Colloquio con al-Arabiya
Durante un colloquio negli studi del canale Al-Arabiya, Thierry
Meyssan ritorna a parlare degli attentati del 11 Settembre 2001, il
ruolo di Al Qaïda e la teoria neo-conservatrice del "complotto
islamico mondiale". Egli presenta anche la sua analisi
sull’assassinio di Rafic Hariri, sulla "rivoluzione dei cedri" e
sulle minacce che pesano sull’Iran e sulla Siria, spiegando che
per questi ultimi paesi l’operazione è pilotata da David Satterfield
del Dipartimento di Stato e da Eliot Abrams del Consiglio Nazionale
di Sicurezza. Questa operazione si appoggia per altro ai dispositivi
creati dalla CIA per l’US Committee for a Free Lebanon di Ziad Abdelnour.
Al-Arabiya : Lei ha incominciato un’ inchiesta giornalistica sul 11 Settembre in una serie di libri, dei quali il più importante è stato “L’Effroyable imposture” (“L’incredibile menzogna” Fandango Editore 2002). A quali risultati è arrivato nel corso degli ultimi mesi?
Ci sono dei nuovi elementi che fanno luce su questi avvenimenti? Le rivendicazioni successive di Bin Laden sul 11 Settembre e le sue attività non smentiscono forse le sue conclusioni sulla responsabilità di questi attacchi da parte d’altri? Thierry Meyssan : Gli attentati del 11 Settembre non sono che il punto di partenza di una politica che è stata preparata da molto tempo e di cui noi vediamo tutti i giorni dei nuovi sviluppi. Il mio lavoro analizza questa politica nel suo insieme. Mi sono interessato agli attentati solamente per capire questa politica, poiché gli attentati ne sono "l’atto fondatore".
Nel corso degli ultimi tre anni noi abbiamo raccolto una grande quantità di nuovi informazioni sugli attentati, ma in fondo non sono che un accumulo di dettagli. Questi sono compatibili con la mia tesi, raramente con la versione ufficiale. Certi sono sconcertanti, come il fatto che il mattino del 11 Settembre 2001 un agente militare degli USA organizzava una esercitazione, il cui scenario era: cosa potremmo fare se un aereo di linea si schiantasse sul Pentagono? Uno scenario che era stato concepito da mesi addietro da un ufficiale dell’aria (Air Force), passato nel frattempo al settore privato, il quale pilotava (guarda caso!) quel giorno l’aereo che si pretende schiantatosi sul Pentagono, di cui non è stato trovato nessuna traccia.
Al-Arabiya : Lei ha incominciato un’ inchiesta giornalistica sul 11 Settembre in una serie di libri, dei quali il più importante è stato “L’Effroyable imposture” (“L’incredibile menzogna” Fandango Editore 2002). A quali risultati è arrivato nel corso degli ultimi mesi?
Ci sono dei nuovi elementi che fanno luce su questi avvenimenti? Le rivendicazioni successive di Bin Laden sul 11 Settembre e le sue attività non smentiscono forse le sue conclusioni sulla responsabilità di questi attacchi da parte d’altri? Thierry Meyssan : Gli attentati del 11 Settembre non sono che il punto di partenza di una politica che è stata preparata da molto tempo e di cui noi vediamo tutti i giorni dei nuovi sviluppi. Il mio lavoro analizza questa politica nel suo insieme. Mi sono interessato agli attentati solamente per capire questa politica, poiché gli attentati ne sono "l’atto fondatore".
Nel corso degli ultimi tre anni noi abbiamo raccolto una grande quantità di nuovi informazioni sugli attentati, ma in fondo non sono che un accumulo di dettagli. Questi sono compatibili con la mia tesi, raramente con la versione ufficiale. Certi sono sconcertanti, come il fatto che il mattino del 11 Settembre 2001 un agente militare degli USA organizzava una esercitazione, il cui scenario era: cosa potremmo fare se un aereo di linea si schiantasse sul Pentagono? Uno scenario che era stato concepito da mesi addietro da un ufficiale dell’aria (Air Force), passato nel frattempo al settore privato, il quale pilotava (guarda caso!) quel giorno l’aereo che si pretende schiantatosi sul Pentagono, di cui non è stato trovato nessuna traccia.
Autori come Bruno Cardenosa in Spagna oppure Michael C. Ruppert
negli Stati Uniti hanno pubblicato delle opere esaurienti su questi
elementi. Dal canto suo, la Casa Bianca ha incaricato una commissione
d’inchiesta indipendente del Congresso. Questa commissione ha proceduto a
delle audizioni, di cui la più importante è stata fatta a porte chiuse,
e ne ha steso un rapporto. Quest’ultimo è stato acclamato dalla critica
come un avvenimento letterario e non come un lavoro rigoroso
d’inchiesta. Il professore David Ray Griffin
ne ha tirato fuori una analisi implacabile, nella quale mette in luce
tutti i quesiti che la gente si pone e ai quali la "commissione
indipendente del Congresso" ha evitato di rispondere. In fondo è qui
l’informazione la più importante: tre anni dopo gli attentati, le
autorità americane non sono state in grado di presentare una versione
unica e credibile dei fatti. La successione dei tempi stabilita dalla
Commissione presidenziale è differente da quella stabilita dalla
Commissione del Congresso. Non sono stati ancora chiariti i punti i più
importanti: non sappiamo come l’FBI abbia stabilito la sua lista
nominativa dei presunti pirati dell’aria. E rifiutano sempre d’esibire
gli atti di decesso di questa gente, di cui oltretutto sappiamo che
qualcuno di loro non era nemmeno nell’aereo ed è ancora vivente. Altro
esempio: una commissione di ingegneri ha steso un rapporto spiegando che
il crollo della Torre n° 7 del Word Trade Center, nel pomeriggio di
quel giorno, fu dovuto alla destabilizzazione delle fondamenta, in
ragione all’onda d’urto provocata dal crollo delle due Torri gemelle
avvenuto al mattino. Ma nel frattempo, il proprietario della Torre n°7
ha dichiarato alla televisione che aveva dato l’ordine di distruggerla,
per evitare che si sprofondasse lateralmente sugli altri edifici. Egli
ha cosi’ ammesso che questa Torre n°7 era stata minata, che gli
esplosivi erano stati piazzati prima, e che erano state le autorità
americane ad attivarle. Un miliardario degli Stati Uniti, Jimmy Walters,ingegnere
civile pure lui, ha offerto un premio di 1 milione di dollari a chi
trovasse una spiegazione scientifica credibile del crollo così rapido
delle Torri Gemelle e compatibile con la versione ufficiale. Nessuno gli
ha reclamato questi soldi fino ad ora, e soprattutto nessuno dei
funzionari che hanno inventato la versione ufficiale.
