sabato 14 gennaio 2012

La lotta contro la guerra è il nostro primo dovere, di Ahmed Ben Bella

"Con questa guerra americana, noi viviamo l'inizio della fine del sistema capitalistico", afferma Ahmed Ben Bella, primo presidente dell'Algeria indipendente. Dopo alcuni anni, egli è di nuovo in prima fila nella difesa del nazionalismo arabo. Ospite d'onore alla Festa del 1° Maggio del Partito del Lavoro del Belgio (PTB).

D. Lei conosce molto bene l'Iraq, la sua cultura, la sua popolazione, perché ha visitato quel paese già diciassette volte. Che cosa pensa della "liberazione" dell'Iraq?
R. La guerra ha provocato migliaia di morti e di feriti, insieme a distruzioni massicce. Saccheggi sono stati organizzati in molte città. A Baghdad, sono stati incendiati palazzi del governo, depredati e distrutti musei e biblioteche? E' un atto deliberato, con cui gli Stati Uniti vogliono distruggere l'identità culturale, la memoria storica del
popolo iracheno.
E' allora evidente che non si tratta di una vittoria della democrazia. Come possono gli Stati Uniti imporre una democrazia con i B52? La democrazia che difendono è la libertà delle multinazionali. E' la democrazia dei miliardari, di quattrocento persone che possiedono metà del mondo! Bush afferma di combattere il terrorismo. Ma il vero terrorismo è rappresentato da 35 milioni di persone che muoiono di fame ogni anno nel mondo! Ma contro quel terrorismo gli Stati Uniti non fanno
assolutamente nulla.

D. A suo parere, quali sono le vere ragioni di questa aggressione americana?
R. E' una guerra decisa dal gruppo di petrolieri che dirige oggi gli Stati Uniti. Ne fa parte gente come il presidente Bush e il vicepresidente Cheney.
Ma non ci sono solo l'Iraq e il suo petrolio. C'è anche una lotta per il dominio del mondo. Gli Stati Uniti vedono l'Europa come una potenza in crescita da tenere sotto controllo, ma avvertono che esiste un pericolo maggiore: la Cina che si sviluppa a grandi passi. Nel giro di 15-30 anni la Cina sarà una potenza importante quanto gli Stati Uniti. Ma la Cina ha un punto debole: non ha praticamente petrolio e neppure gas. E dal momento che sono ancora gli idrocarburi che fanno funzionare
la macchina economica, gli Stati Uniti intendono appunto mettere le mani su tutte le riserve importanti, per far durare la loro egemonia quanto più tempo possibile.
E c'è dell'altro: queste ragioni economiche e geopolitiche sono sostenute da una tesi religiosa integralista. Uomini come Rumsfeld, Ashcroft e Cheney fanno parte di una corrente religiosa cristiana che rappresenta un integralismo molto più pericoloso di quello di Bin Laden.

D. Cosa pensa della nuova situazione in Medio Oriente?
R. Terminata la prima fase della guerra, vediamo affermarsi quella che io amo definire la "Karzai-mania". Dopo la guerra dell'ottobre 2001, hanno messo un certo Karzai alla testa dell'Afghanistan. E' quello che vogliono fare in tutti i paesi che ricolonizzano. Vogliono che ogni paese sia diretto da un presidente filoamericano al 100%, un lacchè completamente asservito agli Stati Uniti. Ma avranno dei seri problemi in Iraq! Tutti i gruppi religiosi, tutte le etnie rifiutano un tale governo, costruito dall'esterno. Mentre gli americani sono impegnati a cercare un nuovo Karzai per l'Iraq, la stessa cosa vorrebbero fare anche nei confronti della Siria.
La ricetta è risaputa: aumentare la pressione per destabilizzare il paese e, in seguito, inviare gli aerei e le bombe.
Dopo la sua guerra in Iraq, Bush pianifica di distruggere la Siria, l'Iran, la Corea. E' dunque una guerra infinita quella che si annuncia. Questo sistema non è più sostenibile. Occorre creare un'altra cosa. Noi stiamo vivendo l'inizio della fine del sistema capitalistico. Dobbiamo cambiarlo.

D. Quando Lei parla di Medio Oriente, vede un legame strettissimo tra la Palestina e l'Iraq. Perché?
R. La lotta dei palestinesi è eccezionale. E' un simbolo di resistenza essenziale per l'insieme del mondo arabo. Sono decenni che si richiede che il problema palestinese venga risolto. La gente sa che gli americani non hanno mai aiutato i palestinesi che soffrono per le aggressioni israeliane e che, al contrario, hanno sempre offerto il loro appoggio economico, politico e militare ad Israele. Così viene da chiedersi in qual modo gli Stati Uniti potrebbero portare la democrazia in Iraq?
Anche in Palestina gli americani stanno cercando di imporre un nuovo Karzai. Vogliono una pacificazione sotto controllo americano. Ma i palestinesi non l'accetteranno mai. Oltre questo legame che unisce Bush a Sharon, c'è anche il legame tra il popolo palestinese e quello iracheno, due popoli vittime di questa politica coloniale, che resistono da lunghissimo tempo.

D. Lei insiste molto sul legame tra il movimento contro la guerra e quello contro la mondializzazione. Perché?
R. Questi due movimenti sono legati dalla loro opposizione alla logica del sistema economico mondiale. Nel Sud ci hanno molto impressionato questi movimenti che si sviluppano nel Nord. Ho partecipato a manifestazioni contro la guerra a Londra, con più di due milioni di persone. Nel novembre 2002, al Forum Sociale Europeo di Firenze, 1.200.000 persone si sono mobilitate contro la guerra e per un altro mondo. E' un fenomeno nuovo quello che si sta sviluppando. Un nuovo
universalismo, a cui i popoli e le organizzazioni del Sud, che formano circa l'85% della popolazione mondiale, devono e vogliono partecipare. E la lotta contro la guerra è il nostro primo dovere.

Traduzione di Mauro Gemma

http://www.forumpalestina.org/Doc%20forumpalestina/2003/maggio03/19-05-03Intervista_ad_Ahmed_Ben_Bella.htm

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