniti, molti dati sono manipolati a sua convenienza. Per esempio, prima dell’avvento di Chavez, al Governo dal 1999, il petrolio della Fascia dell’Orinoco per l’USGS non era considerato tale, ma bitume naturale, venduto a prezzi notevolmente inferiori al petrolio.

Oggi succede la stessa cosa con le cifre del coltan e delll’oro. Il Coltan è una miscela complessa di columbite e tantalite, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente allo stato puro. Il coltan si usa nell'industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili; è utilizzato nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte, usati in telefoni cellulari e computer. È un minerale considerato strategico dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, pertanto si comprende facilmente la sua enorme importanza ed il suo elevato prezzo, superiore a quello dell’oro e dei diamanti. Ebbene si stima che il Venezuela, come annunciato da Chavez (5) abbia riserve per oltre 100.000 tonnellate di coltan.

Per quanto riguarda l’oro, USGS stima che ci siano nel mondo riserve per 55.000 tonnelate. Tali dati però sono sicuramente sottostimati o per essere più esatti sono manipolati, se è vero che altre fonti danno dati differenti (6). La manipolazione riguarda i dati dei due paesi che possiedono le più importanti riserve di oro, ovvero il Sud Africa ed il Venezuela. Il Venezuela, secondo stime annunciate da Chavez, su studi di società iraniane e russe, ha nel proprio sottosuolo riserve in oro per oltre 25.000 tonnellate (7). Per capire tale dato basta dire che equivale a quasi tutto l’oro detenuto da tutte le banche centrali del mondo.

Con tutte queste riserve di materie prime il Venezuela può fallire? Può andare incontro ad un default? Indubbiamente no! In caso di difficoltà estrema, per esempio potrà sempre vendere a futuro la produzione di petrolio alla Cina, come in effetti sta facendo, in cambio dell'anticipo dei pagamenti, ovvero liquidità per pagare anche eventuali interessi sul debito.

Russia, l’altro importante partner commerciale del Venezuela, secondo quanto rivelato da Max Keiser in una sua recente trasmissione di Russia Today (8), vorrebbe acquistare 5.000 tonnellate di oro che ovviamente non riesce a trovare, perché nel mercato mondiale non esiste tale quantità; anche la Cina, pur essendo oggi il primo produttore mondiale di oro, davanti al Sud Africa, cerca continuamente oro. Quindi in casi estremi il Venezuela potrebbe proporre a Cina e Russia la creazione di società miste per la estrazione dell’oro presente in Venezuela.

Infine c’è ancora un altro fattore di cui gli analisti finanziari interessati non tengono conto: il Venezuela potrebbe decidere di vendere i Bolivar! Fatto non preso in considerazione da nessun analista internazionale. Il Bolivar è la moneta nazionale del Venezuela, oggi debolissima, ma che potrebbe apprezzarsi moltissimo. Il Venezuela vende petrolio in dollari, ma potrebbe decidere di venderlo una parte in dollari ed una parte in Bolivares; ciò costringerebbe i compratori del suo petrolio a rifornirsi di Bolivares ovviamente dalla Banca Centrale del Venezuela; l'aumento della domanda di bolivares, rafforzerebbe il suo valore rispetto al dollaro; ciò si tradurrebbe in una riduzione del valore del debito espresso in dollari e quindi anche degli interessi espressi in dollari; ma il Venezuela potrebbe anche decidere di passare all’instaurazione del Bolivar d’oro. Ciò non è utopia proprio perché il Venezuela possiede tantissimo oro, la seconda riserva di oro del mondo e – ripetiamolo pure - praticamente equivalente a quasi tutto l’oro che possiedono tutte le banche centrali del mondo.

Il default di un paese ricco di risorse naturali come il Venezuela non sembra proprio possibile. Il Venezuela possiede i principali prodotti richiesti dal mercato mondiale attuale: petrolio, gas, oro, coltan, bauxite, ferro, terre rare, uranio (non sfruttato attualmente in Venezuela), senza dimenticare il cacao “Chuao” la qualità di cacao più pregiata e più richiesta nel mercato mondiale.

Effettivamente mancano le risorse economiche per estrarre o aumentare l’estrazione di queste risorse naturali, ma essendo tutte risorse altamente strategiche ed indispensabili alla società attuale, non sarebbe difficile reperire gli investimenti necessari, cosi come avvenuto per lo sfruttamento del petrolio della Fascia dell’Orinoco; in poco tempo arrivarono investimenti per oltre 100 miliardi di dollari, tra i quali anche 7 miliardi di Euro da parte dell’ENI.

Fino ad ora il Venezuela, grazie agli alti prezzi del petrolio di cui ha goduto nell’ultimo decennio non si è preoccupato di sviluppare gli altri settori o approfittare della presenza delle altre risorse naturali e questo a mio avviso è stato il principale sbaglio, ma non è mai tardi per porvi rimedio; anzi, la caduta dei prezzi del petrolio obbligherà il Venezuela a svilupparli.

Infine, c'è ancora da prendere in considerazione la parola dello stesso Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, il quale ebbe a dichiarare che per il 2015 e il 2016 non ci sarebbero stati problemi di bilancio. Riporto tale dichiarazione come per dire a margine del discorso, per il fatto che proviene dal principale interessato e quindi per alcuni non fa testo. In ogni caso è bene sapere che il Presidente del Venezuela esclude problemi per il 2015 e 2016. 