Un sondaggio di Zogby International ha mostrato che più della metà dei New Yorkesi non crede più alla versione ufficiale e sono tutti persuasi che, come minimo, l’amministrazione Bush sapeva tutto in anticipo e ha volontariamente lasciato commettere questi crimini.
In quanto a Osama Bin Laden, nessuno sa cosa c’entra lì dentro. Certo, è stato accusato e ha rivendicato gli attentati. Ma nessuno dei legami precisi che erano stati evocati tra lui e gli attentati ha potuto essere provato. Nessuno. George W. Bush ci annunciava che l’avrebbe trascinato davanti alla giustizia. Ha anche fatto la guerra in Afganistan principalmente per arrestarlo. E poi niente. Non abbiamo nessuna certezza che sia ancora in vita, sebbene la sua voce e la sua immagine appaiono ancora in televisione per rivendicare tutto e non importa cosa. A gennaio 2005, l’anziano numero 2 del KGB, Leonid Chebarchine , ha dichiarato che bisognava finirla con questa mascherata, in quanto i servizi segreti del mondo intero sanno che Bin Laden è un agente della CIA, non solamente venti anni fa, ma anche oggi. D’altronde fate il bilancio della sua azione: Bin Laden non ha portato niente alla causa che pretendeva servire; al contrario ha dato un'immagine sanguinaria dell’Islam e ha servito solo a giustificare l’imperialismo dei neo-conservatori statunitensi.
Un sondaggio di Zogby International ha mostrato che più della metà dei New Yorkesi non crede più alla versione ufficiale e sono tutti persuasi che, come minimo, l’amministrazione Bush sapeva tutto in anticipo e ha volontariamente lasciato commettere questi crimini.
In quanto a Osama Bin Laden, nessuno sa cosa c’entra lì dentro. Certo, è stato accusato e ha rivendicato gli attentati. Ma nessuno dei legami precisi che erano stati evocati tra lui e gli attentati ha potuto essere provato. Nessuno. George W. Bush ci annunciava che l’avrebbe trascinato davanti alla giustizia. Ha anche fatto la guerra in Afganistan principalmente per arrestarlo. E poi niente. Non abbiamo nessuna certezza che sia ancora in vita, sebbene la sua voce e la sua immagine appaiono ancora in televisione per rivendicare tutto e non importa cosa. A gennaio 2005, l’anziano numero 2 del KGB, Leonid Chebarchine , ha dichiarato che bisognava finirla con questa mascherata, in quanto i servizi segreti del mondo intero sanno che Bin Laden è un agente della CIA, non solamente venti anni fa, ma anche oggi. D’altronde fate il bilancio della sua azione: Bin Laden non ha portato niente alla causa che pretendeva servire; al contrario ha dato un'immagine sanguinaria dell’Islam e ha servito solo a giustificare l’imperialismo dei neo-conservatori statunitensi.
Al-Arabiya : Qual è il destino che attende, a vostro avviso, i
capi d’Al-Qaïda e i Talibani? Anche perché la maggior parte di loro sono
ancora in libertà e non sappiano dove siano?
Thierry Meyssan : Come ho spesso scritto, al Qaida non è una organizzazione strutturata, è un nome generico con il quale gli Stati Uniti indicano tante cose differenti senza legami tra di loro. E’ ridicolo attribuire agli stessi individui l’attacco del Pentagono e l’esplosione di una bomba in un night a Bali.
Se vogliamo parlare dell’Organizzazione di Osama Bin Laden, dobbiamo ammettere che quello che abbiamo trovato di quest’organizzazione è ben rudimentale. In una conferenza stampa, a gennaio 2001, Rumsfeld ha preteso che Bin Laden si preparava a lanciare un satellite dalla sua base spaziale in Afganistan. Nel corso della guerra d’Afganistan, il Times di Londra ha pubblicato degli schemi di complessi sotterranei di Bin Laden, di vere città-bunker, e tutta la stampa occidentale ha ripreso queste notizie. Poi c’è stata una guerra. Non abbiamo mai trovato nè la base spaziale, nè i complessi sotterranei, giusto delle baracche in torchis (in mattoni di terra mescolata a paglia).
I Talibani erano anche loro miserabili. Era una confraternita settaria e oscurantista. Non hanno mai attaccato gli Stati Uniti e quest’ultimi non avevano il diritto di farne una guerra. Bisognava certamente rovesciare il loro regime, ma non bombardando le popolazioni. Oggi i Talebani si sono fusi nella popolazione pakistana e afgana e più nessuno se ne preoccupa. Invece esiste un movimento intellettuale islamico radicale che glorifica l’uso della violenza e amalgama ebrei e sionisti, cristiani e crociati. E’ pericoloso perché le sue analisi sono sbagliate e perché raggira i giovani verso metodi indegni e azioni sterili. Bisogna rispondere a questo movimento con pazienza rifiutando i suoi argomenti e proponendo più nobili ideali ai suoi addetti. Non aggiungendo violenza alla violenza.
Al-Arabiya : Qualche analista politico vi ha gravemente criticato, accusandovi di cadere nella trappola della "teoria del complotto". Lo fate del resto con il vostro libro, il quale, secondo loro, non è altro che un raggruppamento d’ipotesi che non hanno basi. Perché non rispondete a queste persone ?
Autori francesi, riutilizzando per i loro scopi gli insulti lanciati contro di me da Daniel Pipes dagli Stati Uniti, mi hanno accusato di cedere alla "teoria del complotto" e d’intrattenere i fantasmi di un mondo arabo arcaico che farebbe ricadere sull’Occidente la responsabilità delle proprie sconfitte. E’ il mondo alla rovescia: quello che chiamiamo in sociologia la "teoria del complotto", è un meccanismo intellettuale che mira a spiegare degli avvenimenti tra loro discordanti, al fine di raggiungere un unico scopo, nascosto e non verificabile. I regimi fascisti hanno utilizzato la teoria del complotto per sfuggire dalle loro responsabilità e stigmatizzare dei gruppi di popolazioni. Per esempio, il Terzo Reich ha preteso che tutti i problemi della Germania provenivano dagli ebrei, poi li ha discriminati e poi li ha sterminati. Per quanto mi riguarda, non cerco di dare una spiegazione a tutti i mali della terra, rendendo responsabile di questi mali il complesso militare-industriale statunitense. Invece l’amministrazione Bush tenta di spiegare tutti gli attentati del mondo intero attribuendoli ad un "complotto islamico mondiale". Quando c’è un taglio nella fornitura dell’energia elettrica negli Stati Uniti, il governo non dice che la causa è la liberalizzazione selvaggia di questa industria, ma la colpa è di Bin Laden. Quando il popolo irakeno resiste all’invasore, non si dice che lotta per la sua indipendenza, ma si dice che è colpa di Bin Laden, ecc..
Inoltre, non capisco quest’affermazione secondo la quale il mondo arabo sarebbe compiacente della "teoria del complotto" e utilizzerebbe i miei lavori per negare la loro responsabilità delle proprie sconfitte. Prima di tutto il mondo arabo è vasto e diverso. Bisogna essere ben ignoranti per non accorgersi della differenza tra il Marocco e gli Emirati. Inoltre i miei lavori hanno ricevuto la stessa accoglienza da ogni parte del mondo. Allora mi si ribatte che i loro successi in America Latina si spiegano con il motivo che i sudamericani immaginano sempre di essere vittime di un complotto yankee, ecc..
Gli stessi autori mi accusano di minimizzare il pericolo islamico e di addormentare la vigilanza degli Occidentali. C’è senz’altro un pericolo di qualche fanatico musulmano, ma l’Islam non è un pericolo, è una religione di tolleranza. L’Occidente è veramente in pericolo, non a causa di qualche fanatico musulmano che lo minaccia dall’esterno, ma perché accetta all’interno la leadership di neo-conservatori che lo spinge a commettere dei nuovi crimini. Non credo che gli altri siano responsabili dei nostri errori. Non credo al mito del "complotto islamico mondiale". Penso che possiamo vivere insieme in pace, e mi batto per questo.
Thierry Meyssan : Come ho spesso scritto, al Qaida non è una organizzazione strutturata, è un nome generico con il quale gli Stati Uniti indicano tante cose differenti senza legami tra di loro. E’ ridicolo attribuire agli stessi individui l’attacco del Pentagono e l’esplosione di una bomba in un night a Bali.
Se vogliamo parlare dell’Organizzazione di Osama Bin Laden, dobbiamo ammettere che quello che abbiamo trovato di quest’organizzazione è ben rudimentale. In una conferenza stampa, a gennaio 2001, Rumsfeld ha preteso che Bin Laden si preparava a lanciare un satellite dalla sua base spaziale in Afganistan. Nel corso della guerra d’Afganistan, il Times di Londra ha pubblicato degli schemi di complessi sotterranei di Bin Laden, di vere città-bunker, e tutta la stampa occidentale ha ripreso queste notizie. Poi c’è stata una guerra. Non abbiamo mai trovato nè la base spaziale, nè i complessi sotterranei, giusto delle baracche in torchis (in mattoni di terra mescolata a paglia).
I Talibani erano anche loro miserabili. Era una confraternita settaria e oscurantista. Non hanno mai attaccato gli Stati Uniti e quest’ultimi non avevano il diritto di farne una guerra. Bisognava certamente rovesciare il loro regime, ma non bombardando le popolazioni. Oggi i Talebani si sono fusi nella popolazione pakistana e afgana e più nessuno se ne preoccupa. Invece esiste un movimento intellettuale islamico radicale che glorifica l’uso della violenza e amalgama ebrei e sionisti, cristiani e crociati. E’ pericoloso perché le sue analisi sono sbagliate e perché raggira i giovani verso metodi indegni e azioni sterili. Bisogna rispondere a questo movimento con pazienza rifiutando i suoi argomenti e proponendo più nobili ideali ai suoi addetti. Non aggiungendo violenza alla violenza.
Al-Arabiya : Qualche analista politico vi ha gravemente criticato, accusandovi di cadere nella trappola della "teoria del complotto". Lo fate del resto con il vostro libro, il quale, secondo loro, non è altro che un raggruppamento d’ipotesi che non hanno basi. Perché non rispondete a queste persone ?