In quanto alle elezioni parlamentari di dicembre, tra i tanti colpi di stato scoperti e quindi falliti c’è anche il possibile “colpo parlamentare” denunciato dal giornalista Jose Vicente Rangel, già Vice Presidente della Repubblica con Hugo Chavez (9). L’obiettivo dell’opposizione venezuelana sarebbe di effettuare un golpe alla paraguaya, ossia ottenere la maggioranza assoluta alle prossime elezioni di dicembre e poi votare la destituzione del Presidente della Repubblica. Ovviamente sarebbe una procedura del tutto illegale, perché la Costituzione non prevede tale strumento per destituire il presidente. In ogni caso la vittoria elettorale dell’opposizione non è certa, anzi la vedo difficile. Indubbiamente l’opposizione ha una quantità di voti molto vicina a quella del governo, come ha dimostrato l’ultima elezione presidenziale dell’aprile 2013, in cui Maduro ha vinto con solo 200.000 voti di vantaggio.

Alle prossime elezioni parlamentari potrebbe anche avere un numero di voti superiore a quello dei partiti che appoggiano il Governo, ma difficilmente potrà ottenere la maggioranza dei deputati; infatti, bisogna considerare due fattori: il primo, che in Venezuela vige il sistema elettorale maggioritario, con l’elezione di un deputato per collegio; il secondo fattore da considerare è il fatto che il voto dell’opposizione non è omogeneo in tutto il territorio nazionale, ma si concentra nei quartieri più ricchi delle grandi città; in tali zone arriva a prendere anche il 90%, come a Chacao o Baruta (nell’est della città di Caracas, tra le zone più ricche del Venezuela); nella stragrande maggioranza dei collegi popolari difficilmente potrà ottenere l’elezione del deputato. Quello che sembra certo è la grande astensione come hanno dimostrato le elezioni primarie dei partiti di entrambi gli schieramenti: per l’opposizione hanno votato poco più di 500.000 elettori, ma si è votato solamente in un terzo dei collegi; per il partito socialista hanno votato poco più di 3 milioni di persone e si votava in tutti i collegi. In particolare nell’ultima elezione del Partito Socialista potevano votare non solo gli iscritti al partito (circa 7,5 milioni) ma tutti i cittadini venezuelani aventi diritto al voto (circa 20 milioni). In definitiva ha votato il 15% circa. 

Tra l’altro per quanto riguarda l'elezione dell'opposizione, ad oltre un mese di distanza non sono ancora stati diramati i risultati e quindi gli eletti! In definitiva risulta che le persone che non appoggiano il presidente ed il partito del presidente non appoggiano neppure i partiti di opposizione, che sono tanti, oltre una trentina, e mai si mettono d’accordo; ognuno è in lotta con l’altro. I risultati dei vincitori non sono ancora stati resi noti perché ci sono lotte intestine all'interno dei vari partiti e quindi è probabile che alla fine si proporranno non i candidati scelti dal popolo dell'opposizione, ma quelli derivanti da subdoli accordi. Ovviamente questo comportamento antidemocratico influisce sull’astensione dei votanti che non appoggiano Maduro, che in fin dei conti vanno a votare massivamente solo quando si tratta di eleggere il Presidente, ovvero votare contro il chavismo.

Riassumendo, per le prossime elezioni prevedo una grande astensione, una elezione equilibrata per quanto riguarda il numero dei voti, ma alla fine otterrà comunque la maggioranza la coalizione che fa capo al presidente Maduro.

Secondo me, più che guardare a questa elezione parlamentare bisogna rivolgere l’attenzione al possibile referendum revocatorio del prossimo anno. In Venezuela esiste la possibilità di revocare il mandato a tutti gli eletti, quindi anche al Presidente della Repubblica a metà del periodo presidenziale. In questo caso l’opposizione deve prima raccogliere un numero di firme sufficienti per innescare il referendum, ossia il 20% degli aventi diritto al voto, quindi all’incirca 4 milioni e poi ottenere la vittoria nel referendum; ma non è sufficiente la semplice maggioranza dell’opzione a favore della revoca del mandato, occorre che il numero dei voti favorevoli alla revoca del mandato sia superiore al numero dei voti ottenuti dal Presidente per la sua elezione; in questo caso, Maduro avendo vinto con il 52% e circa 7,5 milioni di voti a favore potrebbe anche perdere e quindi si aprirebbero scenari completamente nuovi per il Venezuela.

Note

1)  I dati delle Riserve Internazionali del Venezuela reperibili nel sito della Banca Centrale del Venezuela (BCV), Url: http://www.bcv.org.ve;
2)    Vedasi articolo “Reuters: Venezuela obtiene 1.000 millones de dólares por canje de oro”http://www.aporrea.org/internacionales/n269275.html;
3)    Vedasi articolo “Venezuela mantiene las mayores y más estables reservas en oro de América Latina”, Url: http://www.avn.info.ve/contenido/venezuela-mantiene-mayores-y-m%C3%A1s-estables-reservas-oro-am%C3%A9rica-latina;
4) Vedasi "Reservas gasíferas en Venezuela” nel sito di PDVSA, Url:http://www.pdvsa.com/PESP/Pages_pesp/aspectostecnicos/gasnatural/reservas_gasiferas.html;
5)   Vedasi articolo di Jairo Larotta del 16/02/2015 “Rusia y China irán al patrón oro. ¿Por qué Venezuela no lo hace?” Url: http://www.aporrea.org/internacionales/a202791.html
6)  Per esempio “Bureau of Mines” degli Stati Uniti o il “South African Mineral Bureau” danno altre cifre per le riserve del Sud Africa;
7)    Vedasi articolo in nota 5;
8)  Max Keiser nella puntata di "Keiser Report" del 27/06/2015 trasmessa da Russia Today; vedasi video della trasmissione dal minuto 18:30 in avanti, Urlhttp://actualidad.rt.com/programas/keiser_report/178727-keiser-776;
9)  Vedasi articolo “José Vicente Rangel advierte que la derecha prepara un golpe parlamentario similar al de Paraguay”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/08/jose-vicente-rangel-advierte-que-la.html.

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