Autori francesi, riutilizzando per i loro scopi gli insulti lanciati contro di me da Daniel Pipes dagli Stati Uniti, mi hanno accusato di cedere alla "teoria del complotto" e d’intrattenere i fantasmi di un mondo arabo arcaico che farebbe ricadere sull’Occidente la responsabilità delle proprie sconfitte. E’ il mondo alla rovescia: quello che chiamiamo in sociologia la "teoria del complotto", è un meccanismo intellettuale che mira a spiegare degli avvenimenti tra loro discordanti, al fine di raggiungere un unico scopo, nascosto e non verificabile. I regimi fascisti hanno utilizzato la teoria del complotto per sfuggire dalle loro responsabilità e stigmatizzare dei gruppi di popolazioni. Per esempio, il Terzo Reich ha preteso che tutti i problemi della Germania provenivano dagli ebrei, poi li ha discriminati e poi li ha sterminati. Per quanto mi riguarda, non cerco di dare una spiegazione a tutti i mali della terra, rendendo responsabile di questi mali il complesso militare-industriale statunitense. Invece l’amministrazione Bush tenta di spiegare tutti gli attentati del mondo intero attribuendoli ad un "complotto islamico mondiale". Quando c’è un taglio nella fornitura dell’energia elettrica negli Stati Uniti, il governo non dice che la causa è la liberalizzazione selvaggia di questa industria, ma la colpa è di Bin Laden. Quando il popolo irakeno resiste all’invasore, non si dice che lotta per la sua indipendenza, ma si dice che è colpa di Bin Laden, ecc..
Inoltre, non capisco quest’affermazione secondo la quale il mondo arabo sarebbe compiacente della "teoria del complotto" e utilizzerebbe i miei lavori per negare la loro responsabilità delle proprie sconfitte. Prima di tutto il mondo arabo è vasto e diverso. Bisogna essere ben ignoranti per non accorgersi della differenza tra il Marocco e gli Emirati. Inoltre i miei lavori hanno ricevuto la stessa accoglienza da ogni parte del mondo. Allora mi si ribatte che i loro successi in America Latina si spiegano con il motivo che i sudamericani immaginano sempre di essere vittime di un complotto yankee, ecc..
Gli stessi autori mi accusano di minimizzare il pericolo islamico e di addormentare la vigilanza degli Occidentali. C’è senz’altro un pericolo di qualche fanatico musulmano, ma l’Islam non è un pericolo, è una religione di tolleranza. L’Occidente è veramente in pericolo, non a causa di qualche fanatico musulmano che lo minaccia dall’esterno, ma perché accetta all’interno la leadership di neo-conservatori che lo spinge a commettere dei nuovi crimini. Non credo che gli altri siano responsabili dei nostri errori. Non credo al mito del "complotto islamico mondiale". Penso che possiamo vivere insieme in pace, e mi batto per questo.
Al-Arabiya : Ricevete ancora delle minacce di morte? Qual è in
realtà i rischi che correte per la vostra vita? Questa situazione vi
spingerà a rinunciare a sviluppare la vostra tesi?
Thierry Meyssan : E’ troppo tardi per tornare indietro.
Al-Arabiya :Dopo gli attentati negli Stati Uniti, la campagna discriminatoria contro tutto quello che è islamico nel mondo non si è fermata e, quello che sembra strano, in Europa recentemente si ritrova anche un clima che infastidisce i musulmani, in Francia, in Germania ed in Olanda, manifestandosi attraverso delle reazioni individuali. Pensate che questo non è altro che una continuazione della stessa politica, questa volta orchestrata dall’Europa? E perché?
Thierry Meyssan: In un rapporto di prospettiva del Pentagono, redatto da Paul Wolfowitz su domanda di Dick Cheney giusto dopo la Guerra del Golfo, è indicato che gli Stati Uniti attribuiscono all’Europa la funzione di sostenere la loro economia e al mondo arabo quella di fornire dell’energia. Per dominarci tutti in una volta, bisogna dividerci ed farci opporre l’un con l’altro. A questo fine, degli strateghi neo-conservatori come Bernard Lewis, Samuel Huntington ed altri, hanno immaginato di provocare una "guerra di civilizzazioni" e di persuaderci ch’essa è una fatalità. Gli Stati Uniti oggi fanno dunque tutto quello che possono per creare delle tensioni che possano rendere impossibile il vivere insieme e che conducano le popolazioni a separarsi. In Francia, un uomo politico che si è alleato agli Stati Uniti, Nicolas Sarkozy, ha obbligato le organizzazioni musulmane a far parte di un unico Consiglio nazionale, poi ha provocato tutta questa storia sul velo islamico. Ha trovato un certo eco da parte dei miei compatrioti, ma non così tanto comunque. Per il momento si occupa soprattutto d’ infastidire Chirac.
Al-Arabiya : Come analizzate l’assassinio del ex-Primo ministro libanese Rafic Hariri ? Chi approfitta di tale assassinio? Pensate che tutto si terminerà con il disarmo del Hezbollah nell’avvenire? E come immaginate il prossimo futuro del Libano?
Thierry Meyssan : Rafic Hariri è stato l’uomo del compromesso. Aveva numerosi amici opposti alla Siria e giocava con loro il ruolo di un Ministro degli Affari Esteri delegato dalla Siria.
Intratteneva delle buone relazioni con tutto il mondo al punto di diventare l’uomo chiave per il mantenimento della pace all’interno del Libano. Ne ha approfittato per accumulare una fortuna personale, ma nessuno ce l’aveva con lui poiché rendeva servizio a tutti. Quelli che l’hanno ucciso l’hanno fatto per destabilizzare il Libano e provocare la guerra. Non sono dunque nè delle persone che servono gli interessi del Libano, nè persone che servono gli interessi della Siria.
Dal 1954, Israele si augura di smantellare il Libano, di crearci uno stato maronita e di annettersi il resto del territorio. Dal 2003, gli Stati Uniti si ripromette di utilizzare il Libano come mezzo di pressione sulla Siria per costringere Damasco ad accettare la perdita del Golan e cessare di sostenere la resistenza palestinese. Questi due paesi sono i soli che traggono profitto della morte di Raffic Hariri.
La destabilizzazione del Libano è stata programmata da lunga data. E’ stata pilotata da parte di David Satterfield al Dipartimento di Stato e da Elliot Abrams al Consiglio Nazionale della Sicurezza. Si appoggia su un dispositivo creato dalla CIA attraverso l’US Committee for a Free Lebanon di Ziad Abdelnour.
Per il momento, si tratta di tentare un colpo di stato fornito in kit. Washington applica gli stessi metodi che in Yugoslavia, in Georgia, in Venezuela, in Ucraina, in Bielorussia, ad Haiti, nel Kirgkistan e in Zimbabwe. Le persone non ne possono più della guerra civile e degli accordi di Taëf. Per loro "basta!". La nuova generazione che non ha conosciuto la guerra civile, non ha nessun motivo di volere la presenza siriana che ha messo fine a quest’ultima. Questa volontà di girare pagina, d’ incominciare una nuova era, s’esprime in occasione della morte di Hariri con la quale non c’è rapporto diretto. Ma questo attentato ricorda la guerra civile, anche se Hariri non era una personalità di quel periodo. E’ la goccia d’acqua che fa traboccare il vaso. Gli agitatori ONG degli Stati Uniti coltivano questo sentimento e campano sulla piazza dei Martiri a Beiruth e manipolano il lutto per impedire tutte le riflessioni sull’avvenire del Libano. Spiegano alla gente che le autorità sono illegittime e che bisogna cessare d’obbedire loro. Diffondono dei sondaggi falsi assicurando che, se Hariri si fosse presentato alle legislative, avrebbe ottenuto una larga maggioranza, ciò che è una farsa visto le ultime elezioni. Contestano in anticipo la sincerità delle prossime elezioni previste a maggio. Ancora qualche settimana di queste agitazioni e tutto lo Stato crollerà come un castello di carte, senza progetto di sostituzione. La popolazione avrà allora paura del caos e gli Stati Uniti potranno mettere chi vogliono alla testa di quel pese.
Si scoprirà allora delle vere prove per l’implicazione d’Hafez el-Assad nell’assassinio di personalità libanesi nel passato, poi si troveranno delle falsi prove di responsabilità di suo figlio nell’assassinio di Hariri dichiarando che è colpevole oggi perché suo padre lo era ieri.
S’interpellerà il Consiglio dell’ONU e si piazzerà la Siria sotto accusa. Dato che uno degli scopi di tutta questa manovra è di utilizzare il Libano come porta d’entrata per la Siria.
E’ dunque questo lo scenario previsto, ma senza contare l’Hezbollah. L’Hezbollah ha vinto le elezioni municipali, è rappresentato in Parlamento e riunisce circa un milione e mezzo di manifestanti a Beirut, ma la stampa atlantica finge d’ ignorare la sua evoluzione e continua a presentarlo come un corpuscolo di terroristi. L’hezbollah non ha vocazione di restare un gruppo armato, ma è lui che ha difeso il Libano contro Israele e non abbandonerà il paese. E non abbandonerà nemmeno il paese nelle mani di qualche immigrato libanese corrotto dal Dipartimento di Stato americano.
Al-Arabiya: Ci sono moltissime questioni che sono poste riguardo gli attivisti islamici accusati d’essere dietro gli attentati del 11 settembre. La più importante è "Perché abbiamo abbassato lo sguardo davanti Hassan Al-Tourabi?"
Thierry Meyssan : E’ troppo tardi per tornare indietro.
Al-Arabiya :Dopo gli attentati negli Stati Uniti, la campagna discriminatoria contro tutto quello che è islamico nel mondo non si è fermata e, quello che sembra strano, in Europa recentemente si ritrova anche un clima che infastidisce i musulmani, in Francia, in Germania ed in Olanda, manifestandosi attraverso delle reazioni individuali. Pensate che questo non è altro che una continuazione della stessa politica, questa volta orchestrata dall’Europa? E perché?
Thierry Meyssan: In un rapporto di prospettiva del Pentagono, redatto da Paul Wolfowitz su domanda di Dick Cheney giusto dopo la Guerra del Golfo, è indicato che gli Stati Uniti attribuiscono all’Europa la funzione di sostenere la loro economia e al mondo arabo quella di fornire dell’energia. Per dominarci tutti in una volta, bisogna dividerci ed farci opporre l’un con l’altro. A questo fine, degli strateghi neo-conservatori come Bernard Lewis, Samuel Huntington ed altri, hanno immaginato di provocare una "guerra di civilizzazioni" e di persuaderci ch’essa è una fatalità. Gli Stati Uniti oggi fanno dunque tutto quello che possono per creare delle tensioni che possano rendere impossibile il vivere insieme e che conducano le popolazioni a separarsi. In Francia, un uomo politico che si è alleato agli Stati Uniti, Nicolas Sarkozy, ha obbligato le organizzazioni musulmane a far parte di un unico Consiglio nazionale, poi ha provocato tutta questa storia sul velo islamico. Ha trovato un certo eco da parte dei miei compatrioti, ma non così tanto comunque. Per il momento si occupa soprattutto d’ infastidire Chirac.
Al-Arabiya : Come analizzate l’assassinio del ex-Primo ministro libanese Rafic Hariri ? Chi approfitta di tale assassinio? Pensate che tutto si terminerà con il disarmo del Hezbollah nell’avvenire? E come immaginate il prossimo futuro del Libano?
Thierry Meyssan : Rafic Hariri è stato l’uomo del compromesso. Aveva numerosi amici opposti alla Siria e giocava con loro il ruolo di un Ministro degli Affari Esteri delegato dalla Siria.
Intratteneva delle buone relazioni con tutto il mondo al punto di diventare l’uomo chiave per il mantenimento della pace all’interno del Libano. Ne ha approfittato per accumulare una fortuna personale, ma nessuno ce l’aveva con lui poiché rendeva servizio a tutti. Quelli che l’hanno ucciso l’hanno fatto per destabilizzare il Libano e provocare la guerra. Non sono dunque nè delle persone che servono gli interessi del Libano, nè persone che servono gli interessi della Siria.
Dal 1954, Israele si augura di smantellare il Libano, di crearci uno stato maronita e di annettersi il resto del territorio. Dal 2003, gli Stati Uniti si ripromette di utilizzare il Libano come mezzo di pressione sulla Siria per costringere Damasco ad accettare la perdita del Golan e cessare di sostenere la resistenza palestinese. Questi due paesi sono i soli che traggono profitto della morte di Raffic Hariri.
La destabilizzazione del Libano è stata programmata da lunga data. E’ stata pilotata da parte di David Satterfield al Dipartimento di Stato e da Elliot Abrams al Consiglio Nazionale della Sicurezza. Si appoggia su un dispositivo creato dalla CIA attraverso l’US Committee for a Free Lebanon di Ziad Abdelnour.
Per il momento, si tratta di tentare un colpo di stato fornito in kit. Washington applica gli stessi metodi che in Yugoslavia, in Georgia, in Venezuela, in Ucraina, in Bielorussia, ad Haiti, nel Kirgkistan e in Zimbabwe. Le persone non ne possono più della guerra civile e degli accordi di Taëf. Per loro "basta!". La nuova generazione che non ha conosciuto la guerra civile, non ha nessun motivo di volere la presenza siriana che ha messo fine a quest’ultima. Questa volontà di girare pagina, d’ incominciare una nuova era, s’esprime in occasione della morte di Hariri con la quale non c’è rapporto diretto. Ma questo attentato ricorda la guerra civile, anche se Hariri non era una personalità di quel periodo. E’ la goccia d’acqua che fa traboccare il vaso. Gli agitatori ONG degli Stati Uniti coltivano questo sentimento e campano sulla piazza dei Martiri a Beiruth e manipolano il lutto per impedire tutte le riflessioni sull’avvenire del Libano. Spiegano alla gente che le autorità sono illegittime e che bisogna cessare d’obbedire loro. Diffondono dei sondaggi falsi assicurando che, se Hariri si fosse presentato alle legislative, avrebbe ottenuto una larga maggioranza, ciò che è una farsa visto le ultime elezioni. Contestano in anticipo la sincerità delle prossime elezioni previste a maggio. Ancora qualche settimana di queste agitazioni e tutto lo Stato crollerà come un castello di carte, senza progetto di sostituzione. La popolazione avrà allora paura del caos e gli Stati Uniti potranno mettere chi vogliono alla testa di quel pese.
Si scoprirà allora delle vere prove per l’implicazione d’Hafez el-Assad nell’assassinio di personalità libanesi nel passato, poi si troveranno delle falsi prove di responsabilità di suo figlio nell’assassinio di Hariri dichiarando che è colpevole oggi perché suo padre lo era ieri.
S’interpellerà il Consiglio dell’ONU e si piazzerà la Siria sotto accusa. Dato che uno degli scopi di tutta questa manovra è di utilizzare il Libano come porta d’entrata per la Siria.
E’ dunque questo lo scenario previsto, ma senza contare l’Hezbollah. L’Hezbollah ha vinto le elezioni municipali, è rappresentato in Parlamento e riunisce circa un milione e mezzo di manifestanti a Beirut, ma la stampa atlantica finge d’ ignorare la sua evoluzione e continua a presentarlo come un corpuscolo di terroristi. L’hezbollah non ha vocazione di restare un gruppo armato, ma è lui che ha difeso il Libano contro Israele e non abbandonerà il paese. E non abbandonerà nemmeno il paese nelle mani di qualche immigrato libanese corrotto dal Dipartimento di Stato americano.
Al-Arabiya: Ci sono moltissime questioni che sono poste riguardo gli attivisti islamici accusati d’essere dietro gli attentati del 11 settembre. La più importante è "Perché abbiamo abbassato lo sguardo davanti Hassan Al-Tourabi?"
Thierry Meyssan: Sono molto contento che mi facciate questa
domanda che è totalmente occultata nella stampa occidentale. Hassan
Al-touabi era l’alter ego di Osama Bin Laden. Nel loro tandem, era lui
che era incaricato delle relazioni esterne, anche se non è stato mai un
gran diplomatico. Era ricevuto da ogni parte del mondo, fino dal
Vaticano. Per questo è difficile oggi criminalizzarlo : non ci sono foto
d’ Osama Bin Laden con i grandi di questo mondo, ma ce ne sono molte di
Hassan Al-Tourabi. In realtà tutti e due non hanno fatto altro che
difendere gli interessi di Washington, soprattutto quando manifestavano
il contrario, dato che il loro ruolo era di sterilizzare tutte le
opposizioni arabe all’imperialismo degli USA..
Al-Arabiya: Analizzando tutti gli argomenti sviluppati fino ad ora, credete che la prossima tappa americana sarà un attacco militare contro l’Iran ? E che ne sarà della Siria ?
Thierry Meyssan : George W. Bush ha annunziato la sua intenzione di "rimodellare il Grande-Medio-Oriente". Concretamente ciò significa distruggere gli attuali Stati, ridefinire le frontiere e i governi, controllare le popolazioni e fare man bassa sul gas e petrolio. Gli Stati Uniti vestono il loro progetto coloniale d’una retorica di " democratizzazione ". Noi Europei abbiamo già commesso questi stessi crimini, ma i nostri bisnonni parlavano di "civilizzare" i popoli che opprimevano. Abbiamo capito i nostri errori, gli Stati Uniti hanno semplicemente un secolo di ritardo.
Il Pentagono si prepara ad attaccare la Siria e l’Iran. Ma la CIA pensa di essere capace di ribaltare i governi di questi paesi senza ricorrere all’azione militare. In realtà il Pentagono è esitante : la Siria non ha i mezzi per difendersi, ma può’ agire in ritorsione contro Israele ; l’Iran ha acquistato dei missili strategici russi, potrebbe fare affondare un super tanker nel Golfo, bloccare il traffico del petrolio e l’economia mondiale ; potrebbe anche far colare a picco una portaerei americana. Attaccare l’Iran e la Siria è evidentemente più complicato che invadere un paese già messo in ginocchio da due guerre e dodici anni d’imbargo.
Al-Arabiya: Le stime e le analisi degli esperti riguardanti gli attacchi terroristici in Arabia Saudita e nel Kuwait divergono molto. Questo vorrebbe dire che Al-Qaïda sta allargando il suo terreno d’attività nei paesi del Golfo ? E credere a degli attacchi immensi che mirerebbero i pozzi petroliferi in questa regione ?
Thierry Meyssan : Questa divergenza è normale, poiché Al Qaïda non esiste come organizzazione islamica mondiale e perché tutto il mondo impiega questa espressione con tanti sensi differenti. Sono dei gruppi distinti che hanno agito in Arabia Saudita e in Kuwait ; certo, essi hanno in comune il proclamarsi dello stesso estremismo ideologico, ma questo non ne fa una organizzazione transnazionale e non li lega agli altri problemi del mondo. Questi gruppi non hanno la capacità d’organizzare degli attacchi in grande scala contro pozzi di petrolio del Golfo, ma gli Stati che li manipolano lo possono fare.
Il principe regnante Abdallah ha lui stesso fatto il nome di questi Stati per quanto riguarda i gruppi che agiscono in Arabia Saudita. Quelli che fanno la guerra per appropriarsi del petrolio irakeno e sono pronti a far scoppiare delle nuove guerre per il petrolio iraniano, utilizzano i loro servizi segreti per fare pressione sugli Stati petrolieri "amici " che vogliono rivalutare il montante delle royalties pagate dalle compagnie straniere.
Gli Stati Uniti consumano due volte di più energia per abitante che l’Unione Europea. George W.Bush ha dichiarato: "Il nostro tenore di vita non è negoziabile". Ora, il mercato mondiale del petrolio si sta invertendo. La domanda diventa superiore all’offerta nel momento stesso in cui lo sfruttamento dei nuovi giacimenti diventa più oneroso. Gli Stati sviluppati diventano dei predatori per alimentare le loro economie. Si impadroniscono prima delle risorse energetiche dei loro nemici, poi delle risorse dei loro amici. Nessuna amicizia resiste a questa situazione.
Al-Arabiya : Infine permettetemi un’ultima domanda. Riguarda il beneficio materiale e morale che avete guadagnato grazie alla vendita del vostro libro. Qualcuno parla di una enorme fortuna che vi avrebbe rapportato la vendita del vostro libro, che sarebbe il solo motivo che vi spinge ad affrontare questi argomenti molto sensibili. Come rispondete a queste citazioni?
Thierry Meyssan: Il successo mondiale dei miei libri ha portato molti soldi. Pero’ bisogna avere un ordine di grandezza: un libro in scala internazionale rapporta meno di un disco in scala nazionale. Questo denaro non l’ho utilizzato per me, ma per finanziare con altre persone e sviluppare l’associazione che io presidio, il Réseau Voltaire. Ho riunito intorno a me dei militanti e degli intellettuali. Ho creato diverse strutture, in Europa, nel mondo arabo e in America latina, che ricevono direttamente o indirettamente i miei diritti d’autore. Queste strutture editano dei siti d’informazione e d’analisi in diverse lingue.
Ho sempre consacrato il mio lavoro alle mie idee, senza preoccuparmi nè della mia carriera, nè del mio livello di vita. E’ capitato che un successo di libreria mi abbia permesso di disporre dei mezzi finanziari per poter diffondere le mie idee. Questo non ha cambiato niente nella mia vita.
Non mi sono comperato nè auto, nè case. Non sono partito per installarmi su una spiaggia paradisiaca. Ho continuato a lavorare 70 ore per settimana e a pubblicare degli articoli. Ora, il bollettino che edito quotidianamente riscontra l’interesse delle persone e particolarmente dei responsabili politici. Sarà disponibile gratuitamente in arabo attraverso e-mail a partire dal mese prossimo. Certi governi mi consultano a proposito delle mie analisi sulla situazione internazionale. Sono fiero di vedere che tengono spesso conto dei miei rapporti e di ritrovare, in questo modo in quel discorso ufficiale, dei punti di vista e di formule che ho loro presentato.
La mia sola motivazione è di lottare per la pace e la libertà. Si può dubitare dell’efficacia di un semplice intellettuale per una tale ambizione, ma non penso che la mia azione lasci dei dubbi sulla mia sincerità.
Al-Arabiya : Signore, in seguito a queste domande, permettetemi di presentare i miei sinceri saluti a Voi e a tutta la squadra del Réseau Voltaire. Arrivederci
Al-Arabiya: Analizzando tutti gli argomenti sviluppati fino ad ora, credete che la prossima tappa americana sarà un attacco militare contro l’Iran ? E che ne sarà della Siria ?
Thierry Meyssan : George W. Bush ha annunziato la sua intenzione di "rimodellare il Grande-Medio-Oriente". Concretamente ciò significa distruggere gli attuali Stati, ridefinire le frontiere e i governi, controllare le popolazioni e fare man bassa sul gas e petrolio. Gli Stati Uniti vestono il loro progetto coloniale d’una retorica di " democratizzazione ". Noi Europei abbiamo già commesso questi stessi crimini, ma i nostri bisnonni parlavano di "civilizzare" i popoli che opprimevano. Abbiamo capito i nostri errori, gli Stati Uniti hanno semplicemente un secolo di ritardo.
Il Pentagono si prepara ad attaccare la Siria e l’Iran. Ma la CIA pensa di essere capace di ribaltare i governi di questi paesi senza ricorrere all’azione militare. In realtà il Pentagono è esitante : la Siria non ha i mezzi per difendersi, ma può’ agire in ritorsione contro Israele ; l’Iran ha acquistato dei missili strategici russi, potrebbe fare affondare un super tanker nel Golfo, bloccare il traffico del petrolio e l’economia mondiale ; potrebbe anche far colare a picco una portaerei americana. Attaccare l’Iran e la Siria è evidentemente più complicato che invadere un paese già messo in ginocchio da due guerre e dodici anni d’imbargo.
Al-Arabiya: Le stime e le analisi degli esperti riguardanti gli attacchi terroristici in Arabia Saudita e nel Kuwait divergono molto. Questo vorrebbe dire che Al-Qaïda sta allargando il suo terreno d’attività nei paesi del Golfo ? E credere a degli attacchi immensi che mirerebbero i pozzi petroliferi in questa regione ?
Thierry Meyssan : Questa divergenza è normale, poiché Al Qaïda non esiste come organizzazione islamica mondiale e perché tutto il mondo impiega questa espressione con tanti sensi differenti. Sono dei gruppi distinti che hanno agito in Arabia Saudita e in Kuwait ; certo, essi hanno in comune il proclamarsi dello stesso estremismo ideologico, ma questo non ne fa una organizzazione transnazionale e non li lega agli altri problemi del mondo. Questi gruppi non hanno la capacità d’organizzare degli attacchi in grande scala contro pozzi di petrolio del Golfo, ma gli Stati che li manipolano lo possono fare.
Il principe regnante Abdallah ha lui stesso fatto il nome di questi Stati per quanto riguarda i gruppi che agiscono in Arabia Saudita. Quelli che fanno la guerra per appropriarsi del petrolio irakeno e sono pronti a far scoppiare delle nuove guerre per il petrolio iraniano, utilizzano i loro servizi segreti per fare pressione sugli Stati petrolieri "amici " che vogliono rivalutare il montante delle royalties pagate dalle compagnie straniere.
Gli Stati Uniti consumano due volte di più energia per abitante che l’Unione Europea. George W.Bush ha dichiarato: "Il nostro tenore di vita non è negoziabile". Ora, il mercato mondiale del petrolio si sta invertendo. La domanda diventa superiore all’offerta nel momento stesso in cui lo sfruttamento dei nuovi giacimenti diventa più oneroso. Gli Stati sviluppati diventano dei predatori per alimentare le loro economie. Si impadroniscono prima delle risorse energetiche dei loro nemici, poi delle risorse dei loro amici. Nessuna amicizia resiste a questa situazione.
Al-Arabiya : Infine permettetemi un’ultima domanda. Riguarda il beneficio materiale e morale che avete guadagnato grazie alla vendita del vostro libro. Qualcuno parla di una enorme fortuna che vi avrebbe rapportato la vendita del vostro libro, che sarebbe il solo motivo che vi spinge ad affrontare questi argomenti molto sensibili. Come rispondete a queste citazioni?
Thierry Meyssan: Il successo mondiale dei miei libri ha portato molti soldi. Pero’ bisogna avere un ordine di grandezza: un libro in scala internazionale rapporta meno di un disco in scala nazionale. Questo denaro non l’ho utilizzato per me, ma per finanziare con altre persone e sviluppare l’associazione che io presidio, il Réseau Voltaire. Ho riunito intorno a me dei militanti e degli intellettuali. Ho creato diverse strutture, in Europa, nel mondo arabo e in America latina, che ricevono direttamente o indirettamente i miei diritti d’autore. Queste strutture editano dei siti d’informazione e d’analisi in diverse lingue.
Ho sempre consacrato il mio lavoro alle mie idee, senza preoccuparmi nè della mia carriera, nè del mio livello di vita. E’ capitato che un successo di libreria mi abbia permesso di disporre dei mezzi finanziari per poter diffondere le mie idee. Questo non ha cambiato niente nella mia vita.
Non mi sono comperato nè auto, nè case. Non sono partito per installarmi su una spiaggia paradisiaca. Ho continuato a lavorare 70 ore per settimana e a pubblicare degli articoli. Ora, il bollettino che edito quotidianamente riscontra l’interesse delle persone e particolarmente dei responsabili politici. Sarà disponibile gratuitamente in arabo attraverso e-mail a partire dal mese prossimo. Certi governi mi consultano a proposito delle mie analisi sulla situazione internazionale. Sono fiero di vedere che tengono spesso conto dei miei rapporti e di ritrovare, in questo modo in quel discorso ufficiale, dei punti di vista e di formule che ho loro presentato.
La mia sola motivazione è di lottare per la pace e la libertà. Si può dubitare dell’efficacia di un semplice intellettuale per una tale ambizione, ma non penso che la mia azione lasci dei dubbi sulla mia sincerità.
Al-Arabiya : Signore, in seguito a queste domande, permettetemi di presentare i miei sinceri saluti a Voi e a tutta la squadra del Réseau Voltaire. Arrivederci
http://www.area51.mariorossi.net/pentagono/retevoltaire/intervista.php
Ottima lettura. So che non c'entra, ma posso chiedere se qualcuno sa qualcosa di questo filmato che gira in rete? https://vimeo.com/129787930
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